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Internet addiction disorder (IAD): psicopatologia emergente di prossimo inserimento nel DSM V
di Florinda Maione, Concetta Macri', Vanessa Donaggio


Gli scenari aperti da Internet, poiche' investono molti ambiti dell'attivita' umana, stanno modificando rapidamente le nostre abitudini e le modalita' di intendere i processi di comunicazione, introducendo nuovi modelli esperienziali, relazionali e cognitivi in ogni ambito relazionale.
Sempre piu' specialisti hanno ritenuto indispensabile analizzare i cambiamenti che si verificano nella psiche umana in rapporto alla diffusione della rete e si sono interrogati, non solo sui benefici, ma anche sui rischi psicopatologici connessi all'abuso (Janiri L., Caroppo E., Pinto M., Pozzi G., 2006. Impulsivita' e compulsivita': Psicopatologia emergente. Franco Angeli, Milano).
Alcune caratteristiche di questo mezzo di comunicazione:
  • facile accessibilita';
  • annullamento delle distanze;
  • superamento dei normali vincoli spazio temporali;
  • quantita' di stimoli;
  • possibilita' dell'anonimato;
  • parificazione dello status sociale;
  • possibilita' di esplorare aspetti differenti della personalita' dell'individuo.
A partire dal 1996, grazie al pionieristico lavoro della statunitense Kimberly Young (Internet Addiction: The Emergence of a New Clinical Disorder. CyberPsychology & Behavior, Vol. 1, n. 3., pp. 237-244, 1996), e' stata ipotizzata e documentata una forma di dipendenza da Internet nota con l'acronimo di IAD, Internet Addiction Disorder.
La IAD e' una delle ultime forme delle cosiddette "dipendenze senza sostanze".
I sintomi delle patologie da dipendenza sono (o possono essere): desiderio incontrollabile (craving), problemi sociali, coniugali, prestazionali, sintomi astinenziali, isolamento, perdita di controllo, difficolta' economiche e lavorative (Goldberg I., 1996).
Nel '98 Griffith (Griffiths M., Does internet and computer addiction exist? Some case study evidence, 1998. In Presti G., Lo psicologo nella rete. Internet da strumento a paradigma, McGraw-Hill, Milano, pp. 387, 2001) ha identificato 6 criteri operazionali:
    1. Salienza: l'attivita' occupa in maniera predominante la sfera cognitiva, affettiva e comportamentale;
    2. Modificazioni del tono dell'umore: l'attivita' puo' avere effetti di arousing o tranquillizzanti;
    3. Tolleranza: il soggetto impegna un intervallo di tempo progressivamente piu' ampio;
    4. Astinenza: l'allontanamento dall'attivita' produce una classica sindrome da astinenza;
    5. Conflitti: a causa dell'attivita' prolungata insorgono conflitti nello svolgimento di altri compiti o nelle relazioni;
    6. Recidiva: vi e' una tendenza a perpetrare in maniera compulsiva l'atto o ricadute.
Per quel che riguarda l'epidemiologia, emerge che i soggetti piu' a rischio per lo sviluppo della IAD sembrerebbero avere un'eta' tra i 15 e i 40 anni, maggiormente uomini, con carenze comunicative.
Altri fattori predisponenti sarebbero l'elevato grado di informatizzazione negli ambienti lavorativi, turni notturni ed isolamento sociale (Ferraro G., Caci B., D'Amico A., Di Blasi M., Internet Addiction Disorder: An Italian Study, CyberPsychology & Behavior, April 2007, 10(2): 170-175).
Per le persone che presentano problematiche psicologiche preesistenti, la IAD rappresenterebbe un "comportamento di evitamento", grazie al quale il soggetto evita di affrontare i propri problemi spostando l'attenzione e dedicando la maggior parte del proprio tempo ad attivita' svolte in Internet.
I primi casi italiani di IAD sono stati descritti dallo psichiatra Cantelmi e dai suoi collaboratori, che hanno evidenziato due tappe che portano a sviluppare una vera e propria rete-dipendenza: la tossicofilia (interesse ossessivo per la mail-box, progressivo tempo trascorso in rete, appropriazione del gergo, partecipazione intensa a chat e gruppi di discussione, ecc.); la tossicomania, in cui i collegamenti sono cosi' prolungati da compromettere la vita di relazione, sociale e professionale.
