Sebastiano Ciavirella
Psicologo e Psicoterapeuta rogersiano, fondatore, Direttore e Responsabile Scientifico di EMPATEIA, Istituto di Psicologia Umanistica,
Scuola Quadriennale di Specializzazione in Psicoterapia Umanistica (approccio rogersiano) riconosciuta dal MIUR.Per circa 30 anni ha insegnato quale professore a contratto in Università Pubbliche e Private e in diverse Scuole Universitarie di Specializzazione in Psicoterapia; autore di numerosi lavori e pubblicazioni, ha preso parte in qualità di relatore a Seminari e Congressi Nazionali, Europei ed Internazionali. Esercita la Psicoterapia individuale e di gruppo a Milano. Carl Rogers un "Rivoluzionario Silenzioso"Carl Rogers è morto il 4 febbraio 1987 all'età di 85 anni e già allora, da quasi mezzo secolo, veniva riconosciuto come uno dei più importanti psicologi e terapeuti del XX secolo.Per anni Presidente dell'APA (American Psychological Association) - la più influente associazione di psicologi professionisti del mondo - ha dato contributi alla Psicologia Clinica, alla Pedagogia, alla Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni e alla Promozione della Salute. Definire "attuale" Rogers significa non perdere di vista l'impatto storico dei suoi contributi come l'importanza del suo pensiero ed il suo impegno nelle Relazioni fra Paesi e Popoli diversi. Per quest'ultimo ricevette la nomination per il Premio Nobel per la Pace nel 1984. Egli, infatti, si prodigò attraverso Conferenze Internazionali (in Austria presso la sede ONU) e Gruppi d'Incontro tra le parti in conflitto, ai massimi livelli, nell'Ulster (tra Cattolici e Protestanti), in Palestina (tra Israeliani e Palestinesi) e in Costa Rica (tra sandinisti e il potere nel Nicaragua). Per comprendere bene il valore attuale dell'Approccio Centrato sulla Persona di Carl Rogers, bisogna per prima cosa focalizzare l'attenzione sulla "visione della natura umana e del cambiamento" che ha sostenuto il suo modello di intervento e la sua "filosofia"; egli, infatti, appartiene a quella schiera di terapeuti americani che, sotto l'egida del Manifesto della Psicologia Umanistica, pose l'accento sul "divenire" dell'individuo, sostenendo che questo divenire è retto da forze interiori dirette ad uno scopo; esso è precisato nell'ideale dell'integrazione e unificazione della condotta in una struttura organica coerente. Tra quelli che sottoscrissero il Manifesto e l'Associazione di Psicologia Umanistica (1962) vi furono Alfred Adler, William Stern, Gordon Allport, gli psicologi della Gestalt (Max Wertheimer, Wolfgang Kohler e Kurt Koffka), i neofreudiani (Franz Alexander, Erich Fromm, Karen Horney e Harry Stack Sullivan), i post freudiani come Judd Marmor e Thomas Szasz, E. Berne, gli psicologi fenomenologici ed esistenziali, come Rollo May, C. Buehler, V. Frankl, A. Maslow, F. Perls, ed il teorico del costruttivismo George A. Kelly e, naturalmente, Carl Rogers. Di questa - a quel tempo e ancora attuale - nuova visione dell'individuo, dei rapporti interpersonali e sociali si può, a grandi linee, ricordare l'importanza attribuita all'individuo, percepito come essere globale, unico e irripetibile; il concetto di esperienza come processo attivo e continuo in cui l'organismo è coinvolto, e rispetto al quale la proiezione verso il futuro appare più importante di quanto non sia la registrazione del passato; la convinzione che il carattere dinamico e interattivo della vita psichica implica che il comportamento non è determinato in modo biologicamente o socialmente meccanicistico ed infine la fiducia nella democrazia come schema di vita comune, aperta alla realizzazione di forme sempre più umane di esistenza. Negli ultimi anni (1980-1986) l'interesse di Rogers rimase anche focalizzato verso temi esistenziali che derivano dalla pratica della psicoterapia, come il collegamento con l'aspirazione all'armonizzazione con l'Universo, inteso come totalità dei rapporti possibili con la natura e con gli altri uomini ed altri