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Adolescenza e Sessualità: i rischi dell'imprinting
di Roberto Todella


Articolo tratto dalla rivista Varchi - Tracce per la Psicoanalisi, nr. 12 - 2015
Semestrale de' Il Ruolo Terapeutico di Genova, Stefano Termanini Editore
Dott. Roberto Todella, Medico, Psicoterapeuta, Sessuologo clinico e Presidente del CIRS (Centro Interdisciplinare per la Ricerca e la Formazione in Sessuologia). Da molti anni si occupa di problematiche della sessualità svolgendo attività terapeutica e di ricerca ed è Docente al Master di Sessuologia clinica dell'Università di Pisa.
È membro fondatore dell'Institut Sexocorporel International, del Direttivo della FISS (Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica) e autore di numerosi articoli in campo sessuologico. Con Jole Baldaro Verde ha pubblicato due volumi dedicati all'identità maschile e femminile, "Gli specchi dell'eros maschile" (2005), "Donne oggi. Riflessioni tra conquiste e conflitti" (2010); con Emanuela Abbatecola e Luisa Stagi, "Identità senza confini" (2008).


Sessualità giovanile
«Precoce, spregiudicata, senza limiti». È in questo modo, quando finisce sotto i riflettori dei media, che viene rappresentata la sessualità degli adolescenti.
Il mondo adulto disapprova, appare sorpreso dalle notizie dei comportamenti dei giovani, che solo l'eccezionalità dell'evento rende visibili e meritevoli di attenzione. Adulti molto più indulgenti nel valutare i propri comportamenti sessuali e relazionali (che si discostano sempre meno da quelli adolescenziali) che sono, almeno in parte, la matrice di quanto esprimono i giovani in tema di sessualità.
È più facile semplificare attraverso il giudizio che riflettere sul significato e sull'origine dei comportamenti «a rischio». Un rischio che peraltro è percepito come tale solo dagli adulti, mentre per loro - i giovani - sembra naturale esprimere ciò di cui possono più facilmente disporre: una sessualità avvalorata da innumerevoli esempi dove il sesso è potere, merce di scambio, stereotipo di genere.
Sessualità e rischio
È da questa associazione che origina la preoccupazione degli adulti.
Alcuni rischi sono riferiti all'eccesso (analogamente all'alcool, alle sostanze, alla tecnologia). Altri alla salute del corpo (malattie sessualmente trasmesse) o alle conseguenze di misure contraccettive inefficaci o eluse. Rispetto al vortice di immagini e contenuti sessuali nel quale sono immersi e del quale in parte sono i giovani stessi gli artefici (il fenomeno del sexting - invio o ricezione di immagini e messaggi a contenuto erotico - è in costante espansione), molti adulti ritengono che il proprio compito sia quello di contenere, controllare. Altri adulti invece sembrano non vedere, o fingono di non vedere, la sessualizzazione precoce di bambini e preadolescenti, oppure ritengono che non riguardi i propri figli.
Disconosciuto o sottovalutato esiste anche un altro rischio connesso alla sessualità giovanile.
Le prime esperienze sessuali rappresentano un «imprinting» per quella che sarà la sessualità futura di ognuno. Il rischio è legato all'esito che avranno. La maggiore disinvoltura con la quale gli argomenti della sessualità vengono trattati, la facilità e la molteplicità delle esperienze agìte, può indurre a credere che a questi cambiamenti dei costumi sessuali corrisponda una maggiore sicurezza dei giovani nel vivere le loro prime esperienze. Al contrario, sembrano molto diffuse le ansie e le incertezze che alimentano sentimenti di vergogna e inadeguatezza e che possono dare origine a disagi e problematiche disfunzionali.
Dunque il rischio è legato all'esito che avrà l'esordio nella sessualità.
