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Dott.ssa Valentina Biagini
Specializzanda presso l'ISP.
Le tentate soluzioni: quando la soluzione è il problemaIl fine della terapia strategica consiste nell'operare cambiamenti nel modo con cui le persone hanno costruito delle realtà personali e disfunzionali.Ma come farlo? Uno dei presupposti della strategica risiede in un concetto mutuato da Goethe: "Tutto è più semplice di quanto si possa pensare e allo stesso tempo più complicato di quanto si possa capire". Infatti, la "strategia" alla base di questo approccio teorico sta ad indicare come per molti problemi complessi e persistenti la soluzione potrebbe essere di facile applicazione, portando la persona a cambiare quasi senza rendersene conto. Il terapeuta breve strategico, al fine di promuovere un cambiamento, sbloccare una paralizzante situazione di impasse emotivo, diminuire la sintomatologia psicopatologica, andrà a rintracciare un complesso sistema di reazioni e percezioni individuali. In altre parole, alla base di una soluzione apparentemente semplice (o meglio, strategica), è necessaria una complessa analisi. Il paziente che chiede aiuto ad un terapeuta breve strategico sarà trattato nella sua unicità, nella manifestazione unica della sua problematica, ed il trattamento sarà calzato sulla sua storia. Questo significa comprendere come il problema funziona, e non perché esiste. Dalla logica lineare del perché, si passa alla logica circolare del come. Come percepiamo ed elaboriamo il mondo, noi stessi e gli altri, produce realtà di secondo ordine (rappresentazioni di realtà) che sollecitano risposte nell'individuo. Talvolta queste risposte sono disfunzionali e quindi danno origine ad un qualche disturbo o problema (impasse, punti morti, nodi, ecc.). Le persone però reagiscono a quei problemi, tentano disperatamente di risolverli, dando vita a quelle che nell'approccio strategico vengono definite "Tentate soluzioni". Perché "tentate"? Perché "soluzioni"? Le tentate soluzioni, di fatto, non sono altro che risposte dell'individuo al problema, modalità con cui cerca di far fronte allo stesso, di venirne a capo e risolverlo. Tuttavia, suo malgrado, risultano inefficaci, motivo per cui il problema persiste. In un primo momento, quando quel particolare tipo di reazione/risposta è stata messa in atto, quest'ultima è risultata efficace. Prendiamo ad esempio il disturbo di panico: il soggetto tenderà ad evitare le situazioni sociali in cui si trova in pubblico per paura di avere una crisi. La soluzione dell'evitamento è quindi stata utile per sfuggire ad un profondo disagio che sarebbe potuto insorgere. Oppure, potrebbe chiedere aiuto: la presenza di un caro al suo fianco lo avrà aiutato a calmare lo stato di iper-attivazione e la paura di morire. Ecco, il motivo per cui sono "soluzioni" è proprio perché hanno risolto un momento di crisi o comunque sono state attuate con quell'intento. Ma, una volta che quella "soluzione" è stata generalizzata a tutti i contesti di vita, è diventata ridondante e si è "irrigidita" (deve essere applicata in quel modo e sempre) ecco che invece di risolvere, retroagisce sul problema e lo complica. Il problema quindi non solo persiste, ma è mantenuto dalla stessa soluzione. Evitare non risolve, ma mantiene il problema: più eviterò le situazioni in pubblico, più mi sentirò incapace di affrontare la vita. Chiedere aiuto non risolve, ma mantiene il problema: più chiederò supporto agli altri, più questi diventeranno una "stampella", rendendomi incapace di autonomia. Sono "tentate" perché il soggetto complica e acutizza, proprio nel tentativo di risolvere. Il lato interessante del sistema delle "tentate soluzioni" dell'approccio strategico è però, paradossalmente, nell'aspetto positivo e pro-attivo al quale rimanda. Le persone non sono problemi, sono soluzioni! Attuano costantemente soluzioni (anche il non-agire è un'azione!), tentano in tutti i modi di fare il massimo che possono, con quello che hanno. Anche i comportamenti disfunzionali, secondo questo approccio, hanno un vantaggio: potrebbero essere delle "tentate soluzioni" inconsapevoli. Capire quali tentate soluzioni mantengono il problema, come questo funziona, come si declina nella soggettività dell'individuo e quale vantaggio il problema porta con sé è il punto di partenza di una terapia ad approccio strategico. Spezzando la ricorsività delle tentate soluzioni, si spezza tutto il sistema percettivo-reattivo, portando ad una reale risoluzione. In chiusura, per meglio comprendere come la tentata soluzione sia di facile accesso, automatica e conosciuta, ma spesso controproducente, riporto il "Paradosso del lampione", descritto da Watzlawick in "Istruzioni per rendersi infelici": Sotto un lampione c'è un ubriaco che sta cercando qualcosa. Si avvicina un poliziotto e gli chiede che cosa abbia perduto. "Ho perso le chiavi di casa", risponde l'uomo, ed entrambi si mettono a cercarle. Dopo aver guardato a lungo, il poliziotto chiede all'uomo ubriaco se è proprio sicuro di averle perse lì. L'altro risponde: "No, non le ho perse qui ma là dietro" e indica un angolo buio in fondo alla strada. "Ma allora perché diamine le sta cercando qui?" "Perché qui c'è più luce!" Bibliografia
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