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Psicoanalisi Dialettica e Teoria della Personalita'
di G. Giacomo Giacomini


Storia e sviluppi del metodo dialettico in psicoterapia e teoria della personalita'
Il metodo dialettico, nella sua piu' coerente formulazione, come attualismo critico, ha trovato la sua prima applicazione sistematica, nella teoria e nella prassi della psicoterapia, a partire dalla fondazione, avvenuta nel 1966, a Genova, dell'Istituto CESAD per le Scienze Psicologiche e la Psicoterapia Sistematica - Centro Studi per l'Analisi Dialettica.
La prima opera di ricerca sistematica, nella quale vengono delineati i fondamenti dell'analisi dialettica attualistica, "I fondamenti teoretici della psicologia contemporanea - Saggio di psicologia critica - Il problema della psicologia come scienza: dal naturalismo al criticismo", di G.Giacomo Giacomini, e' stata pubblicata nel 1969.
Successivamente, nel 1980, veniva pubblicato il volume "Psicologia Sistematica e Metodo Dialettico - Lezioni propedeutiche per una epistemologia della psicologia".
Nel volume erano raccolte le lezioni che G.Giacomo Giacomini aveva tenuto, durante gli anni '70, nella Facolta' di psicologia dell'Universita' di Ottawa, presso la Cattedra di Teorie della Personalita' di cui era titolare il Prof. O.Jorge Ruda, allievo di Medard Boss e di Viktor Frankl.
Il metodo dialettico attualistico ha il suo punto di riferimento storico-culturale nella dottrina dell'Io come categoria fondamentale dell'interiorita' soggettiva originaria: tale teoria, inaugurata dall'idealismo critico di Immanuel Kant, e' stata rielaborata successivamente, sotto il profilo dialettico, da G.W.F.Hegel.
Questa metodologia ha trovato, nella cultura europea contemporanea, ulteriori sviluppi attraverso le diverse correnti del pensiero fenomenologico-esistenzialistico, soprattutto ad opera di autori come Wilhelm Dilthey, Nicolai Hartmann, Edmund Husserl, Karl Jaspers, Martin Heidegger, Max Scheler e altri, mentre in Italia, in particolare, e' stata riformata dal movimento speculativo che si e' inaugurato con la dialettica gnoseologica di Bertrando Spaventa e che ha conseguito il suo momento culminante nella riforma della dialettica hegeliana e nell'attualismo di Giovanni Gentile e dei suoi continuatori (tra i quali deve citarsi, in particolare, per la psicopedagogia, Giuseppe Lombardo Radice).
L'applicazione del metodo dialettico negli studi psicologici e nel trattamento psichico trova la sua giustificazione nell'esigenza di disporre di una coerente teoria della personalita', senza la quale non e' possibile concepire ed attuare una psicoterapia sistematica.
La principale ragione per la quale si assiste, in psicoterapia, ad una smisurata proliferazione di teorie, scuole e metodiche cosi' differenti e, non di rado, tra loro incompatibili, dipende proprio dalla grande varieta' dei metodi che vengono impiegati per lo studio della personalita' e che conducono a modi estremamente diversificati di considerarla.
Si puo' affermare che le prime teorizzazioni della personalita', in psicoterapia, siano sorte in funzione dei primi tentativi, da parte della psicoanalisi e delle altre psicoterapie analitiche, di conferire una spiegazione organica ed un ordinamento sistematico alla prassi psicoterapeutica.
Per quanto la psicoterapia gia' esistesse in epoca antecedente alle psicoterapie analitiche, essa era rivolta ad un trattamento meramente sintomatico della sofferenza psichica, basato soprattutto sull'autorita' suggestiva e sulla figura salvifica del medico curante.
Poiche' un simile trattamento era considerato come un residuo magico dell'antica medicina, privo, in se', di un reale fondamento scientifico, non veniva neppure presa in considerazione la possibilita' di una sua sistematizzazione.
Per l'inquadramento sistematico delle proprie conoscenze, la medicina moderna aveva adottato le metodiche obiettive delle scienze naturali, quali la fisica, la chimica, la biologia: queste metodiche risultavano estranee alla psicoterapia, immaginata soltanto come un trattamento suggestivo, rivolto ad esperienze soggettive e percio' non passibile di una seria validazione scientifica.
La prima aspirazione della psicoanalisi fu quella di abolire la suggestione dal trattamento psicoterapeutico e di garantire la massima spontaneita' alle manifestazioni espressive dell'interiorita' soggettiva.
