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Lo Psicodramma - Psicoplay - a Orientamento Dinamico
di Ottavio Rosati


Il gioco di ruolo (role playing) e' una forma straordinaria di incontro liberatorio di gruppo e teatro terapeutico, progettata in un contesto fertile come la Vienna del 1917 dall'entusiasmo di Jacob Levi Moreno (1889-1974) poliedrico sociologo-teatrante- psichiatra-moralista, che diceva di esser nato sul mar Nero a bordo di un battello che attraversava acque di confine e volle morire sul campo, un po' come Socrate un po' come Molière, raccontando apologhi e storie allegre agli allievi accorsi attorno a lui da tutte le parti del mondo.
Tra questi due momenti si svolse un lavoro descrivibile solo se si e' disposti a combinare tra loro le categorie della psichiatria, della sociologia, della storia del teatro, tenendo presente che a questi ambiti di competenza altri se ne potrebbero aggiungere e a buon diritto.
Il lavoro di Moreno vanta ormai una bibliografia impressionante e le persone aiutate per suo tramite (a crescere, a guarire, a esprimersi, a lavorare) sono ogni anno centinaia di migliaia.
Di quella che Moreno definiva "la scienza che esplora la verita' attraverso metodi drammatici" sono state catalogate oltre trecentocinquanta applicazioni e tecniche, a carattere assiologico, esistenziale, etnico, familiare, analitico, didattico.
In quanto psicoterapia basata sul gruppo e sull'azione, lo psicoplay (dall'inglese psycho drama, che sembra preferibile chiamare psicoplay per le ragioni spiegate sul sito www.plays.it) fu introdotto da Moreno in alternativa alla psicoanalisi, nella stessa citta' e nella stessa temperie culturale vissuta da Freud.
Scopo dello psicoplay, nella sua formulazione classica, e' il raggiungimento, qui e ora, di un elevato sviluppo della comunicazione interpersonale, tramite il tele (corrente incrociata di empatia e scambio tra i membri del gruppo) e l'elaborazione del co-cosciente e del co-inconscio.
L'originaria teoria psicosociale dello psicoplay contrappone alla topica freudiana la nozione di atomo sociale sviluppata da Moreno nella sociometria e, basandosi sulle categorie di locus nascendi e status nascendi, considera l'avvenire in termini di un possibile sviluppo esistenziale e di realizzazione.
Proponendo per primo la nozione di acting-out (il cui significato in psicoanalisi avrebbe preso una connotazione regressiva, opposta alla sua) Moreno invita i partecipanti allo psicoplay ad esteriorizzare i loro vissuti, sogni, timori, speranze in una rappresentazione improvvisata dei ruoli definita anche come "gioco".
Il conduttore dello psicoplay interviene attivamente ed entra in contatto vitale con i pazienti, aiutandoli a sviluppare un grado piu' elevato di spontaneita' e di autenticita', e ai ruoli gestiti dal gruppo si affiancano i metodi attivi di intervento gestiti dal terapeuta.
Le tecniche base dello psicoplay classico, passate senza grandi alterazioni dall'invenzione di Moreno alle varianti analitiche del metodo, sono cinque:
    1. la presentazione di ruoli: il paziente, invece di raccontare il discorso di un personaggio significativo, lo recita a soggetto;
    2. l'inversione dei ruoli: il paziente passa al compagno di gioco il suo ruolo, per recitare quello del personaggio con cui si confronta;
    3. il soliloquio: il paziente esprime sentimenti e pensieri in un a solo teatrale;
    4. lo specchio: un ego ausiliario riproduce il comportamento del paziente, davanti a lui;
    5. il doppiaggio: il conduttore si avvicina al paziente e parla a suo nome in prima persona, dando voce a quelle che reputa siano le sue emozioni e dinamiche segrete.

