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Le prescrizioni di comportamento
di Livia Longo


Dott.ssa Livia Longo
Specializzanda presso l'ISP.

Le prescrizioni di comportamento

Principio assoluto e pietra miliare della psicoterapia breve strategica è considerare come obiettivo della terapia non la ricerca delle cause per cui il soggetto ha contattato il terapeuta, bensì bloccare le tentate soluzioni.
Esse sono messe in atto dalle persone per arginare i sintomi ed il problema che attanaglia il loro presente, ma senza alcun successo. La terapia strategica permette di interromperle ed ottenere un cambiamento stabile nel tempo attraverso le esperienze emozionali correttive.
Quando un paziente attraversa la porta dello studio di un professionista è carico di aspettative, emozioni e storie da raccontare. Sin dalla prima seduta lo psicoterapeuta strategico indaga le tentate soluzioni che mantengono i sintomi, che reputa importanti tanto quanto i sintomi stessi, per osservare il comportamento del paziente al di fuori dello studio. Una volta identificate le tentate soluzioni (al fine di capire come funziona il suo sistema percettivo-reattivo e trovare lo strumento più giusto per promuovere il cambiamento), sarà compito del terapeuta intervenire per interrompere il "circolo vizioso" che spesso incastra il paziente e da cui non riesce ad uscire.
Diversi sono i modi per raggiungere il cambiamento e produrre un'esperienza emozionale correttiva. Uno dei tanti strumenti in mano allo strategico sono le prescrizioni di comportamento.
Il terapeuta prescrive al paziente una serie di sequenze comportamentali, strutturate ad hoc per lui, da mettere in atto tra una seduta e l'altra per fargli vivere nuove esperienze che lo porteranno poi al cambiamento.
Le prescrizioni strategiche possono essere di tre tipi: dirette, indirette e paradossali.
  1. Quelle dirette sono una serie di esplicite indicazioni, spiegate al paziente passo dopo passo, con estrema chiarezza, volte a interrompere il "circolo vizioso" e produrre una nuova esperienza verso il cambiamento. Chiunque può essere il destinatario di una prescrizione diretta; essa, infatti, si adatta sia al lavoro con adolescenti che con adulti e sono fondamentali nelle terapie di coppia. Prescrivere un determinato comportamento significa conoscere il funzionamento del paziente che si ha davanti, cucire sulla persona stessa il vestito che durante tutta la settimana dovrà portare. Ad esempio, se durante le prime sedute il paziente ci informa che soffre di stati ansiosi su più fronti e che racconta a tutti quanto stia male e come ogni evento nuovo sia fonte di ansia, gli si può chiedere in quella settimana di evitare di parlare con altre persone del problema, interrompendo così la tentata soluzione: "se racconto del mio malessere, io mi alleggerisco dell'ansia".
  2. Le prescrizioni indirette sono indicazioni esplicite che camuffano il loro vero obiettivo. Si chiede, infatti, al paziente di fare qualcosa, quindi sempre un'ingiunzione comportamentale, che ha uno scopo diverso rispetto a quello dichiarato. In questo modo l'attenzione del paziente si sposta su un altro compito/evento/situazione, allontanandolo dal focus quotidianamente centrato sul problema e dalle sue tentate soluzioni agite. Per comprendere meglio le prescrizioni indirette, Haley nel suo libro sulle terapie non comuni, racconta un caso clinico del maestro Erickson: "A un uomo che si riteneva incapace di attraversare la strada, Erickson chiese distrattamente di fargli un favore: poiché egli era su una sedia a rotelle, gli chiese di imbucare per lui una lettera nella cassetta lì vicino. Per farlo l'uomo non si rese conto di attraversare per due volte la strada se non quando tornato da Erickson".
    Possiamo dire che la prescrizione indiretta ha prodotto una esperienza emozionale correttiva (attraversare la strada) che ha modificato la percezione del soggetto come incapace di farlo. Stessa cosa avviene quando ad una persona con attacchi di panico si chiede di tenere un diario e di appuntare la crisi nel momento stesso in cui arriva per poterla monitorare durante la giornata e la settimana. In questo modo l'attenzione del paziente non è sulla crisi che potrebbe arrivare all'improvviso, ma piuttosto sul foglio di carta che la persona deve sempre avere a portata di mano, dove deve annotare esattamente tutto quello che succede nel mentre, diventando un piccolo investigatore del proprio corpo.
  3. Ultimo tipo di prescrizione, ma non per importanza, sono le prescrizioni paradossali conosciute anche come prescrizione del sintomo. Questa probabilmente è la prescrizione più usata dai terapeuti strategici, poiché in minor tempo produce il cambiamento. Si tratta di prescrivere il comportamento sintomatico, cioè mettere la persona nella condizione di dover eseguire volontariamente ciò che ha sempre evitato di fare e che considera incontrollabile e involontario, proprio quel comportamento di cui si vuole liberare. Un esempio di prescrizione paradossale è quella usata con i pazienti con pensieri ossessivi a cui si chiede: "durante la settimana, ogni giorno dovrai ricavarti due momenti, preferibilmente uno la mattina e uno la sera, in cui dovrai sforzarti volontariamente di pensare proprio a quei pensieri che ti danno fastidio e che reputi intrusivi e disfunzionali per te." In questo modo si annulla l'involontarietà del comportamento sintomatico, che ora è sotto il pieno controllo della persona. Essendone cosciente, il sintomo non ha più potere su di lui, perdendo così la sua carica disfunzionale.
Questi sono strumenti che riattivano in modo funzionale il sistema percettivo-reattivo della persona e permettono di migliorare la vita quotidiana in poco tempo.
Uno psicologo che si specializza nell'approccio strategico impara a sviluppare ed incentivare la parte di sé più creativa, quella che aiuta ad utilizzare al meglio strumenti indiretti per ottenere miglioramenti palesi.
Bibliografia
  • Erickson, M.H. (1978). Le nuove vie dell'ipnosi. Roma: Astrolabio.
  • Erickson, M.H. & Rossi, E.L. (1982). Ipnoterapia. Roma: Astrolabio.
  • Fisch, R., Weakland, J.H. & Segal, L. (1983). Change. Le tattiche del cambiamento. Roma: Astrolabio.
  • Gullotta, G. (1997). Lo psicoterapeuta stratega. Milano: Franco Angeli.
  • Haley, J. (1976). Terapie non comuni. Roma: Astrolabio.
  • Nardone, G., Watzlawick, P. (1990). L'arte del cambiamento. Milano: Ponte alle Grazie.
  • Watzlawick, P. (1980). Il linguaggio del cambiamento. Milano: Feltrinelli.
  • Watzlawick, P. & Nardone, G. (a cura di). (1997). Terapia breve strategica. Milano: Raffaello Cortina.
  • Watzlawick, P., Weakland, J.H. & Fisch, R. (1974). Change. Sulla formazione e la soluzione dei problemi. Roma: Astrolabio.
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