Scuole e Corsi - Psicologia - Psicoterapia - Comunicazione, Marketing e Risorse Umane

Ricevi le ultime news!
Newsletter: max una a settimana

Play Therapy: il gioco e i suoi poteri terapeutici
di Marco Busolini


Marco Busolini
Specialista in Psicologia Applicata, Clinica e della Salute indirizzo Sessuologia
Psicologo formato in Play Therapy
Consigliere Associazione per la Play Therapy Italia
Psicologo volontario del Servizio Psicosociale della Croce Rossa Italiana


La Play Therapy e' un ampio settore d'intervento terapeutico ed educativo che si fonda sul gioco per aiutare i clienti a limitare o risolvere le proprie difficolta' psicosociali e a ottenere una crescita e uno sviluppo ottimale.
Il gioco e' riconosciuto come un "diritto" per ogni bambino, in questo senso si e' pronunciato l'Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite con la Risoluzione 44/25 del 20 novembre 1989.
Il gioco concorre fattivamente allo sviluppo sociale, fisico e cognitivo, e in particolare contribuisce al benessere emotivo sia dei giovani che dei bambini.
Il gioco e' un momento "al di la'" del quotidiano e pur essendo un atto frivolo e' piu' facile da riconoscere che da definire.
Ma quali sono le caratteristiche del gioco?
L'aspetto principe e' il divertimento; la non letteralita' ovvero la finzione; la sua flessibilita', fluidita'; molto importante e' la rilevanza del processo sul risultato ed anche:
  • la volontarieta', non bisogna mai obbligare il bambino a giocare;
  • il controllo interno, il giocatore sceglie cosa fare e come fare;
  • il coinvolgimento attivo, guardare non e' giocare;
  • la motivazione intrinseca, il gioco non ha bisogno di rinforzi, per esempio i bambini premiati avranno meno interesse per il gioco che stanno facendo.
Il gioco qui inteso dovra' essere eseguito in un periodo determinato, dovra' essere un'attivita' volontaria, svolta all'interno di regole definite, accompagnata da senso di gioia e con la consapevolezza di vivere un'esperienza "al di la'" della vita ordinaria.
Il bambino che gioca, da grande sapra' scegliere cosa gli piace di piu' e riuscira' a definire meglio gli obiettivi della propria esistenza.
Il gioco e' un'esperienza universale ampiamente riconosciuta anche tra gli animali.
Per molti il gioco e' considerato un aspetto superficiale, non necessario.
Anacarsi (filosofo greco VI secolo a.C.) affermava: "gioca affinche' tu possa essere serio".
Lo sviluppo di ogni individuo ripete lo sviluppo della sua razza, nel gioco s'imparano le regole della vita, il gioco prepara il bambino alla vita.
Diversi autori fanno riferimento al gioco; Freud, Piaget, Vygotskij, Bruner, Ellis, Winnicott, Bateson, individuandone le principali caratteristiche:
– e' utile per gestire e dominare eventi traumatici;
– consolida conoscenze e abilita';
– favorisce lo sviluppo del linguaggio;
– promuove la creativita';
– facilita un livello di stimolazione ottimale permettendo eccitazione e rilassamento;
– incrementa la capacita' di testare e verificare la realta'.
I bambini che giocano molto con la fantasia hanno la possibilita' di capire meglio la differenza tra realta' e fantasia.
Occorre saper giocare, saper spendere il giusto tempo nel giocare.
Il gioco e' il linguaggio dei bambini, e' il mezzo attraverso il quale i bambini costruiscono il significato del mondo, e' il modo migliore in cui i bambini apprendono esprimendo "al meglio" cosa accade loro, li aiuta a sviluppare abilita' fisiche, mentali, emotive e sociali.
Consente di creare un ambiente leggero e divertente.
E' sulla base di queste osservazioni che possiamo dire che la Play Therapy utilizza il gioco come agente terapeutico, un agente terapeutico che possiede i fattori capaci di produrre effetti positivi nei clienti.
Il gioco possiede "poteri terapeutici".
C.E. Schaefer (1993), definisce poteri terapeutici quei "fattori che esercitano un effetto benefico nel cliente, nel senso che determinano una diminuzione dei sintomi o un aumento del comportamento desiderato".
Passiamo ora a rappresentare un breve elenco dei primari poteri terapeutici del gioco identificati nella letteratura (Schaefer, 1999), riferiti alla Play Therapy.
Abreazione. I bambini tramite il gioco rivivono determinate esperienze traumatiche, questo gli permette, in maniera graduale, di riviverle e di avere un maggior controllo su di esse.
Gli adulti "parlano" i bambini "giocano".
Accesso all'inconscio. I conflitti inconsci, attraverso l'uso di giocattoli e giochi, possono essere rivelati mediante meccanismi difensivi come lo spostamento, la simbolizzazione e la proiezione.
I desideri e gli impulsi inconsci inaccettabili sono trasformati in immagini e attivita' di gioco coscienti e accettabili anche se spesso difficili da comprendere.
Addestramento comportamentale. Il gioco permette al play therapist di modellare determinati comportamenti di vita rendendoli piu' adattivi, es. assertivita' vs aggressivita'.
Cio' e' permesso dall'ambiente "sicuro" del gioco, dove il bambino puo' sviluppare comportamenti socialmente piu' accettabili.
Attaccamento. I genitori che partecipano ai giochi con i loro bambini hanno maggiori possibilita' di sviluppare un attaccamento sicuro con i propri figli.
Il play therapist insegna ai genitori come creare un maggiore attaccamento genitori/figli tramite il gioco interattivo e sensomotorio.
Catarsi. Il rilascio emotivo e' quasi universalmente riconosciuto come un elemento essenziale in ogni forma di psicoterapia.