temi della "filosofia fenomenologico-esistenziale" (Yalom, 1990, 2016). Nel campo della Psicologia Clinica, la Terapia Centrata sulla Persona (TCC) ha ancora caratteristiche proprie, che sono state elencate da Rogers e Sandford (1985), come l'ipotesi che le qualità del terapeuta costituiscono le condizioni necessarie e sufficienti per l'efficacia terapeutica piuttosto che l'approccio teorico al quale si rifà o le tecniche utilizzate, la focalizzazione intensa e continua sul mondo fenomenologico del cliente così come lo percepisce e reagisce. Di qui il termine "centrato sul cliente". L'atteggiamento di base del terapeuta "person-centered" sta nella convinzione che il paziente è capace di far fronte alla sua situazione psicologica ed è capace di affrontare in modo costruttivo tutto ciò di cui diventa cosciente, quantunque questa consapevolezza sia spesso di natura percepita o intuitiva. In effetti non stabilisce quali obiettivi il cliente debba raggiungere per migliorare. L'obiettivo del terapeuta è piuttosto favorire le condizioni in cui le forze intrinseche dello stesso cliente (che lui chiama "tendenza attualizzante") potranno operare nel confrontarsi con le esperienze problematiche, nell'esplorarle, nell'estrarre significati nuovi e importanti e nel riorganizzare con creatività l'esperienza attuale per operare in modo più produttivo. Nella sua forma tradizionale o "pura" la terapia centrata sul cliente (TCC) è davvero non-direttiva: lo scopo del terapeuta è di essere un compagno di viaggio d'auto-scoperta del cliente. In seguito Rogers (1981) divenne più esplicito circa la tendenza all'auto-realizzazione intesa come forza motivante al cambiamento del cliente. Stabilire una relazione terapeutica facilitante è la vera "tecnica" e strategia usata nella TCC. Il processo dell'"essere col cliente" (Bohart, 1990) nel senso di accettarlo tale e quale, di entrare con calore, rispetto profondo e autenticità nel mondo delle sue percezioni e dei suoi sentimenti, è sufficiente a facilitare un processo di cambiamento. La primaria funzione del terapeuta è quella di esprimere i suoi sforzi nel comprendere l'esperienza del cliente. Questi "sforzi" prenderanno spesso la forma del "rimando", ossia il modo in cui il terapeuta cerca di esprimere i suoi tentativi di comprendere l'esperienza del cliente e quello che questi cerca di esprimere. I terapeuti possono rimandare sentimenti, significati, esperienze, emozioni o anche qualsiasi combinazione di questi. Spesso oltrepassano quello che il cliente ha detto in modo esplicito, per cercare di afferrare ciò che egli sta sperimentando, ma che non ha detto. Tuttavia, il terapeuta cerca di afferrare solo quello di cui il cliente è effettivamente consapevole e non eventuali aspetti inconsci delle sua esperienza. Ciò fa la differenza di base tra un rimando e un'interpretazione psicodinamica. Tutti gli errori che un terapeuta centrato sulla persona può commettere, secondo questo modello, possono virtualmente derivare o da un deficit di accoglienza, empatia e autenticità oppure da una visione ("pregiudizio") del mondo e di sé stesso. Con ciò s'intende che la terapia è considerata anzitutto un incontro fra due persone, che il terapeuta è mosso dal desiderio di conoscere l'altro senza pregiudizi (considerazione positiva incondizionata), di essere in contatto con i propri sentimenti ed emozioni (congruenza); che qualunque tipo di tecnica terapeutica, per quanto brillante ed efficace, è subordinata a queste dimensioni. Questa prospettiva fenomenico-esistenziale non è qualcosa che si possa acquisire attraverso un semplice apprendimento: essa dipende dalle qualità umane del terapeuta, dalla sua buona funzionalità come persona ed è anche frutto di una disciplina formativa che va al di là dell'acquisizione di tecniche (Yalom, 2014). Considerata l'importanza che attribuisce all'aspetto relazionale, nella contesa "Terapia come esperienza" versus "Terapia come conoscenza" - i cui termini