Esito dal quale dipenderanno, almeno in parte, la capacità di entrare in una relazione adulta, di accedere alla dimensione dell'eros, di portare a termine il compito evolutivo relativamente all'autonomia e alla capacità relazionale. Quando l'esito non è positivo, si profila il rischio di rimanere intrappolati in un inesauribile bisogno di conferma della propria adeguatezza o peggio ancora, per evitare ogni confronto, di rimanere chiusi difensivamente nell'isolamento.
Il concetto di Imprinting
Il concetto di «imprinting» introdotto da Konrad Lorenz - e inteso come apprendimento di base che si verifica in un periodo «sensibile» della vita - può essere riferito anche alle prime esperienze sessuali che avvengono durante l'adolescenza.
La qualità del tono emotivo, della percezione corporea e la valutazione cognitiva che caratterizzano la scoperta della sessualità da parte dei giovani tendono a «fissare» le modalità e i vissuti di tali esperienze, riverberandosi sulla capacità e le modalità di entrare in relazione e di stabilire legami affettivi e sessuali negli anni successivi o per l'intero arco della vita.
Oggi, nel vivere le relazioni amorose, una parte degli adolescenti sembra più attenta a tutelare la propria autonomia e i progetti personali di affermazione, e di conseguenza tende a difendersi da un coinvolgimento eccessivo nella relazione che potrebbe ostacolare il cammino individuale.
Dall'altra parte prende sempre più campo il modello di una sessualità finalizzata al godimento immediato, esperienza ludica, disimpegnata, modalità di appagamento senza vincoli.
Se la sessualità occasionale e promiscua agìta da una parte dei giovani è al servizio del bisogno identitario, come affermazione di valore e potere personale, le prime esperienze sessuali, assieme a questa funzione «fisiologica», dovrebbero anche progressivamente consentire di esplorare il piacere condiviso nell'intimità e nel legame con l'altro. Passaggio che può risultare più difficile quando l'inizio precoce e ripetuto di una sessualità scissa dalla dimensione emotiva e affettiva è amplificato dalle sollecitazioni e dai modelli proposti dal contesto sociale.
Strategie identitarie
Quali sentieri da percorrere e quali mezzi hanno oggi i giovani a disposizione per affermare la propria identità? In un contesto dove il principale valore è attribuito alle merci e al consumo, i giovani utilizzano ciò che appartiene loro ed è più riconosciuto e riconoscibile: il Corpo, innanzitutto, divenuto il principale veicolo identitario. Facile da personalizzare (dipingere, ornare, vestire e scolpire) e capace di esprimere un forte potere seduttivo. E il Sesso, altro formidabile strumento di conferma del passaggio all'età adulta, reso ancor più significativo dall'attuale contesto iper-sessualizzato che ne testimonia costantemente un indiscusso valore.
"Seduttività, sessualità, corpo" diventano così le parole chiave.
Conferma dell'identità sessuale è la capacità di sedurre ovvero dimostrare il proprio valore su un mercato, quello della seduzione, che oggi - attraverso la tecnologia e i social network - offre mille opportunità ma dove non per tutti si concludono molti affari e non sempre buoni.
Seduzione come potere, più che l'affermazione negli studi o nello sport. Anche la conquista di molti partner, magari per una sera soltanto, può servire a dimostrare il proprio valore a se stessi e ai pari.
Anche la sessualità agìta è uno strumento che l'adolescente usa per raggiungere l'obbiettivo primario del suo percorso evolutivo che, oltre all'autonomia, consiste nel definire la propria identità, in particolare quella sessuale. Nell'appagare questo bisogno spesso il piacere rimane marginale e poco condiviso.
Le prime esperienze sessuali
Più in particolare, le prime esperienze sessuali svolgono diverse funzioni.
Rappresentano una verifica della propria «normalità» anatomo-funzionale: attraverso una adeguata risposta del corpo si allontanano dubbi e timori rispetto ai cambiamenti puberali e alle relative aspettative.
E ancora, nella costruzione identitaria, oltre a riconfermare il genere, consentono di definire e rafforzare il proprio orientamento sessuale.