Peraltro, nella sua pratica terapeutica e nelle sue elaborazioni teoriche, Freud avrebbe desiderato applicare alla spontaneita' psichica le stesse metodiche che le scienze naturali avevano introdotto per lo studio dell'esteriorita' fisica, ma doveva risultare evidente che la logica di queste scienze non coincideva con le problematiche dell'interiorita' soggettiva, osservabili in sede analitica.
In particolare, sul piano della prassi terapeutica, appariva dominante l'importanza del transfert, come problematica di una relazione interpersonale contrassegnata da opposti e ambivalenti sentimenti di amore e di odio, di identita' e di contrapposizione, di autonomia e di dipendenza, dove era possibile evidenziare, sin dalle sue origini e nel suo svolgimento storico, il carattere intrinsecamente contraddittorio della personalita'.
Nella sua elaborazione teorica dell'esperienza analitica, Freud perveniva ad una concezione della personalita' dove le contrapposizioni di conscio-inconscio, piacere-realta', Io-Es, amore-odio, libido-destrudo, narcisismo-relazione d'oggetto, autonomia-dipendenza ecc. si presentavano non come contrasti casuali, ma come antitesi costitutive della struttura e dello sviluppo storico della personalita'.
Inoltre, nei successivi sviluppi della psicoanalisi postfreudiana (soprattutto da parte di autori come H.Kohut, W.R.Fairbairn, A.Modell, G.S.Klein e altri), e' stata sottolineata l'impossibilita' di spiegare simili contraddizioni della personalita' in funzione della teoria naturalistica della libido, come Freud avrebbe auspicato.
Anche attraverso i contributi delle altre psicologie analitiche e' possibile verificare il carattere costitutivamente contraddittorio della personalita', come esperienza interiore.
Com'e' noto, secondo la psicologia individuale di A.Adler, la personalita' sarebbe caratterizzata dalle antitesi tra il sentimento di inferiorita' e l'aspirazione alla superiorita', tra il sentimento sociale e il sentimento egocentrico, come volonta' di potenza.
C.G.Jung, a sua volta, sottolinea l'antitesi tra la coscienza di un Io inautentico e la trascendenza di un inconscio archetipico e transpersonale, che dovrebbe condurre alla costituzione del vero Se'.
Poiche' pero' il processo di individuazione, attraverso il quale dovrebbe costituirsi dialetticamente l'autentica personalita', e' condizionato dalla cosiddetta funzione trascendente, non si vede come tale personalita' possa conseguire, in realta', la sua autonomia e la sua autenticita'.

Teoria della personalita' e concezione dell'uomo in una prospettiva dialettica
Secondo il metodo dell'analisi dialettica, le contraddizioni della personalita' non sono riferibili ne' all'esteriorita' naturale metapsicologica, ne' alla trascendenza metafisica, ma soltanto all'interiorita' soggettiva del nostro Io, nella sua attualita' originaria.
Pertanto, ogni presunzione di interpretarle secondo il metodo delle scienze naturali o in funzione di un'intuizione trascendente e' destinato a risultare illusorio e pseudoscientifico.
I sentimenti, come esperienze interiori attraverso le quali l'Io si relaziona con l'alterita', con il proprio corpo, con il mondo e con se stesso, non sono spiegabili come fatti fisico-biologici, o come derivati ontologico-metafisici, ma soltanto in funzione della nostra stessa interiorita', come Io in prima persona, nella sua contrapposizione con l'esteriorita' e l'alterita'.
Gli stessi sentimenti altrui sono accessibili e comprensibili in funzione di un presupposto per il quale il nostro Io attribuisce all'altro un'interiorita' analoga alla sua, che si costituisce riflessivamente, nel suo rapporto con l'esteriorita', come contrapposizione di soggetto-oggetto, ipseita'-alterita', integrazione-alienazione, psiche-corpo, conscio-inconscio.
Lo stesso Freud definiva l'inconscio come un'alterita' alienante, intrinseca all'interiorita' dell'Io, che noi possiamo comprendere, attraverso l'analisi, appunto in funzione del presupposto dell'"Altro in noi" e dell'esigenza di ricondurre l'Altro a noi, per ricostituire l'integrita' dell'esperienza dell'Io: "dov'era l'Es, dovra' subentrare l'Io".
Le psicologie fenomenologiche hanno molto insistito sulla incomparabile originalita' soggettiva del sentimento, che non e' riducibile a nessun fatto esteriore e senza il quale non e' possibile pervenire ad una reale conoscenza psicologica dell'altro, come identificazione e comunicazione "empatica".
