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Dr.ssa Valentina Pacini
Specializzanda presso l'ISP
Il qui ed ora nell'approccio strategico breveIl paziente che prende posto sulla poltrona dello studio di uno psicoterapeuta sta vivendo un disperato bisogno di cambiamento ed il fatto di essersi accomodato proprio su quella poltrona, di fronte a quel terapeuta, lo sta già indirizzando verso il percorso più vantaggioso per sé stesso.La direzione, la velocità ed i mezzi con cui percorrerà il suo tragitto verso il cambiamento vengono messi a sua disposizione dal professionista con cui ha deciso di cooperare: scegliendo un terapeuta strategico, il paziente appagherà il suo bisogno di cambiamento focalizzando l'attenzione sul presente, sulla soluzione, ovvero le soluzioni, che nel qui ed ora stanno mantenendo invariata per lui la situazione. Il compito di questo approccio così innovativo è aiutare i clienti a fare qualcosa di diverso, a costruire nuovi mondi possibili, passando dalla staticità/rigidità generata dall'utilizzo delle tentate soluzioni ad una dinamicità progressivamente co-costruita. Cosa fa nello specifico lo psicoterapeuta strategico? Si assume la responsabilità di attivare dei processi di cambiamento nel mondo e nel comportamento del paziente, spostando il focus di intervento dai contenuti ai processi, dal perché al come, dalle cause agli effetti. Quando il terapeuta osserva un individuo, una famiglia o un sistema sociale più ampio, intrappolato in un problema che persiste e si ripete, si interroga principalmente su due aspetti:
Abbandona, quindi, la visione legata alla necessità di approfondire il passato del paziente per dare risalto prioritario al suo presente problematico, cioè alla spinta impellente che l'ha portato nello studio di uno psicologo. Pertanto il terapeuta strategico si pone l'obiettivo di raccogliere informazioni quanto più concrete su come funziona il problema al momento della richiesta d'aiuto, quando cioè il paziente è totalmente immerso in una serie di schemi di azioni e reazioni che rappresentano le uniche modalità che conosce per rappresentare il proprio mondo a sé stesso e agli altri. Ma non è solo un compito del professionista: il paziente rimane il protagonista indiscusso del percorso, poiché ci si focalizza sull'osservazione della realtà attraverso i suoi occhi; lui rimane sempre il maggior esperto del suo problema. Il professionista, partendo da una posizione di non conoscenza, facilita la narrazione ponendo l'accento sulla conversazione dialogica: è proprio attraverso la narrazione delle proprie esperienze che il soggetto organizza ed interpreta la realtà ed ha l'opportunità di creare un nuovo punto di vista di sé stesso e del mondo. L'intervento del terapeuta deve solo aprire la strada ad un cambiamento, un piccolo cambiamento che può innescarne altri... e come si può provocarlo, nel qui ed ora, con la massima efficacia? Durante la formazione in psicoterapia strategica si impara a mettere in atto un intervento attivo, che mira a produrre nel paziente un comportamento nuovo, una modifica alla sua routine che parta dall'atto più piccolo, diverso, inatteso, bizzarro, che rompa, quindi, gli schemi rigidi del suo sistema percettivo-reattivo che contribuisce a mantenere la situazione problematica. Le tecniche dell'approccio strategico permettono al paziente di esperire concretamente, nel qui ed ora della propria quotidianità, nuove azioni, nuovi strumenti, che permettono lo strutturarsi di nuovi apprendimenti più efficaci, prime fra tutte le esperienze emozionali correttive, cioè quelle che permettono di sperimentarsi e scoprire che la vita può essere diversa da quel che si pensa. L'aspetto fondamentale, caratteristico della teoria strategica, è che lo psicoterapeuta non perde mai di vista la soggettività unica del cliente, rispettandone risorse e limiti. La peculiarità dell'approccio strategico breve è proprio quella di adattare le proprie strategie terapeutiche ad ogni singolo cliente. "Se la teoria non si adatta alla pratica, bisogna cambiare la teoria" (Paul Watzlawick) Bibliografia
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