sono ben riassunti in Migone (1996) - Rogers sembrerebbe schierato nel primo campo; tuttavia, la sua concezione del rapporto esperienza/conoscenza fa sì che i due termini siano inscindibilmente legati e che non abbia senso privilegiare l'uno o l'altro. L'obiettivo della TCC e dell'Approccio Centrato sulla Persona (ACP) è ripercorrere all'inverso la strada che ha portato l'individuo alla situazione di incongruenza nella psicoterapia, quindi, si offre al cliente quella facilitazione che verosimilmente è mancata altrimenti, in base alla tendenza attualizzante, cioè a quella "tendenza fondamentale che l'organismo presenta a lottare per realizzare, mantenere e migliorare se stesso" (Ciavirella, 2002, pagg. 222-224), e che Rogers (1961) considerava un assunto valido per tutte le forme di vita, compreso l'Universo. Non bisogna trascurare altresì l'importanza delle caratteristiche del terapeuta efficace secondo questo modello. Esse vanno però inquadrate all'interno di una relazione: se il cliente non è in grado di percepire queste qualità (genuinità, comprensione empatica, accettazione incondizionata) esse sono inutili. È per questo che i terapeuti centrati sulla persona si rifanno ancora (oltre alle tre precedentemente indicate riguardanti il terapeuta) alle ulteriori tre condizioni necessarie e sufficienti enunciate da Rogers (1954), che si riferiscono al cliente e alla relazione terapeuta-cliente, nel senso del contatto psicologico, della consapevolezza del cliente del proprio disagio e della sua capacità di percepire la comunicazione tra entrambi. Oggi Carl Rogers rappresenta per tutti quelli che si occupano di Psicologia Clinica e di Psicoterapia un punto di riferimento ancora molto attuale nonostante, come sempre accade ai precursori (Freud per primo), il suo metodo considerato all'epoca "rivoluzionario" non sia stato molto apprezzato dall'establishment psichiatrico e accademico, in quanto la psicoanalisi e il comportamentismo erano allora al massimo del loro splendore clinico e accademico. Sebbene in maniera non deliberata, Rogers è stato non solo in America ma anche in moltissimi altri Paesi come il Giappone, la Russia, e la stessa Europa (cioè con "antropologie" e culture molto diverse da quella americana) l'antesignano dell'atteggiamento rispettoso per la "diversità" (l'accettazione positiva incondizionata e la sospensione del giudizio del terapeuta), dei valori di integrazione razziale (in particolare negli USA), della libertà intesa come la massima espressione della responsabilità personale e della democrazia sociale. Ha influenzato la Promozione della Salute valorizzando il rapporto medico-paziente e l'umanizzazione della cura, di cui tanto oggi si parla, centrando l'attenzione sulla Persona e non sulla malattia, demistificando la pratica della "diagnostica psichiatrica" (in accordo con l'orientamento anti-psichiatrico di T. Szasz e in Italia di F. Basaglia) per esaltare il concetto del "prendersi-cura" contrapposto a quello del "guarire" (Yalom, 1990). Nel campo della Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni, ha influenzato in America ed anche in Europa il rapporto tra Azienda e Lavoratori a vantaggio del benessere della Persona e degli scopi non prettamente economici e di Etica sociale della Società e delle Organizzazioni (Schein, 2010; D. Farson, 1999; Spaltro, 1989; Piccardo, 2004; Quaglino, 1988). Nel campo dell'educazione (fu allievo di J. Dewey e di Kirkpatrick alla Teacher School di New York) seguì in maniera originale i fondamenti filosofici del Pragmatismo americano successivamente diffusosi anche in Europa (Gordon, 1990; Gatto, 2002). Rogers, infine, può esser considerato ancora attuale in quanto:
I suoi numerosi e altrettanto famosi allievi lo consideravano, oltre che il loro Maestro, anche punto di riferimento per la coerenza, l'integrità e l'autenticità nella sua vita. Non erano i soli, lo affermavano (pur con idee diverse) anche i suoi colleghi sparsi in tutto il Mondo. |