A tale riguardo, K.Jaspers osserva: "la partecipazione affettiva ci introduce nelle stesse relazioni psichiche.
Mentre la comprensione razionale e' solo un ausilio della psicologia, la comprensione affettiva ci introduce nella psicologia stessa"
.
La psicologia dell'analisi dialettica, a sua volta, sottolinea il carattere riflessivo e dialettico della stessa esperienza empatica, che non puo' essere ridotta, come presumerebbero talune concezioni fenomenologiche, ghestaltistiche ed esistenzialistiche, ad una pura intuizione, perche' si realizza come costitutiva relazione dell'Io con l'alterita' (comprensiva di corporeita', natura, societa', cultura, ecc.) rispetto alla quale l'Io si contrappone e si aliena, ma con la quale anche dialetticamente si identifica, ad un livello di differenziazione e di integrazione piu' alto.
La dialettica, che e' la logica dell'Io interiore, come esperienza soggettiva, dovrebbe pertanto essere esplicitata in ogni forma di ricerca o di applicazione pratica che riguardi le esperienze psichiche, dalle piu' semplici alle piu' complesse.
In effetti, nella psicologia dialettica, il punto di partenza, come esperienza psichica originaria, non puo' essere, come nelle psicologie empirio-naturalistiche, la sensazione o lo stimolo fisiologico, ne', come nelle psicologie intuizionistiche, un insieme di contenuti "ghestaltici" o di Erlebnisse immediatamente vissuti, bensi' la stessa interiorita' riflessiva del nostro Io, rispetto alla quale tutte le altre esperienze psichiche (sensazioni e stimolazioni, emozioni e intuizioni, pulsioni e volizioni, percezioni e cognizioni, rappresentazioni ed espressioni, sentimenti e ragionamenti, pensiero e linguaggio, conscio e inconscio, ecc.) non sono altro che determinazioni dialettiche particolari.
Di conseguenza, in una concezione dialettica, il sentimento di personalita', come coscienza riflessiva dell'Io, non puo' essere derivato dalle esperienze esterne, siano esse naturali o sovrannaturali, perche' tali esperienze, in ogni caso, presuppongono l'interiorita' riflessiva dell'Io, su cui si fonda il sentimento di personalita', nella sua contrapposizione con ogni forma di oggettualita': non si puo' parlare di fatti esteriori, naturali o sovrannaturali, senza contrapporli, espicitamente o implicitamente, alla nostra interiorita', come sentimento di personalita'.
Le psicologie naturalistiche, che spezzano questo legame, indissolubile e dialettico, del soggetto con l'oggetto, sono destinate a costituire pseudopsicologie oggettualistiche, dove il soggetto e' ridotto a semplice oggetto e la personalita' dovrebbe pertanto essere concepita alla stregua di una struttura robotizzata, come un insieme di funzioni di adattamento causalmente dipendenti da processi neurobiologici e fisico-chimici e/o come un assemblaggio di automatismi mentali e comportamentali conseguenti a condizionamenti e stimolazioni ambientali.
Le psicoterapie che si ispirano alle diverse formulazioni del riduzionismo naturalistico (comportamentismo e cognitivismo, strutturalismo e funzionalismo, ecc.) negano pertanto alla personalita' ogni autentica spontaneita' soggettiva, perche' la considerano come un modello (o un insieme di modelli) di comportamento automatizzato ed oggettualizzato che, quando si dimostri "disadattato" rispetto all'ambiente esterno, dovra' essere "rimodellato" secondo tecniche di ricondizionamento "efficaci" a conferirgli un piu' efficiente adattamento.
Le psicoterapie che si richiamano alle esperienze ed ai valori della trascendenza intenderebbero, viceversa, riconoscere alla personalita' una sua originalita' soggettiva, non riducibile a fattori naturali neurobiologici o a condizionamenti ambientalistici e sociologistici.
Poiche', tuttavia, ricollegano i valori dell'interiorita' soggettiva ad una realta' trascendente e transpersonale, dalla quale dipenderebbe l'individuazione e lo stesso sviluppo dialettico e dialogico della personalita', esse concepiscono il trattamento psicoterapeutico piu' come un "aprirsi" dell'esperienza interiore ai valori della trascendenza, piuttosto che come lo svolgimento autonomo di una dialettica inerente alla stessa personalita'.