E ancora, di soddisfare la pulsione sessuale e la dilagante eccitabilità che la esprime. E in ultimo, non certo per importanza, consentono di soddisfare bisogni affettivi relazionali che, sulla scia delle dinamiche di attaccamento della prima infanzia, cercano ora nuovi protagonisti e opportunità.
Affinché tutto ciò possa realizzarsi è necessario che i segnali somatici di cambiamento, iniziati con la pubertà, procedano in sintonia con la maturazione emotiva, affettiva e cognitiva e che il nuovo schema corporeo possa trovare un'adeguata conferma nelle relazioni con il mondo esterno, impedendo che una fisiologica incertezza si trasformi in angoscia e disagio.
Periodo di prove e sperimentazioni, l'età adolescenziale condiziona il cammino della vita affettiva e sessuale futura. Infatti, se è certamente vero che le «ferite» che ostacolano un corretto sviluppo psico-sessuale vanno ricercate in epoca infantile e in particolare nel rapporto di attaccamento alle figure significative durante l'infanzia, è altresì vero che altri fattori di carattere psico-sociale possono condizionare negativamente le esperienze di questo periodo, ponendo le premesse per difficoltà sessuali e relazionali che continueranno a manifestarsi nell'età adulta. L'efficacia del rapporto sessuale in termini di soddisfazione del partner e delle sue aspettative, vere o presunte, continuerà allora a essere ricercata negli anni successivi e fino alla vecchiaia, come importante conferma di identità.
Prime esperienze, dunque, come punto di arrivo e al tempo stesso crocevia del percorso evolutivo.
Un crocevia dal quale si diramano differenti direzioni:
  • la strada della mancata conferma, di un'identità che rimane fragile e rinnova in ogni occasione la paura e la speranza di superare la prova;
  • la strada corta, senza sbocco, della fuga e del ritiro, della rinuncia alla relazione;
  • la strada dell'eros, la sola che apre le porte alla dimensione del desiderio, del piacere condiviso, dell'immaginario come risorsa. Dell'incontro con l'altro.

Inevitabile interrogarci e riflettere - come Educatori, Medici, Psicologi e Genitori - sui cambiamenti culturali e sui modelli di riferimento, a tutela della vita affettiva e sessuale attuale e futura dei più giovani.
Ma non solo. Se allarghiamo la visuale ci accorgiamo che molte problematicità e timori nel vivere l'affettività e la sessualità da parte dei giovani si ritrovano sempre più spesso anche nel mondo adulto, assimilato nelle opportunità e nei comportamenti alle nuove generazioni, in un prolungamento sempre più esteso dell'età adolescenziale che erode i suoi confini espandendosi nella preadolescenza e nell'età adulta.
Scenari di ieri e di oggi
Scenari e tempi delle prime esperienze sono profondamente cambiati.
I riti di passaggio e di iniziazione (e il ruolo degli adulti nel «celebrare» tali riti), sono andati scomparendo.
Il venir meno di regole e limiti ha creato maggiori opportunità e anticipato i tempi.
Il senso di colpa legato alla trasgressione delle norme è venuto meno, liberandoci da un peso che per lungo tempo ha gravato sulla vita sessuale di intere generazioni e in particolare sulle donne.
L'attuale società, rispetto ai valori di riferimento, può essere definita «eticamente neutra», caratterizzata da una varietà di criteri etici che rende difficile costruire dei riferimenti condivisi, in particolare nell'ambito della sessualità. Le norme morali vengono proposte solamente dalle religioni di appartenenza e, solo per pochi, rappresentano ancora un riferimento, mentre la società laica fatica a definire una sua etica.
In questo scenario l'esperienza sessuale si trasforma in un'esperienza individuale dove ognuno è apparentemente libero di definire le proprie regole.
Tuttavia, se i limiti di ieri sono in larga misura decaduti, l'attuale «assenza di limiti» finisce a sua volta con l'essere delimitata dai modelli di sessualità proposti dai media e dalla realtà virtuale.
