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Ansia e depressione nei giovani post covid. Le soluzioni della terapia strategica
di Loretta Baschirotto


Dott.ssa Loretta Baschirotto
Specializzanda presso l'ISP.

Ansia e depressione nei giovani post covid. Le soluzioni della terapia strategica

La pandemia ha lasciato conseguenze psicologiche sull'intera popolazione mondiale e le diverse fasce di età hanno sperimentato gli effetti in modo diverso.
Durante il periodo della pandemia di COVID-19 le misure di isolamento imposte dalle autorità, il distanziamento sociale, la chiusura delle scuole e di tutte le attività ricreative hanno prodotto effetti significativi sul benessere psico-emotivo della popolazione e in particolare dei giovani.
Incertezza, paura, ansia, tristezza e solitudine sono stati sperimentati da tutti; i rischi per la salute della popolazione mondiale, che non si limitano solo al contagio della malattia ma anche al rischio di aumento e peggioramento dei disturbi psicologici, sono sintomi che hanno colpito maggiormente i bambini e gli adolescenti. Una fascia di utenza che poiché inseriti in una fase critica del ciclo di sviluppo ha facilitato l'identificazione come gruppo più vulnerabile agli effetti psicosociali della pandemia.
L'adolescenza come periodo delicato
Il passaggio dall'infanzia all'adolescenza è caratterizzato da una grande sensibilità, insicurezza, e un maggior bisogno di stimoli sociali e interazione con i coetanei, la pandemia ha fatto sì che per un periodo medio lungo questo bisogno sia stato interrotto creando differenti ripercussioni.
Tra le molteplici conseguenze per gli adolescenti, emerge l'esposizione a stress acuto e cronico, ansia e depressione, il senso di solitudine accompagnato spesso da situazioni di inquietudine per le condizioni familiari, economiche, in altri casi il lutto improvviso e inatteso di conoscenti o familiari.
L'adolescenza è uno dei periodi centrali per lo sviluppo psichico dell'individuo, per questo quando emergono sintomi e segni di malessere emotivo e psicologico occorre un intervento di diagnosi e trattamento psicologico precoce, con lo scopo di prevenire le potenziali psicopatologie nel lungo termine.
L'UNICEF avvisa che i giovani per molti anni dopo l'epidemia di COVID-19 potrebbero avvertire ancora i segni dell'impatto sulla salute mentale e sul loro benessere, inoltre fa emergere una serie di dati che meritano attenzione: "Secondo gli ultimi dati disponibili, si stima che, a livello globale, più di un ragazzo e una ragazza su sette di età compresa tra i 10 e i 19 anni viva con un disturbo mentale diagnosticato. Quasi 46.000 adolescenti muoiono ogni anno per suicidio, una delle cinque principali cause di morte in questa fascia di età".
C'è però da dire che nonostante la situazione allarmante, in ambito psicologico si evidenzia un segnale positivo, una continua riduzione dei pregiudizi nei confronti della Psicoterapia e di altri percorsi di conoscenza di sé, in parallelo ai molteplici fondi stanziati a favore del benessere psicologico.
Sempre più giovani ricorrono quindi alla terapia per ricercare un nuovo equilibrio e ritornare ad avere una buona qualità di vita.
La terapia ad approccio strategico
L'approccio strategico breve è innovativo: come dichiarato da Haley, nessuno studioso della psiche e dei rapporti umani può permettersi di ignorare le strategie terapeutiche inventate da Milton H. Erickson, strategie che ormai si collocano definitivamente tra i massimi contributi alla psichiatria clinica di questo secolo.
L'approccio strategico breve del gruppo di 'Palo Alto', nasce dall'incontro di due tradizionali approcci alla cura del disagio psichico: quello di Milton Erickson e quello dell'approccio breve e sistemico MRI, che con un insieme di tecniche si propone di risolvere in tempi brevi problemi e disturbi in modo risolutivo.
La terapia breve è orientata al qui e ora e finalizzata a trovare le soluzioni che risolvano la sintomatologia, cercando di comprendere come il paziente vive se stesso, il sé e il rapporto con il mondo circostante, le sue convinzioni sulla realtà (questa modalità viene chiamata sistema "percettivo reattivo") ed è questo che fornisce all'individuo le "tentate soluzioni" che metterà in atto per risolvere il problema.
Le tentate soluzioni ripetute nel tempo divengono meccanismi disfunzionali e possono contribuire al peggioramento della situazione e della sintomatologia.
Il terapeuta cerca di comprendere il meccanismo che sta alla base del funzionamento non più funzionale e interviene poi con la modalità più efficace e prescrittiva.
Nella pratica clinica è quindi possibile produrre un cambiamento duraturo e funzionale partendo dal comportamento: attraverso l'utilizzo delle prescrizioni la persona può sperimentare nuove esperienze ma soprattutto diverse da quelle già sperimentate, sia a livello comportamentale, cognitivo che emotivo.
Le prescrizioni fanno sì che le persone in modo graduale e naturale, si comportino in maniera diversa, perchè il loro modo di percepire il mondo si trasforma. Anche il "fare qualcosa" fa sì che il paziente riacquisisca la capacità di controllo sul problema e sulla propria vita.
Le prescrizioni possono sembrare semplici ma in realtà agiscono da più punti contro il meccanismo del sistema percettivo reattivo disfunzionale, trasformandolo.
Le prescrizioni possono essere infinite e vengono scelte a seconda della situazione, la loro formulazione infatti avviene tenendo sempre presente la singolarità del paziente, proprio perché uno dei presupposti di base è che sia la terapia ad adattarsi al paziente e non viceversa.
Successivamente con il paziente si esplora l'esperienza della messa in atto della prescrizione, l'esito ottenuto e il vissuto sperimentato, analizzando quella che diventa una "esperienza emozionale correttiva" e che rappresenta il primo passo verso il cambiamento.
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