L'analisi dialettica, che concepisce il processo psicoterapeutico come una metodologia finalizzata al conseguimento dell'autonomia del soggetto individuale, inquadra i conflitti psichici non in funzione di fattori naturalistici o trascendenti, ma delle antinomie immanenti alla stessa personalita' ed alla sua logica dialettica. Essa, pertanto, sottolinea la necessita' di riformulare i contributi delle stesse psicoterapie analitiche e fenomenologiche in funzione dei principi logici del dialettismo, che, a loro volta, possono trovare la loro autenticazione solo nell'attualita' dell'esperienza interiore dell'Io.
In questo senso rigorosamente attualistico, l'analisi dialettica puo' assere considerata come l'unica formulazione dell'integrazionismo psicologico e personologico che possa considerarsi autenticabile dal punto di vista epistemologico e che, pertanto, disponga sia di una concettualizzazione adeguata per una coerente teoria della personalita' umana, sia di una metodologia conforme alle esigenze di una psicoterapia sistematica.
Per tali motivi, l'analisi dialettica evidenzia anche l'inautenticita' di quelle psicoterapie e teorie della personalita' che, pur richiamandosi al dialettismo, pretenderebbero, poi, di conferirgli un fondamento trascendente o addirittura naturalistico (come accade nel caso della "dialettica" archetipica junghiana, o in quello, ancor piu' paradossale, del cosiddetto "behaviorismo dialettico").
Allo stesso modo, essa sottolinea il carattere spurio di ogni pseudointegrazionismo che presumerebbe di definire come "dialettici" i maldestri tentativi di "integrare" e "comparare" teorie e metodologie tra loro epistemologicamente incompatibili, alimentando ulteriormente il caos metodologico ed il confusionismo eclettico che, ormai da lungo tempo, pregiudicano la credibilita' scientifica della psicoterapia contemporanea.

Psicopatolologia clinica, diagnosi psicopatologica differenziale, psicoterapia sistematica e ruolo dello psicoterapeuta professionale, secondo la psicoanalisi dialettica attualistica
Poiche' il metodo dialettico attualistico corrisponde alla logica specifica dell'interiorita' soggettiva, come esperienza dell'Io e sentimento della personalita', ne consegue che il suo impiego per concettualizzare e/o modificare la fenomenologia dell'esteriorita' naturale non sara' legittimabile dal punto di vista epistemologico.
Allo stesso modo, le metodologie naturalistiche, legittime per la conoscenza del mondo fisico, non potranno essere applicate all'esperienza interiore senza adulterarne l'intrinseco significato, che rinvia alla problematica del soggetto e non a quella dell'oggetto.
Da cio' deriva, nella clinica psicopatologica, la necessita' di distinguere, sul piano diagnostico, quando uno stato di sofferenza psichica o di disadattamento funzionale dipenda da un conflitto correlato alle problematiche della personalita' ed alla sua dialettica interiore (psicopatia o nevrosi) oppure da una patologia dell'organismo neurobiologico (psicosi e malattie somato-psichiche).
In psicopatologia clinica ed in psicoterapia, la diagnosi psicopatologica differenziale dovra' sempre essere considerata indispensabile, perche', da un lato, l'applicazione della metodologia della comprensione dialettica trovera' un limite irriducibile di fronte ad una patologia neurobiologica che, quando non sia tempestivamente riconosciuta, potra' anche comportare gravi conseguenze per la sicurezza fisica del paziente; mentre, dall'altro lato, il misconoscimento di una condizione di conflittualita' psicopatica ed un conseguente, improprio trattamento con metodologie naturalistiche costituira' un errore terapeutico che potra' condurre a conseguenze non meno deplorevoli.
Una volta che, in sede di diagnostica psicopatologica differenziale, sia stata esclusa la genesi neurobiologica dello stato di sofferenza mentale, verra' riconosciuta la legittimita' del trattamento psichico fondato sul metodo della comprensione dialettica attualistica, autonomo ed antitetico (anche se complementare, in sede di psicopatologia clinica) rispetto alle metodologie fisiche e biologiche delle scienze naturali, in quanto fondato sul principio dell'Io riflessivo e del sentimento di personalita'.
In una tale prospettiva, la logica dialettica, su cui si basa l'intervento dell'analista ed il processo psicoterapeutico, coincidera' con la stessa logica del processo formativo della personalita' e delle sue vicende storiche.
Com'e' noto, la formazione della personalita', sin dalle sue prime origini, si realizza attraverso il rapporto con l'alterita', rappresentata, nelle prime fasi dell'esistenza, dalle figure genitoriali.
