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Il Disturbo Post Traumatico da Stress: Ascoltare 'l'inascoltabile'
di Alessia Bruno


"Nessuna persona e' immune dal vivere un evento traumatico che puo' lasciare profonde ferite fino a manifestarsi in Disturbo Post Traumatico da Stress.
Lo studio psicologico del trauma significa confrontarci con la vulnerabilita' e le potenzialita' della natura umana."

(A. Bruno)
Il Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD) e' una intensa reazione ad eventi traumatici quali catastrofi naturali, lutti complessi, aggressioni fisiche e sessuali, abusi, conflitti bellici ed incidenti gravi.
Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV-TR) redatto dall'Associazione Americana di Psichiatria (APA, 2000), affinche' una persona venga diagnosticata con PTSD deve essere stata esposta ad un evento traumatico dove essa ha assistito o vissuto tale evento e questo ha causato la morte o la minaccia di morte, gravi lesioni o danni all'integrita' fisica di se' o di altri.
Nel PTSD: i sintomi d'orrore, paura intensa ed impotenza perdurano e l'evento traumatico viene rivissuto costantemente sotto forma di ricordi intrusivi spiacevoli, incubi e flashbacks.
Questo porta a disturbi del sonno, ipervigilanza, irritabilita' e ad un'intensa reattivita' fisiologica a fattori interni od esterni che ricordano o assomigliano all'evento.
A causa di questo forte disagio, la persona tende ad assumere un comportamento evitante verso stimoli che sono associati al trauma vissuto.
Il disturbo e' spesso accompagnato da comorbilita' quali depressione, abuso di sostanze, disturbi alimentari, condotte autolesionistiche e suicidarie, dolore cronico ed ansia.
Inoltre, puo' capitare che a seguito delle dinamiche verificatesi durante l'evento traumatico, la persona si trova a provare intense emozioni di vergogna e sensi di colpa.
Per diagnosticare il PTSD, questi sintomi devono esser presenti per piu' di un mese e la loro intensita' deve causare un disagio significativo nel funzionamento sociale e lavorativo dell'individuo.
Questo disturbo puo' essere di tipo acuto, se i sintomi persistono per meno di tre mesi, cronico, se la durata dei sintomi e' pari o superiore a tre mesi, o ad esordio ritardato quando i sintomi si manifestano dopo sei mesi dall'evento.
Prospettiva storica
Per quanto concerne la prospettiva storica, il passo decisivo e' avvenuto quando il PTSD e' stato concettualizzato come un disturbo legato ad un evento traumatico esterno invece che ad una debolezza dell'individuo e quindi ad un fattore interno.
Anche se nella Guerra civile americana (1861-1865) ed in quella Russo-Giapponese (1904-1905) vi furono le prime rilevazioni cliniche, fu nella prima guerra mondiale che il PTSD venne studiato come sindrome post traumatica.
In particolare, fu con la guerra del Vietman che questa tematica acquisi' maggior consapevolezza nell'opinione pubblica a seguito dei numerosi casi riportati in ambito militare.
Durante la prima guerra mondiale circa 9 milioni di soldati persero le loro vite.
Nonostante il grande sacrificio delle truppe nelle trincee, vennero fucilati dai rispettivi ufficiali dell'esercito 306 soldati del Commonwealth e Britannici e 25 Tedeschi, perche' condannati per diserzione, insubordinazione e codardia.
Questi uomini soffrivano di 'nevrosi di guerra' o 'stress da combattimento', ovvero di reazione post traumatica al conflitto bellico.
A causa dell'assenza di comprensione scientifica del disturbo, questi uomini vennero considerati un disonore per il loro paese e le loro famiglie furono stigmatizzate.
La guerra e' solo uno dei numerosi traumi e colpisce sia gli eserciti che la popolazione civile.
Studi epidemiologici sul PTSD
Studi epidemiologici sul PTSD sono stati condotti in vari paesi del mondo.
Il National Comorbidity Survey Replication (NCS-R, 2005) ha estimato che 6,8% degli Americani adulti sviluppera' PTSD nella loro vita, fra questi il 3.6% negli uomini ed il 9.7% nelle donne.
L'Organizzazione Mondiale della Sanita' (WHO, 2008) ha raccolto dati in 17 paesi.
In generale, la stima di PTSD varia da cifre molto basse quanto il 0.3% in Cina fino al 6.1% in Nuova Zelanda.
Nonostante queste cifre appaiono relativamente basse, la condizione attuale del mondo mette a dura prova la vulnerabilita' della natura umana con il rischio di aumentare la probabilita' di sviluppare PTSD nell'arco della vita.
Nel 2010 sono avvenute catastrofi naturali devastanti tra queste il terremoto di Haiti (222.570 vittime), quello della Cina (2.700 vittime) e del Cile (520 vittime), gli incendi in Russia (56.000 vittime), le inondazioni in Pakistan (1.760 vittime) ed infine, nel 2011, quella Australiana.
In aggiunta alle catastrofi naturali, una minaccia per mano dell'uomo e' costituita da attacchi terroristici, incidenti gravi, aggressioni e da persecuzioni.
In questo ultimo caso i rifugiati politici sono spesso vittime di torture, e quindi di cio' che viene definito PTSD complesso.
Queste persone fuggono dal loro paese con la speranza di ottenere asilo politico in paesi dove saranno protetti e tra questi vi e' anche l'Italia.