Non ci sono più «norme» ma comportamenti normali» in quanto condivisi dai pari e avvalorati dai media e dalla pornografia. Ieri dunque la sessualità delle prime esperienze era come un territorio da esplorare con limiti e confini, oggi è un copione, una «mappa» già data (spesso virtualmente) da riprodurre e imitare. Nell'attuale contesto socioculturale i giovani si trovano sottoposti a una molteplicità di stimoli riferiti al corpo e alla sessualità che favoriscono una socializzazione anticipatoria della sessualità.
Nella sua facilità di movimento, libero da sentimenti di colpa, «Narciso può accedere a sostanze di ogni tipo, sostare in ogni sito e venire in contatto con le proposte più audaci. Può consentirsi di ipotizzare qualsiasi tipo di preferenza sessuale e parlarne liberamente con gli amici» (Pietropolli Charmet). Tuttavia questa realtà non corrisponde necessariamente ad un più ampio bagaglio di conoscenze. Da un lato determina una maggiore disinvoltura nell'affrontare le prime esperienze sessuali, dall'altro alimenta incertezze e paure.
Se l'adolescente oggi è più difficilmente in conflitto tra norma e trasgressione (si è liberato dei sensi di colpa), si trova tuttavia a confrontarsi col dubbio relativo all'adeguatezza della propria prestazione, rispetto ai modelli proposti e alle reali o presunte aspettative del partner.
I modelli dei media
Pubblicità, cinema, televisione, videogames e l'incontenibile presenza del mondo virtuale, esercitano sui costumi sessuali dei giovani una influenza e un condizionamento la cui portata è evidente ma non facile da quantificare in tutti i suoi possibili effetti.
Bellezza, visibilità e successo si definiscono come valori predominanti, inevitabilmente il corpo viene proiettato al centro della scena, in un contesto fortemente erotizzato.
Bellezza e seduzione, sia femminile che maschile, sono le principali proposte che veicolano i messaggi pubblicitari, associate a qualsiasi prodotto.
Le loro immagini rimandano il potere seduttivo della fisicità di corpi giovani e perfetti, della loro prestanza.
Ma non solo. I messaggi dei media sono affidati anche ad immagini provocatorie e trasgressive, associate al prodotto da pubblicizzare. Immagini che non rimandano solo il potere seduttivo del corpo ma anche disponibilità e competenza sessuale, promessa di piaceri trasgressivi e senza limiti.
Un corpo pronto a recitare il sesso, come godimento immediato, consumo, merce di scambio.
L'interesse del mercato ad ampliare la schiera dei consumatori trova nella fascia di età adolescenziale, in particolare femminile, una grande opportunità.
Non è più solo la bambina (la preadolescenza già da tempo è diventata terra di conquista per il mercato) a essere spinta verso una seduttività che solo in parte le appartiene, ma una ragazzina nella quale la spinta ormonale fa da propulsore al bisogno di piacere e sedurre.
Di fronte alla perfezione dei corpi mostrati dai media non è facile sentirsi adeguati.
Se gli adulti sognano e vagheggiano la perduta giovinezza e tentano (talvolta pateticamente) di conservarla o recuperarla, anche ai giovani può non bastare la freschezza dell'età per reggere il confronto. I canoni di bellezza hanno regole precise e di conseguenza un numero crescente di loro chiede soccorso alla chirurgia plastica. Anche quelle ragazze e ragazzi che negli anni della preadolescenza avevano sentito meno la pressione dei modelli dei media devono ora fare i conti con l'immagine riflessa dagli occhi degli altri che ne confermano o disconfermano il valore.
Inevitabile il confronto con i coetanei più attraenti e con le loro conquiste.
Se poi il risultato finale del cambiamento corporeo messo in moto dalla pubertà non porta ai risultati sperati e delude le aspettative (talvolta è il cigno a trasformarsi in brutto anatroccolo o a vedersi tale), il disagio è quasi inevitabile.