Tecniche attive e coinvolgimento corporeo
Per la complessita' del suo andamento e in virtu' dell'importanza data alla tensione etica e alle condivisioni finali nel gruppo, lo psicoplay si differenzia dagli approcci terapeutici centrati sul semplice contatto fisico.
Il modello di Moreno non e' centrato sulle pulsioni o sul rapporto mente-corpo.
Il suo obiettivo e' la realizzazione della personalita' e lo sviluppo esistenziale dei membri del gruppo attraverso il gioco dei ruoli, l'azione, l'incontro e la catarsi, che risulta essere lo scopo terapeutico del gioco.
Moreno, diversamente da Aristotele, definisce la catarsi come "catarsi di integrazione", cioe' non un semplice fenomeno di abreazione degli affetti repressi ma la creazione, immaginazione e realizzazione di nuovi ruoli e funzioni sociali per liberarsi dal condizionamento alienante che opprime il soggetto in famiglia, sul lavoro e in amore.
Cosi' opera una profonda ridefinizione del termine, riferendola all'attore-autore vivente, non allo spettatore davanti al dramma recitato dagli attori sul palcoscenico.
Il gioco dei ruoli supera cosi' la dinamica dei meccanismi che Freud definisce in termini di identificazione e proiezione tra platea e palcoscenico.

Dalle formulazioni originarie al trasferimento di Moreno in America
A partire dalla fondazione del "Beacon Institute" nello stato di New York negli anni Trenta, lo psicoplay riscosse sempre piu' successo in ambito internazionale anche tra psichiatri e psicologi con una precedente formazione analitica.
Molti di loro iniziarono a sperimentarlo, con crescente successo, nel proprio lavoro clinico.
Il rifiuto ideologico di Moreno di brevettare le sue invenzioni e il fatto di considerarle "un dono all'umanita'", spiegano la molteplicita' dei terapeuti che - in qualche caso conoscendo ben poco del pensiero di Moreno - hanno utilizzano gli elementi base del gioco psicoplaytico collegandoli a modelli diversi dal suo.
Oggi lo psicoplay come psicoterapia di gruppo e' applicato non solo nella libera professione ma in cliniche, istituti di detenzione, comunita' terapeutiche, case famiglia, scuole e day hospital.
Lo stesso vale per una sua variante, detta sociodramma (socioplay), finalizzata all'elaborazione pubblica di conflitti sociali, etnici e culturali, da parte di gruppi reali.
La formulazione del socioplay - che potremmo considerare una psicoterapia "sociale" - e' in parte legata a quella della sociometria, il sistema empirico con cui il Moreno "psicologo sociale" intendeva misurare la struttura e le tensioni dei gruppi umani.
I confini di psicoplay e sociodramma sembrano sfiorarsi, anche perche', all'approccio intrapsichico di Freud, Moreno risponde con uno di tipo interpersonale.
All'analisi classica e al rigore delle sue ambizioni scientifiche, lo psicoplay contrappone una terapia basata sull'incontro di gruppo, il gioco e sull'elaborazione dell'atomo sociale dei pazienti.
Obiettivo: felicita', liberta', benessere.
Moreno definisce la psicoterapia da lui inventata "una forma di trattamento situazionale" in cui il terapeuta si sposta da un individuo all'altro, incontra ognuno nella sua cruciale situazione di vita per elaborare il problema interpersonale.
Il terapeuta infatti, elabora il conflitto alla presenza di tutti i suoi protagonisti e questo non avviene solo sul palcoscenico, ma nella vita stessa.

La relazione tra lo psicoplay classico e lo psicoplay analitico
Il primo stimolo che porto' Moreno allo psicoplay fu l'incontro con l'infanzia.
Nei gruppi di animazione e per bambini nei parchi di Vienna, Moreno osservo' allo statu nascendi la dinamica di nuovi giochi, notando come i bambini - a differenza degli adulti - affrontavano le sfide dei nuovi ruoli grazie alla loro spontaneita'.
Nonostante questo inizio, sia Moreno che i suoi primi allievi praticarono in prevalenza lo psicoplay con adulti.
Sara' solo nel dopoguerra che lo psicoplay dell'infanzia prendera' forma in Europa e anche questa volta grazie all'incontro con i bambini mediato da una serie di neuropsichiatri dell'infanzia.
Lo stesso psicoplay psicoanalitico si e' sviluppato in Francia, come una tecnica applicata all'analisi dei bambini e degli adolescenti, allorche', nel 1945, al ritorno da una missione di studio al Moreno Institute di New York, un'équipe di psichiatri francesi comincio' ad applicarlo con entusiasmo al "Claude Bernard", il primo centro medico-psico-pedagogico creato a Parigi.
Da allora l'integrazione del modello di Moreno con la teoria dell'inconscio di Freud e i suoi successori, ha conosciuto in Francia e in Italia uno sviluppo che e' ancora in attesa di una trattazione storica esauriente.
Cio' che accomuna i diversi esponenti dello psicoplay analitico, oltre ad alcune analogie di stile e carattere, e' la convinzione che la catarsi o l'addestramento alla spontaneita' non abbiano un effetto trasformatore ne' una durevole efficacia terapeutica.
L'obiezione a Moreno e' che, per quanto migliori la risposta del paziente ai ruoli esterni e interiorizzati, il gioco senza analisi, non sarebbe in grado di elaborare la struttura psichica profonda del paziente
Ma e' davvero cosi'?
Le critiche analitiche a Moreno attendono ancora una verifica basata sul confronto sperimentale tra i vari approcci.