Coinvolge quelle forme emozionali in precedenza interrotte, piangere, colpire, ecc.
Il bambino nella sala giochi puo' esprimere queste emozioni colpendo un pupazzo gonfiabile, dei palloni, o lavorando con l'argilla, sciogliendo cosi' le tensioni fisiologiche e psicologiche accumulate e represse.
Competenza. Nel gioco i bambini creano, raccontano storie, affrontano sfide, costruiscono interi mondi, sviluppano un senso di competenza che sostiene il crescere del loro senso di autostima permettendogli di far fronte a future richieste e obiettivi.
Contro-condizionamento. Alcuni condizioni emotive interne si escludono reciprocamente, pertanto alcune situazioni di giocosita' possono essere utilizzate come contropartita per situazioni spiacevoli.
Ad esempio se riusciamo a far giocare a nascondino un bambino, che ha paura del buio, in una stanza buia, questo lo porterebbe ad affrontare meglio le sue paure.
Oppure, se in un ospedale, facciamo giocare dei bambini ai dottori che fanno le punture a dei pupazzi pazienti, cio' permettera' al bambino di gestire al meglio le sue paure, aiutandolo a passare da una fase passiva a una fase attiva.
Espressione di se'. I bambini piccoli esprimono, tramite attivita' di gioco e materiale ludico, i propri stati interni.
Il loro vocabolario e la ristretta abilita' di pensiero astratto, limitano l'espressione dei loro pensieri e delle loro emozioni coscienti.
Il gioco gli permette di esprimersi in maniera indiretta consentendo loro di interporre della distanza psicologica ai sentimenti dolorosi.
Facilitare l'apprendimento. Il gioco puo' essere utilizzato dai play therapist per aiutare a sviluppare nei bambini pensieri e comportamenti piu' adattivi, maggiori abilita' sociali ed emozionali.
Il gioco, essendo un'attivita' piacevole stimola l'attenzione e l'apprendimento nel bambino.
Fantasie compensatorie. Il gioco permette di sviluppare aspetti compensatori assenti, il bambino puo' esser piu' forte, piu' coraggioso, piu' ricco.
Il gioco assume una valenza sostitutiva dei desideri del bambino, diventa un elemento compensatorio.
Insight metaforico. Le storie sono sempre state utilizzare per la loro capacita' di insegnare in modo meno diretto, attivando una minore attitudine difensiva.
Il play therapist nel gioco interattivo di fantasia utilizza questo metodo per insegnare al bambino una possibile soluzione al suo problema.
Potere e controllo. Il bambino nella vita reale ha poche possibilita' di controllo sugli eventi, nel gioco puo' far accadere quello che vuole, sentirsi potente e tenere la situazione sotto controllo permettendo di sviluppare un locus of control interno.
Self control. Con particolari giochi, esempio giochi da tavolo o di costruzioni, il bambino apprende le abilita' di controllo di se', degli impulsi e della posticipazione della gratificazione.
Senso del Se'. Il gioco aiuta la creazione del Se', il bambino accetta di essere se stesso.
Il play therapist, mediante un lavoro di rispecchiamento, favorisce il bambino a comprendere pensieri e sentimenti interiori, il gioco e' l'ambito che permette di generare una buona parte del Se'.
Soluzione creativa dei problemi. L'incremento del pensiero divergente e della creativita' sono spesso associati al gioco, il bambino cerca sempre nuove combinazioni e scoperte nel gioco che lo porteranno poi ad avere maggiori risorse per risolvere problemi personali e sociali.
Stress inoculation. Alcuni eventi stressanti che attengono la dimensione temporale del futuro (es.: nascita di un fratellino; inizio della scuola; prossime separazioni, ecc.) possono essere mitigati e resi piu' familiari se precedentemente affrontati attraverso il gioco.
Il gioco permettera' al bambino di affrontare i successivi momenti di stress.
Sublimazione. Nella sublimazione l'impulso originario non e' mai presente.
Il play therapist facilita e riconduce gli impulsi aggressivi in giochi che simbolizzano un conflitto ad esempio tramite il calcio o il bowling.
Sviluppo accelerato. Il gioco e' stato definito da Vygotskij come "la zona di sviluppo prossimale del bambino", ove il bambino, riferendosi al suo comportamento quotidiano, manifesta un comportamento superiore alla media della sua eta'.
La Play Therapy accoglie tutti questi meccanismi di cambiamento come possibilita' di processo terapeutico, utilizza i principi terapeuti del gioco sostenendo il proprio cliente a raggiungere i propri obiettivi.
Utilizza strumenti adatti per i clienti come l'uso di tecniche basate sui racconti di storie per bambini, giornali, raccolte di foto, giochi da tavolo, gioco fisico interattivo, tecniche artistiche, danza, burattini, maschere, espressioni teatrali, vassoio della sabbia.
Il play therapist deve essere un professionista della salute mentale formato in Play Therapy, deve saper apprezzare e trovare divertente essere in relazione con i bambini, conoscere gli interessi dei bambini e adolescenti, mantenere un'atmosfera giocosa, sicura, di accettazione e d'interesse.
Deve essere in grado di individuare e pianificare attivita' basate sul gioco e sui suoi poteri terapeutici, sostenendo il cliente al raggiungimento dei propri obiettivi.
Bibliografia
  • Casarella F. e Sforza G., articolo: "Play Therapy".
  • Mochi C., seminario formativo APTI: "Fondamenti della Play Therapy".
  • Schaefer C.E., "The Journal for the Professional Counselor", Volume 14, Number 1, Spring 1999.
  • Schaefer C.E., "The Therapeutic Powers of Play", Northvale NJ, Jason Aronson, 1993.