La diffusione delle immagini, proprie e degli altri, sui social network ha notevolmente ampliato l'impegno dell'adolescente nel proporre e curare la propria immagine e il proprio profilo.
Nella frequentazione quotidiana della rete si rinnova una sfida costante, un confronto continuo di corpi e abilità, un'ansia da prestazione permanente: a giudicare non sono più una stretta cerchia di amici, i familiari o i compagni di scuola ma lo sterminato pubblico della rete.
Una macchina giudicante della quale è artefice lo stesso adolescente ma dalla quale non viene risparmiato, finendo talvolta col subire una sorta di «gogna mediatica» che produce una pressione costante sulla sua vita relazionale e sentimentale. Oppure si trasforma, in alcuni casi, in manifestazioni di cyber-bullismo dalle conseguenze talvolta drammatiche.
La trappola del corpo
Un corpo prezioso, quello dei giovani, adorato, invidiato, desiderato dal mondo adulto e di riflesso da loro stessi, curato, depilato, dipinto, ornato, mostrato, esposto ma poco abitato.
Un corpo preparato per la seduzione, per la promessa di mille piaceri, promessa non sempre facile poi da mantenere nella messa in scena del sesso.
Come potrebbe mai quel corpo, specialmente quando è perfetto, palestrato, oggetto di tanta attenzione e desiderio, tradire l'implicita promessa di saper donare piacere attraverso l'incontro sessuale?
È questo il timore che paralizza alcuni giovani.
Dietro al loro aspetto, all'oggettivo fascino del «bel ragazzo», della «bella ragazza» che ha molto successo nella vita reale e nel mondo della rete, può celarsi una profonda e inconfessabile paura di non essere all'altezza della promessa, di doversi mostrare disinibiti a ogni costo e non esserne capaci rischiando di far trasparire l'inesperienza.
Paura che induce a evitare il confronto e porta alla fuga.
Diventano così protagonisti di mille relazioni, o meglio di infiniti contatti, reali o virtuali, di storie appena abbozzate e poi rifuggite sempre prima del momento della «prova».
Prime esperienze sessuali: disfunzionalità vera o presunta?
Come valutare le difficoltà sessuali che incontrano molti adolescenti?
Adolescenti in difficoltà il cui numero è sicuramente molto maggiore di quelli che chiedono aiuto.
Possiamo in questi casi parlare di problemi sessuali, di disfunzionalità?
I primi rapporti possono essere «fisiologicamente disfunzionali».
Di fatto rappresentano una necessaria fase di apprendimento e presa in carico del proprio corpo e della traduzione emotiva delle sensazioni che dal corpo provengono.
Una fase «sensibile» per ritornare al concetto di «imprinting».
Non sono infrequenti uno scarso controllo eiaculatorio, il dolore coitale, l'anorgasmia e un limitato piacere.
Tutte condizioni che traducono la necessità di una progressiva scoperta e conoscenza del corpo, di come risponde ed elabora sensazioni nuove che non sempre e non facilmente si colorano emotivamente di piacere; più spesso è proprio la mancanza di piacere o addirittura il dolore a prevalere.
Nel percorso femminile una «transitoria disfunzionalità» in termini di limitato piacere e anorgasmia coitale, prelude a quella che sarà una piena appropriazione della parte interna del corpo che accoglie e dà piacere, quella parte che non appare e non appartiene ancora al proprio schema corporeo e nel quale andrà integrata. Le prime esperienze consentono dunque di riconoscere la risposta agli stimoli sensoriali e di imparare a gestire tale risposta per amplificare il piacere e poterlo condividere.
Prime esperienze dunque come opportunità di «apprendimento», non solo nella dimensione della funzionalità ma anche e soprattutto della gestione emotiva dell'incontro con l'altro.
Conoscere il corpo del partner, imparare le modalità della sua reazione, corporea ed emozionale, è la premessa alla comunicazione e interazione erotica che scandirà le relazioni successive.