Lo psicoplay analitico
Dal punto di vista del setting, lo psicoplay analitico puo' essere individuale, se dedicato ad un solo paziente in un gruppo di terapeuti, o collettivo, se svolto in un gruppo comprendente da quattro a dieci persone, e anche piu', nei seminari di lunga durata.
Nel corso della seduta i pazienti sono invitati a scegliere i temi da rappresentare e a distribuire i ruoli agli altri partecipanti.
In alcuni casi i temi sono proposti dal conduttore.
Lo scopo della seduta e' di far emergere i conflitti e le identificazioni inconsce, per poi analizzarle ed elaborarle, senza operare le trasformazioni progressive e le ristrutturazioni con cui Moreno concludeva la sessione.
In conformita' ai criteri analitici di astinenza, il coinvolgimento del corpo e' ridotto al minimo, escludendo i contatti fisici tra i partecipanti, possibili nello psicoplay classico.
Gli sguardi, i toni della voce e l'inversione dei ruoli favoriranno un'espressione piu' ricca ed efficace dell'inconscio, esplicitando rapidamente gli affetti, le identificazioni piu' regressive, i meccanismi di difesa del paziente.
I giochi di ruolo non sono quasi mai di lunga durata.
Mentre nello psicoplay classico la rappresentazione di un sogno - a partire dalla ricostruzione del momento in cui il paziente e' andato a dormire, fino alla ristrutturazione del finale onirico - puo' durare anche due ore, nello psicoplay analitico il gioco ha un decorso minimalista, una funzione simbolica piu' che concreta.
Esistono varie impostazioni dei setting, da quelli in cui un solo paziente ha a sua disposizione cinque o sei terapeuti a quelli in cui un solo conduttore lavora con un gruppo numeroso, per novanta minuti due volte a settimana.
Nei diversi tipi di psicoplay analitico l'obiettivo non e' la catarsi di integrazione.
Viene data importanza all'espressione dei fantasmi, al confronto con le ferite narcisistiche, al mondo transizionale, al gioco come contenitore di angosce gruppali, allo scarto tra il desiderio del paziente e quello degli altri.
Tutto nel tentativo di conciliare i criteri base dell'astinenza e della "neutralita'" dell'analista con un setting basato sul gioco e l'incontro.
In tale ottica i due analisti conduttori (a loro volta legati da un inter-transfert da tenere d'occhio) costituiscono l'oggetto del transfert e i membri del gruppo l'oggetto delle identificazioni.
Il contesto interpretativo in cui entrano le scene rappresentate mira a prendere in considerazione non la realta', ma l'immaginario del paziente per analizzarlo su un piano simbolico-reale.
L'analista offre le interpretazioni dopo la seduta o nel corso del gioco (attraverso la tecnica del doppiaggio) o secondo entrambi i criteri.
A differenza di Moreno, che si limitava al ruolo di conduttore, gli analisti non si limitano a dirigere la sessione (chiamata prudentemente seduta anziche' sessione) ma possono anche recitare nei ruoli descritti dai pazienti.
Dopo il gioco non ha luogo lo sharing (condivisione esistenziale dei vissuti) ma una fase di associazioni, commenti e analisi.
Lo psicoplay analitico non prevede pubblico, ne' la funzione di commento corale che Moreno proponeva al termine delle scene rappresentate.
Al raggiungimento del tele (piano di incontro basato sull'empatia reciproca) si preferisce la classica analisi del transfert sugli altri pazienti e sui conduttori.
La sensazione di trovarsi uniti in un contesto comprensivo e protettivo e' interpretata da alcuni autori, come "illusione gruppale" e resistenza al lavoro analitico, in un'ottica lontana dallo spirito dell'alleanza collegiale terapeutica di cui parla Gretel Leutz.
Per alcuni conduttori lo psicoplay analitico costituisce un'analisi in gruppo e non di gruppo.
Per altri terapeuti il riferimento al modello di Bion e all'inconscio gruppale e' centrale.
Le sedute si svolgono secondo un orario regolare, in spazi privi di luci, fonti di suono, attrezzi, videocamere e accessori teatrali e sono condotte spesso da due conduttori di sesso diverso.
Puo' essere presente un osservatore silenzioso esterno al gruppo (spesso un allievo in formazione) che non interviene ma, al termine della seduta, legge la sua osservazione.
Il terapeuta organizza il gruppo in seguito ad alcuni colloqui preliminari, con criteri di relativa omogeneita' diagnostica e raccomanda a tutti i pazienti di non incontrarsi negli intervalli in omaggio alla regola analitica dell'astinenza e del segreto professionale.
Le principali differenze teoriche e tecniche tra le scuole di psicoplay analitico riguardano la composizione dell'équipe di terapeuti, l'importanza accordata all'analisi del controtransfert, i significati dell'interpretazione (freudiana, lacaniana, junghiana) e lo stile della sua enunciazione, le indicazioni e controindicazioni del trattamento, l'implicazione degli analisti nel gioco drammatico.
Moreno stesso riteneva che la fortuna del metodo da lui proposto riposasse nel superamento di ogni rigidita' di ruolo e di quelle formule di pensiero cristallizzate che chiamava cultural conserves.
Lo sviluppo degli psicodrammi analitici, paradossalmente, sembra dargli ragione e conferma la grandezza della sua invenzione (che Moreno preferiva definire "scoperta", avendola semplicemente evinta dalla realta' archetipica del Teatro e della sua funzione umanizzante).

