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Psicologia Umanistica. Una psicologia antica: suggerimenti perche' la psicologia diventi l'arte di vivere
di Mario Mastropaolo


Cosa e' un uomo?
Noi pensiamo che solo da questa risposta possano assumere significato le idee di benessere-malessere; sanita'-malattia; felicita'-infelicita'; bene-male.
Antiche quanto l'uomo, "le psicologie" lo hanno accompagnato da sempre nell'avventura della vita, integrate nella visione filosofica di insieme, senza la quale non sono chiare le premesse sulle quali si fondano le molteplici immagini prodotte dal pensiero psicologico.
Questa premessa e' necessaria per contribuire a creare una prospettiva filosofica non solo negli operatori che a diverso titolo utilizzano metodi e tecniche psicologiche apprese spesso rigidamente e applicate talvolta passivamente, e per spiegare agli studenti che la psicologia che si studia nelle accademie e' il risultato di una frammentazione del sapere psicologico grossolanamente suddiviso per scuole o argomenti in una confusa sistemazione di temi e approcci di ricerca.
Ritengo che uno dei motivi dell'inadeguatezza formativa dell'offerta didattica sia il fatto che questa e' centrata sull'esperimento e sulla malattia, e non sull'uomo.
Offerta che parte dal pregiudizio corrente che il metodo scientifico e' e sara' in grado di spiegare tutte le realta' conoscitive possibili.
Questa ingenua quanto dogmatica posizione, centrata sulla necessita' della quantificazione, trasforma la realta' conosciuta in una conoscenza ottenuta con una manipolazione preventiva, forse utile e necessaria, ma non applicabile a tutta la realta' delle manifestazioni umane.
Scrive Jung, ne "La realta' dell'anima":
" ... Tutto il medioevo e cosi il mondo antico e in genere l'umanita' intera fin dalle sue origini, era partito dalla convinzione che esistesse un'anima sostanziale.
Solo a meta' del secolo decimonono si venne costituendo una psicologia senz'anima.
Sotto l'influsso del materialismo "scientifico", e quindi accettato senz'altro, rimaneva solo cio' a cui si poteva riconoscere carattere materiale o che poteva essere ricondotto a cause percebili con i nostri sensi...
La fede nella sostanzialita' di cio' che e' spirituale cedette lentamente alla nuova persuasione che veniva sempre piu' affermandosi: quella della essenziale sostanzialita' di cio' che e' fisico; finche', dopo quasi quattro secoli, i pensatori e gli scienziati europei di punta giunsero a concepire lo spirito come del tutto dipendente dalla materia e da cause materiali...
...nulla vieta alla speculazione intellettuale
- continua Jung - di considerare la psiche come un fenomeno chimico complesso e percio' in ultima analisi, come un gioco di elettroni, oppure di spiegare l'indeterminazione al livello atomico con l'ipotesi di una vita spirituale.
Ma intanto una sostituzione della metafisica dello spirito con una metafisica della materia produce come effetto che ogni trascendenza si tramuta in immanenza: cause, fini e valori vengono ricercati e posti entro la stessa sfera del mondo empirico; nella sua ingenuita' l'intelletto umano ha l'impressione che il mondo interiore invisibile si faccia mondo esterno visibile, e soltanto i cosiddetti fatti conservano il loro valore
"
(da C.G. Jung, La realta' dell'anima, Boringhieri, Torino, 1970).
Fortemente mortificato e penalizzato nelle possibilita' di evoluzione e crescita individuale, l'uomo, sia nella veste di paziente che in quella di esperto di psicologia, puo' giocare a curare, a lenire la sofferenza e il dolore; e la sua formazione umana? La sua capacità di amare? La sua paura?
Bastera' una terapia personale, per altro neanche richiesta da tutte le scuole, a far diventare piu' efficace un uomo nella relazione d'aiuto?
Basteranno "le tecniche di laboratorio della comunicazione" a trasmettere quel sostegno umano e quella solidarieta' che solo una disposizione positiva verso l'altro, maturata nell'esperienza della vita, con l'aiuto di una visione complessiva del mondo può dare?
La filosofia, le arti, il teatro, il cinema, la poesia, la letteratura, possono essere eliminate dalla formazione umana di uno psicologo?
E a quale prezzo?
Abbiamo visto negli anni come la modalita' della conoscenza intesa come esperienza individuale ceda il posto ad altre psicologie che introducono i metodi delle scienze della natura.
Questi metodi e questi insegnamenti, che hanno considerato evento progressivo l'allontanamento dalla filosofia, sono presenti in tutte le accademie attuali, con l'aspettativa di essere considerati gli unici ad essere stati investiti dal razionalismo scientifico a spiegare la realta' esistenziale, prigionieri di una nuova fede nella scienza, destinata a spiegare la realta' stessa del mondo fino a diventare sinonimo di conoscenza.
La formazione di psicologi scientisti costituisce il fine non dichiarato, ma sottilmente trasmesso, nei corsi di laurea in psicologia: ricerche irrilevanti, produzione di sapere alienato, disprezzo per la filosofia, difesa del ruolo nelle relazioni interpersonali, aristocrazia interpretativa, sono i caratteri piu' evidenti ed osservabili.
Inefficaci e inadeguati a spiegare le relazioni umane oltre i laboratori di ricerca, hanno creato una psicologia senz'anima, incapace di aiuto nelle circostanze evolutive del ciclo vitale e nelle grandi tragedie umane, nelle quali solo le manifestazioni affettive autentiche possono sostenere, confortare, far sentire che nella sofferenza non si e' soli.
Nella condivisione del sentimento della solidarieta' con una presenza vera di chi avverte e non si confonde con lo stato emotivo dell'altro, il dolore del distacco e della morte non si riducono a gelide espressioni verbali e fisiche di maniera oppure ad un generico incoraggiamento ad usare una forza repressiva intesa come barriera al fluire dei sentimenti.
La stessa arida, asettica atmosfera dei laboratori di ricerca, delle sale e dei corridoi degli ospedali, prima di essere nella realta', e' nel cuore di quelli che l'hanno ideata e realizzata.
Scrive Fromm ne "L'arte di amare":
" ... mentre la grande popolarita' della psicologia indica un interesse nella conoscenza dell'uomo, traduce anche la fondamentale assenza di amore nelle relazioni umane odierne. La conoscenza psicologica diventa cosi un surrogato della conoscenza completa nell'atto d'amore, anziche' essere un passo verso di essa"
(da E. Fromm, l'arte di amare, Il Saggiatore, Milano 1963).
Per conoscenza completa nell'atto d'amore deve intendersi il raggiungimento di una capacita' di amare oltre i sentimenti parassiti della colpa e della riparazione.
Una capacita' che consiste nello sviluppare la potenzialita' della identificazione non proiettiva, quella potenzialita' di fondersi con l'altro senza confondersi mantenendo la coscienza del processo affettivo.