Prime esperienze come passaggio dalla dimensione «virtuale» della sessualità autoerotica all'interazione reale con un partner.
Un percorso che deve fare i conti con i dubbi dell'inesperienza, con i falsi miti e le credenze. Un percorso lungo il quale una transitoria e occasionale disfunzionalità non ne compromette necessariamente l'esito positivo. Un percorso dal risultato incerto.
Dal «fare sesso» all'eros
Dunque è il passaggio attraverso la «fisiologica disfunzionalità» delle prime esperienze a delineare il percorso dell'eros, espressione di reciprocità e di scambio, relazionale e sessuale.
Un passaggio che non è scontato, come è facile rendersi conto dalle difficoltà e dai limiti della vita sessuale di molte coppie adulte.
Di fatto, quando viene in parte o del tutto a mancare la funzione di apprendimento corporeo ed emozionale delle prime esperienze ne ritroviamo gli esiti negativi nelle problematiche affettive e sessuali degli adulti, rimasti impigliati in una costante fragilità della loro esperienza erotica, ancorata a un inesauribile bisogno di conferma, priva di condivisione e povera di piacere.
Possiamo individuare alcune condizioni che facilitano il passaggio da una sessualità agìta per il bisogno «fisiologico» di conferma dell'adolescente alla dimensione di condivisione dell'adulto. Tra queste:
  • Un'età di inizio non eccessivamente precoce e la gradualità delle esperienze consentono più facilmente di sincronizzare l'esperienza sessuale con i tempi della maturazione emotivo-affettiva.
  • Una sufficiente capacità empatica le cui basi sono poste nelle lontane esperienze di accudimento dell'infanzia.
  • Una sufficiente autostima, che ridimensioni almeno in parte l'ansia e l'insicurezza della prova da superare.
  • Infine, ma non ultimo per importanza, un rapporto sufficientemente positivo con il corpo.
    Poterlo mostrare senza vergogna, coglierne i segnali sensoriali e trasformarli in percezione di piacere, frutto di una adeguata «erotizzazione primaria» avvenuta attraverso il contatto e l'accudimento nel primo anno di vita.

Alcune di queste condizioni sembrano oggi più difficili da ottenere. Il contesto fortemente erotizzato nel quale si muovono i giovani suggerisce una sessualità immediata, prestazionale, predatoria.
Il successo sessuale come indicatore di potere, il sesso come merce di valore, un femminile da usare e godere. Inoltre la propria competenza non va dimostrata solo a se stessi, come una volta, ma al partner coetaneo, primo testimone e «giudice» al quale ne potrebbero seguire altri, in base a quella che sarà la maggiore o minore diffusione attraverso i social network dell'esito della prestazione.
Liberate da sentimenti di colpa, le prime esperienze sessuali possono colorarsi di nuove ma non meno insidiose emozioni. All'ansia, che da sempre la accompagna, può aggiungersi la vergogna.
Vergogna per la delusione procurata al partner e per il suo giudizio, vergogna per la reputazione perduta o confermata come negativa. Vergogna anche rispetto al corpo. Non certo per la nudità nel mostrarlo ma per le sue imperfezioni, accentuate dai confronti ed esasperate talvolta fino alla dismorfofobia.
Sessualità in rete
Nel percorso evolutivo dell'adolescente, la rete rappresenta allo stesso tempo un rischio ma anche una risorsa. Di fatto contribuisce alla costruzione dell'identità personale consentendo di mettere in gioco e di sperimentare, in un contesto che appare relativamente sicuro, quelle parti del sé che più difficilmente si riescono a esprimere ed elaborare nella realtà. Saranno in particolare i ragazzi più insicuri a trovare nelle molteplici opportunità di contatti la possibilità di acquisire una maggiore sicurezza nelle relazioni, così come dal numero dei «mi piace» ottenuti riceveranno un rinforzo dell'autostima.