Lo Psicoplay a Orientamento Dinamico
Il nostro modello, che abbiamo definito Psicoplay a Orientamento Dinamico si basa, innanzi tutto, su un'integrazione delle principali tecniche e delle funzioni terapeutiche messe a punto nella storia dello psicoplay e della psicanalisi.
Diversi studi indicano l'opportunita' - e la difficolta' - di fondare la validita' di una lettura analitica del gioco su una ricerca sperimentale e non su un'opzione ideologica precostituita.
Questa riflessione aiuta a collocare il nostro modello in un'area teorico-tecnica che fa ricorso alle categorie dell'analisi per arricchire lo spessore del metodo di Moreno e non per ridurlo ad altro da se', come avviene, ad esempio, quando il gioco dei ruoli e l'azione sono ridotti al minimo, per enfatizzare il ruolo dell'interpretazione verbale, al punto che la sessione di psicoplay ritorna a essere chiamata seduta.
Le innovazioni teorico cliniche avvenute nel corso di un secolo hanno fornito categorie concettuali e strumenti operativi analitici ed extra analitici diversi da quelli esistenti nella psichiatria ai tempi di Moreno.
Entrando nella messa in scena che esteriorizza il vissuto psichico del paziente, il terapeuta puo' aiutarlo ad operare delle trasformazioni terapeutiche.
Nel gioco psicoplaytico classico, non conta tanto sottolineare la distinzione tra i livelli immaginario, simbolico e reale, quanto il fatto che il paziente impari a interagire con piu' liberta' nei confronti del suo mondo interno ed esterno.
I membri del gruppo, attorno a lui, sono i testimoni e gli strumenti di questa ricerca che non dovrebbe essere solo mentale ma anche morale ed emotiva.
Diverse formule e tecniche dello psicoplay hanno ispirato o sono penetrate nell'ambito dell'analisi transazionale, nella terapia di rete, nella psicoterapia della famiglia, nell'ipnoterapia ericksoniana.
Un discorso a parte, ovviamente, merita lo psicoplay analitico.
Facciamo ricorso a una tabella che riassume le funzioni terapeutiche messe a punto nella storia dello psicoplay e della psicanalisi indicando l'approccio in cui sembrano avere maggior rilievo.
La tabella indica con due asterischi due nuove tecniche che rappresentano un contributo originale della scuola IPOD - Istituto di Psicoplay a Orientamento Dinamico.