Le antitesi fondamentali dell'esperienza psichica, di autoaffermazione e di alienazione, di onnipotenza e di annichilimento, saranno caratterizzate da una condizione originaria di dipendenza radicale dall'alterita', dalla cui accettazione e legittimazione dipendera' il sentimento dell'essere o del non-essere dell'Io.
I sentimenti primari dell'angoscia e dell'autoesaltazione, della fede e della disperazione, della solitudine e della partecipazione, quali si svilupperanno nelle prime fasi formative della personalita', assumendo un carattere teologico, di trascendenza assoluta, rivestiranno una funzione categoriale nell'ulteriore sviluppo del sentimento dell'Io, soprattutto in relazione al conseguimento del sentimento di autonomia ed al radicamento dei sentimenti di responsabilita' e di colpa.
Le successive fasi di sviluppo dell'Io, sul piano psicopedagogico e sociale, con il relativo costituirsi dei sentimenti di realta' in antitesi con il sentimento del piacere, presupporranno sempre la forma dialogica del rapporto di alterita', come categoria fondamentale in funzione della quale si realizzeranno e si renderanno comprensibili, sul piano espressivo e linguistico, i sentimenti della personalita'.
In tal senso, dalla possibilita' di una soluzione dialogica delle antitesi fondamentali del sentimento, nel corso delle vicende storiche della personalita', dipendera' il senso dell'autonomia, della sicurezza e dell'autostima dell'Io.
La sofferenza psicopatica nascera' sempre da un'interruzione, piu' o meno dolorosa, del dialogo dell'Io con la propria Alterita', soprattutto con quella che e' avvertita come il proprio Se' piu' profondo e spesso impenetrabile (e che percio' e' definito come inconscio).
In questo contesto, dialogico e dialettico, il processo psicoterapeutico analitico ha la reale possibilita' di svolgersi secondo criteri sistematici, nella proporzione in cui l'analista conformi rigorosamente i suoi interventi alla problematica ed alla logica dei sentimenti costitutivi della personalita' del paziente, consentendo lo sviluppo dialettico di tutte quelle implicazioni che consentiranno al soggetto di conseguire spontaneamente, senza condizionamenti estrinseci, la soluzione delle proprie contraddizioni, risalendo alle loro matrici storiche.
La sistematicita' dell'analisi dialettica e' pertanto garantita dalla conformita' del rapporto dialogico di alterita', quale si configura nell'esperienza analitica, con la stessa forma dialogica in funzione della quale si costituisce la personalita', con tutti i suoi conflitti e le sue contraddizioni.
In questo contesto, la comparsa delle problematiche transferali costituira' senza dubbio un ulteriore fattore di contraddizione e di conflitto, ma rappresentera' anche il terreno dialettico sul quale i conflitti assumeranno la loro concreta attualita', che ne rendera' possibile una reale e non fittizia soluzione.
Una concezione rigorosamente dialettica del rapporto di transfert paziente-analista, nella teoria e nella prassi, consentira' di mantenere il processo psicoterapeutico aderente alle problematiche dell'Io ed al suo sviluppo storico e dialogico, evitando ogni mitologizzazione in senso naturalistico (teoria delle pulsioni) o trascendente (teoria degli archetipi) e salvaguardando l'autenticita' e l'integrita' della personalita', contro ogni tipo di riduzionismo operazionistico (comportamentistico e cognitivistico) e in opposizione alle diverse forme di pseudodialettismo, pseudocomparativismo o pseudointegrazionismo dietro le quali presumerebbe di nascondersi il piu' ametodico eclettismo.
Come strumento di verifica dell'autenticita' epistemologica delle varie psicoterapie e teorie della personalita', la dialettica attualistica propone percio' l'applicazione sistematica della Tavola Epistemologica Universale (TEU), senza la quale risulta impossibile un reale superamento del caos metodologico imperante nelle discipline psicologiche del nostro tempo.
Altri riferimenti bibliografici:
  • Giacomini G.Giacomo: Psicoterapia professionale e formazione dello psicoterapeuta, La Nuova Scienza, Genova, 1983, pagg. 126.
  • Giacomini G.Giacomo: Il problema epistemologico della psicoterapia sistematica: il metodo analitico e la sua fondazione dialettica, La Nuova Scienza, Genova, 1984, pagg. 86.
  • Giacomini G.Giacomo: Psicopatologia Sistematica e Metodo Dialettico. Con riferimenti alla Tavola Epistemologica Universale (TEU). Edizioni ETS (di prossima pubblicazione).