La condotta tossicomanica riguarda solo soggetti con problematiche psicologiche pregresse come tratti ossessivi-compulsivi.
In Italia Del Miglio e collaboratori hanno condotto uno studio sulla personalita' dei soggetti "dipendenti" e "non dipendenti" somministrando ad un gruppo di 74 pazienti di eta' compresa tra i 19 e i 27 anni, il Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI), il Big Five Questionnaire (BFQ) e l'Internet Addiction Test (IAT) riscontrando nei soggetti dipendenti, secondo quanto emerso nello IAT, tratti di personalita' psicopatologici come testimoniato dall'innalzamento della deviazione psicopatica e punteggi significativamente piu' bassi nella scala della stabilita' emotiva (Del Miglio C., T. Cantelmi, M. Talli, F. Artelli e P. Cavolina, 2000, Fenomeni psicopatologici Internet-correlati: ricerca sperimentale italiana. In Cantelmi T., A. D'Andrea, C. Del Miglio e M. Talli, 2000, La mente in Internet, Piccin, Padova).
Altri ricercatori hanno indagato la comorbilita' tra la IAD e altri disturbi psichiatrici.
Occorre tuttavia osservare, che solo ricerche longitudinali potranno in futuro stabilire se i tratti psicopatologici siano un effetto o causa della rete dipendenza.
Una categoria estremamente esperta ed "affascinata" dalla rete, con le sue infinite potenzialita', e' quella degli adolescenti e dei giovani, per i quali si rende necessario un lavoro particolarmente attento in termini di prevenzione.
Internet, nuovo mezzo di comunicazione, rappresenta un fenomeno di massa e puo' essere considerato la vera, straordinaria novita' del III millenio, non a caso denominato "era digitale".
Una grandissima innovazione dalle enormi potenzialita', ma dai rischi altrettanto elevati.
E' fondamentale, percio', per i professionisti che si occupano della salute mentale e del benessere approfondire e studiare l'impatto che un mezzo cosi' potente puo' avere sulla mente umana, sia in termine di prevenzione che in termini di cura laddove l'uso si trasformi in abuso, ovvero in un quadro psicopatologico.

Riferimenti bibliografici
  • Cantelmi T., Talli M., D'Andrea A., Del Miglio C. (2000). La mente in Internet, Piccin Editore, Padova.
  • Del Miglio C., T. Cantelmi, M. Talli, F. Artelli e P. Cavolina (2000). Fenomeni psicopatologici Internet-correlati: ricerca sperimentale italiana. In Cantelmi T., A. D'Andrea, C. Del Miglio e M. Talli (2000). La mente in Internet, Piccin, Padova.
  • Ferraro G., Caci B., D'Amico A., Di Blasi M., Internet Addiction Disorder: An Italian Study, CyberPsychology & Behavior. April 2007, 10(2): 170-175.
  • Goldberg, I. (1996). Internet Addiction.
  • Guerreschi C. (2005). Il gioco d'azzardo patologico. Campomarzo Editrice, Bolzano, pp. 114.
  • Guerreshi C. (2005). New addiction, San Paolo Editore, Milano.
  • Janiri L., Caroppo E., Pinto M., Pozzi G. (2006). Impulsivita' e compulsivita': Psicopatologia emergente, Franco Angeli, Milano.
  • Presti G. (2001). Lo psicologo nella rete. Internet da strumento a paradigma, McGraw-Hill, Milano, pp. 387.
  • Shapira N., Lessig M., Goldsmith T. (2003). Problematic internet use: proposed classification and diagnostic criteria, Depress Anxiety, 2003, 17: 207-216.
  • Young K. (1996). Internet Addiction: The Emergence of a New Clinical Disorder, CyberPsychology and Behavior, Vol. 1, n. 3., pp. 237-244.
  • Zanon I., Bertin I., Fabbri Bombi A. et al. (2002). Trance Dissociativa e internet dipendenza: studio su un campione di utenti della rete, Giornale Italiano di Psicopatologia, VIII, 4, pp. 381-390.