La rete offre opportunità che anticipano e preparano gli incontri reali, consentendo di esplorare due aree importanti di crescita: la dimensione emotivo affettiva all'interno della relazione e la sessualità.
Consente inoltre di gratificare bisogni di intimità e di appartenenza, entrando in contatto con altre persone o gruppi che condividono il proprio orientamento sessuale o diverse espressioni dell'identità di genere.
Nella rete è possibile anche sperimentare differenti identità virtuali.
Protetto dall'anonimato, ogni navigatore può presentarsi agli altri «come se»: cambiare l'aspetto fisico, l'età, il ruolo sociale, fino a definirsi appartenente ad un altro sesso.
L'esplorazione in rete dovrebbe poi evolvere nell'incontro reale con l'altro, nella capacità di esprimere un'intimità allo stesso tempo affettiva ed erotica. Per la sua accessibilità e anonimato, la rete è anche il mezzo più facile e quindi più utilizzato da chi vuole procurarsi materiale a contenuto sessuale, sia a carattere pornografico che informativo.
Attraverso l'anonimato scompare la vergogna
In assenza di censura è possibile superare ogni limite, esplorare siti e visionare immagini di qualunque contenuto, anche il più estremo. È possibile condividere desideri e fantasie erotiche nelle «comunità sessuali», anche i più inconfessabili.
La condivisione e la diffusione ha un effetto «normalizzante», rende lecita qualunque preferenza e comportamento, riducendo i sentimenti di colpa. Oltre a condividere le proprie «perversioni» è possibile anche scoprirne la capacità seduttiva, proponendole ad altri che ne saranno attratti.
E ancora, è possibile escludere il corpo, renderlo invisibile o più appetibile, superando i sentimenti di inadeguatezza fisica e l'ansia che li accompagna.
«Tutto e subito», così ogni desiderio, oltrepassando i normali vincoli spazio-temporali, può essere rapidamente ottenuto e appagato, alimentando un sentimento di onnipotenza rispetto a un mezzo che si ritiene di poter gestire, entrandone e uscendone in qualunque momento.
Un potere e un controllo di fatto più virtuale che reale.
Il porno di massa
Sessualità in rete, ovvero Pornografia.
Avversata, detestata, amata, capace di creare dipendenza (cyberporn addiction), la pornografia accompagna la storia dell'umanità da tempi più remoti, con modalità sempre diverse.
Solo negli ultimi decenni è diventa un fenomeno di massa (negli anni 80 l'avvento dei video VHS ha segnato la svolta).
Con internet ancora una volta la tecnologia ha profondamente cambiato le modalità di usufruirne.
Ma non solo, cambiano anche i contenuti e le rappresentazioni.
Cresce l'aggressività e la violenza verso il femminile, che subisce e asseconda ogni desiderio, riproponendo stereotipi di genere rispetto alla sessualità. È quasi inevitabile incontrare in rete materiale a contenuto sessuale, anche quando non è ricercato intenzionalmente.
Frequenti le proposte a entrare in siti di incontri erotici che possono comparire in molte pagine, anche in quelle che trattano argomenti privi di attinenza col sesso.
Ad esempio, sui social network, frequentati dai giovani e giovanissimi, compaiono spesso ammiccanti inviti: basta cliccare per aprire un mondo, un'offerta sterminata di siti, immagini, filmati, proposte.
Molti genitori sembrano ignorare o far finta di non sapere di questo precoce e diffuso contatto con le immagini del sesso da parte di bambini sempre più piccoli.
Protagonista indiscussa della sessualità in rete la pornografia è fuori da ogni controllo, con gli smartphone la connessione è possibile sempre e ovunque. Di fatto attraverso la tecnologia «multiscreen» (computer, cellulare, tv ) i giovani ricevono una «educazione sessuale» continua.
In assenza di proposte educative alternative sono la rete e i suoi modelli il punto di riferimento per la maggior parte dei ragazzi.