Questo profilo generale aumenta consapevolezza sulla necessita' di informare e formare professionisti del settore delle emergenze nelle modalita' di assessment e nelle tecniche terapeutiche supportate dalla ricerca.
EMDR e TF-CBT
Gli Stati Uniti ed il Regno Unito hanno sviluppato linee guida di eccellenza clinica per migliorare l'efficacia del trattamento del PTSD, ovvero gli 'evidence based treatments', sia negli adulti che nei minori.
Conoscere ed utilizzare queste linee guida ed essere documentati sulle scoperte della ricerca, aiuta i professionisti a mantenere alti livelli di competenza nella pratica clinica ed a confrontarsi con la visione internazionale della psicologia del trauma.
Tutto questo al fine di supportare coloro che hanno subito e testimoniato 'l'indescrivibile', provvedere assistenza per gestire le reazioni traumatiche e l'impatto psicosociale che l'evento causa nelle relazioni con gli altri, nella visione del mondo e nella percezione di se stessi.
Le psicoterapie maggiormente raccomandate in questo settore sono: la Terapia Cognitivo Comportamentale focalizzata sul Trauma (Trauma-Focused Cognitive Behavioural Therapy, TF-CBT), e la Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari (Eye Movement Desensitization and Reprocessing, EMDR).
Entrambe queste psicoterapie includono tecniche espositive e di ristrutturazione cognitiva.
L'EMDR e' un metodo di trattamento psicologico sviluppato negli anni '80 dalla psicologa ricercatrice americana Francine Shapiro.
I primi studi sui benefici di questo approccio vennero condotti presso il Mental Research Institute (Palo Alto, USA) e pubblicati nel 1989.
L'Elaborazione Adattiva dell'Informazione (AIP; Shapiro, 2001) e' il modello teorico che e' stato sviluppato per spiegare la rapidita' dei cambiamenti che si ottengono tramite l'EMDR.
Questo modello riporta che le informazioni traumatiche sono immagazzinate in modo disfunzionale nel sistema nervoso e vengono riattivate ogni volta che si presenta un fattore scatenante interno o esterno causando intenso disagio a livello psicologico e somatico.
Il trattamento consiste nel rielaborare specifici aspetti che rappresentano l'evento traumatico ed i fattori che scatenano la corrispondente reattivita' fisiologica attraverso una stimolazione bilaterale (movimenti ritmici delle dita, tapping, oppure utilizzando strumenti sonori e visivi).
La tecnica EMDR viene vastamente utilizzata oltre che nel PTSD in patologie la cui origine risale ad un evento traumatico.
Il metodo TF-CBT, ha le sue origini negli anni '60 nell'approccio cognitivo comportamentale di Aaron T.Beck.
Questo approccio e' strutturato ed orientato alla comprensione ed al cambiamento dei pensieri disfunzionali che determinano le emozioni negative, sintomi somatici e comportamenti non adattivi.
Il modello teorico cognitivo di Ehlers and Clark (2000) riporta che la reazione post traumatica perdura quando gli individui percepiscono l'evento traumatico come una minaccia grave ed imminente.
Questa percezione e' la conseguenza di un'interpretazione negativamente eccessiva del trauma e di una mancata elaborazione ed integrazione nella memoria autobiografica.
Nel caso specifico del TF-CBT enfasi e' posta sull'esposizione immaginativa o in vivo allo stimolo, associato ad una ristrutturazione cognitiva della percezione dell'evento e dell'impatto nella vita della persona.
Traumatizzazione secondaria
Esercitare la professione nel settore delle emergenze aumenta consapevolezza sul rischio di sviluppare cio' che viene definita traumatizzazione secondaria.
Come riportato da Pearlman and Mac Ian (1995) il rapporto empatico con i pazienti traumatizzati puo' modificare il modo in cui si percepisce se stessi, il mondo e gli altri.
Nella traumatizzazione secondaria lo schema cognitivo dello psicoterapeuta viene alterato ed egli comincia a manifestare gli stessi sintomi del paziente con conseguenze negative nella propria vita.
Herman (1992) riporta che "come il paziente non puo' superare il trauma in solitudine, anche lo psicoterapeuta non puo' lavorare nell'ambito della psicologia del trauma da solo".
Apprendere e' la chiave per accogliere empaticamente un dolore senza che esso lasci ferite e per trasformare, attraverso la relazione terapeutica, la vulnerabilita' in potenzialita'.

Bibliografia
  • American Psychiatric Association (2000). Diagnostic Criteria from DSM-IV-TR. Washington, DC.
  • Ehlers, A., & Clark, D.M. (2000). A cognitive model of posttraumatic stress disorder. Behavioural Research and Therapy, 38, 319-345.
  • Herman, J.L. (1992). Trauma and Recovery. The aftermath of violence - from domestic abuse to political terror. New York: Basic Books.
  • Kessler, R.C., & Üstün, T.B. (Eds.). (2008). The WHO World Mental Health Surveys: global perspectives on the epidemiology of mental disorders. New York: Cambridge University Press, 1-580.
  • Pearlman, L.A. & Mac Ian, P.S. (1995). Vicarious traumatization: An empirical study of the effects of trauma work on trauma therapists. Professional Psychology: Research & Practice, 26, 558-565.
  • Shapiro, F. (2001). Eye Movement Desensitization and Reprocessing. Basic Principles, Protocols, and Procedures. New York: The Guildford Press.
    www.hcp.med.harvard.edu/ncs/publications.php