    Tecniche

    Psicodramma Classico
    Psicodramma Analitico
    Analisi dei transfert laterali   *
    Analisi del gioco   *
    Analisi del transfert centrale   *
    Analisi dell'inconscio gruppale * *
    Analisi dell'inconscio collettivo   *
    Analisi dell'inter-transfert   *
    Attivazione di immagini *  
    Attori come ego ausiliari *  
    Attrezzeria, giochi, oggetti *  
    Autopresentazione *  
    Azione mimica senza parole *  
    Axiodramma *  
    Catarsi verbale * *
    Catarsi psicomotoria *  
    Completamento dei giochi *  
    Comunicazione extraverbale * *
    Concretizzazione *  
    Condivisioni del terapeuta *  
    Condivisione (sharing) *  
    Conduzione di coppia * *
    Contatti corporei *  
    Contenimento fisico e holding * *
    Coro *  
    Contratti e "bottega magica" *  
    Costellazioni familiari *  
    Decondizionamento *  
    Dialogo terapeuta/personaggio *  
    Disegni *  
    Distorsione spazio-temporale *  
    Distribuzione dei ruoli * *
    Doppiaggio * *
    Doppio e doppio multiplo *  
    Ego ausiliari para-terapeutici *  
    Enfasi sulla spontaneita' *  
    Evocazioni scenografiche *  
    Fotografie del gioco *  
    Fotografie e "costellazioni" * *
    Gags e umorismo *  
    Genogramma *  
    Piu' terapeuti per un paziente * *
    Sharing in video-conferenza **  
    Interventi del regista nel gioco *  
    Intervista al personaggio *  
    Inversione di ruolo * *
    Inversione di ruolo con due doppi nei due ruoli **  
    Invito al tele e all'incontro *  
    Ipnodramma *  
    Moltiplicazione psicoplaytica *  
    Musiche improvvisate o scelte dal protagonista *  
    Musiche improvvisate *  
    Musiche scelte dal conduttore *  
    Osservatore silenzioso della seduta   *
    Personificazione di animali e cose * *
    Playback Theatre *  
    Polarizzazione *  
    Proiezione nel futuro *  
    Processo psicoplaytico *  
    Provocazioni psicoplaytiche *  
    Psicoplay della coppia e della famiglia *  
    Psicoplay dei bambini e degli adolescenti * *
    Psicoplay in ambito psichiatrico * *
    Psicoplay in situ *  
    Psicoplay in teatro *  
    Psicoplay per alcolisti e tossicodipendenti * *
    Psicoplay per interposta persona *  
    Psicoplay per scuole di teatro e compagnie *  
    Psicoplay prolungato nella vita reale *  
    Ricalco *  
    Riprese video *  
    Rispecchiamento ed empatia * *
    Ristrutturazione del gioco *  
    Ruoli giocati dal regista * *
    Sedia vuota *  
    Setting aperti *  
    Shock psicoplaytico *  
    Sociodramma *  
    Soliloquio * *
    Sospensione della risposta *  
    Specchio *  
    Surplus Reality *  
    Teatri psicoplaytici *  
    Warming up e riscaldamento *  

Il penisero di Moreno, e' articolato su due piani: da una parte, l'intervento sui veri protagonisti dell'atomo sociale del paziente, dall'altra la loro rappresentazione tramite gli attori che ne interpretano i ruoli.
Il palcoscenico della rappresentazione non e' inteso in senso teatrale ma come una piattaforma sociale.
Gli attori non sono attori che recitano ma persone reali che rappresentano se stesse.
Le trame non sono 'commedie' ma i loro problemi piu' autentici.
Il gruppo puo' giovarsi di assistenti para-terapeutici (i cosiddetti "ego asuliari") come pure dell'alleanza collegiale terapeutica degli stessi pazienti.
In casi particolarmente complessi, puo' essere gestito da un gruppo di terapeuti per un unico protagonista ma di norma prevede un solo conduttore.
Puo' avvenire in uno speciale "teatro terapeutico" o "in situ", cioe' nei luoghi reali in cui vivono o lavorano i pazienti.
Cosa pensare di questa apertura?
Va vista come una ricchezza o come un limite?
Il nostro indirizzo metodologico, che abbiamo definito Psicoplay a Orientamento Dinamico, la considera una ricchezza.
Un patrimonio da amministrare con attenzione e, rifiutando chiusure pre-costituite, in modo da abbracciare le componenti piu' vitali e significative emerse nel mondo dal 1920 ad oggi.
Se IPOD - Istituto di Psicoplay a Orientamento Dinamico, dovesse dichiarare una sua mission, sarebbe quella di insegnare agli allievi l'evoluzione dello psicoplay studiando, sperimentando ed elaborando criticamente le tecniche di conduzione, sotto la guida di diversi psicoplaytisti.
Quello che IPOD propone, dunque, e' un modello "integrativo".