Come possiamo non domandarci quale sarà l'effetto sulla futura vita affettiva e sessuale di quei bambini (sempre più numerosi fino a coinvolgerli tutti in breve tempo) che entrano in contatto, improvvisamente e in assenza di figure adulte, con le immagini della pornografia?
Certamente una domanda che il mercato e lo sviluppo tecnologico non si pongono.
Alla pornografia possiamo attribuire differenti funzioni
  • Quella utile, conoscitiva, che da sempre ha svolto, di dare risposta ai dubbi e al bisogno di sapere di chi si affaccia alla sessualità: navigare in rete permette di soddisfare le curiosità, scoprire quei «segreti» che in passato rimanevano a lungo senza risposta, causa talvolta di timori e insicurezza che potevano condizionare le successive esperienze.
  • Un'ulteriore funzione svolta della pornografia è quella di incanalare la pulsione sessuale attraverso l'autoerotismo, fornendo il «materiale» necessario.
    La rete con i suoi siti dedicati offre ricchissimi menù che mettono a disposizione una infinita varietà di stimoli eccitatori. Inoltre per chi vuole osare di più offre non solo immagini e filmati, ma consente anche di «agire» una sessualità virtuale mediante siti interattivi (chat, webcam).
  • Infine, quella che potremo definire la «funzione tecnica»: fornire i copioni di come deve essere agìta la sessualità. È quest'ultima funzione a condizionare maggiormente le prime esperienze sessuali degli adolescenti.

L'incisività e l'invadenza delle immagini della rete e la precocità di esposizione, attribuiscono alla pornografia il ruolo di «modello di riferimento» nel momento in cui verranno agite le prime esperienze. Modello con il quale confrontarsi per dimostrare la propria competenza e misurare il proprio valore.
La funzione «normalizzante» della pornografia, analogamente alle immagini patinate dei media, agisce a più livelli. Definisce l'estetica del corpo e ne detta i parametri: caratteristiche, forma e dimensioni delle diverse parti e in particolare dei genitali. Propone (insegna) la fisiologia sessuale: espressioni, modi e tempi dell'eccitazione, del piacere e dell'orgasmo, nel maschio e nella femmina.
E poi ancora le modalità sessuali: durata, posizioni, tipologia di stimolazioni, l'uso di sex toys, la varietà di penetrazioni. Inoltre quella che viene rappresentata è una sessualità libera da rischi di gravidanza e malattie a trasmissione sessuale (nessun contraccettivo appare, nessuna precauzione igienico-sanitaria).
I corpi patinati e ammiccanti, in maggioranza femminili, che la moda e la pubblicità attraverso i cartelloni e gli spot ogni giorno ci propongono, quei corpi - promessa di infinito godimento - finalmente si animano e traducono la promessa.
Con lucida coerenza, negli scenari della pornografia, le donne sono sottomesse, degradate, schiave del desiderio maschile, pronte a soddisfarlo e contente di farlo. Solo come eccezione, di nicchia, si vede l'uomo sottomesso e umiliato ma, si sa, ogni fetta di mercato anche minima non può essere ignorata.
Ed è proprio sulla continuità tra le immagini dei media e la pornografia che dobbiamo riflettere.
Se il corpo è merce come andrà utilizzata? In che modo e quale tipo di godimento procurerà?
Gli scenari della pornografia sembrano dare le risposte, ad essere rappresentati non sono corpi ma parti di corpi, pezzi, da ciascuno dei quali è possibile trarre godimento. Difficilmente uno sguardo d'insieme.
La pornografia, anche in passato, ha ispirato, accompagnato e appagato desideri e appetiti sessuali e anche oggi continua a svolgere la sua funzione di sempre: eccitare.
Una funzione che integrata nell'eros della relazione la può arricchire e completare.
Cosa cambia allora oggi?
La sua pervasività, la ricerca sempre più estremizzata dei contenuti e le modalità dei suoi scenari, in un contesto come quello attuale dove in assenza di limiti, la principale funzione normalizzante rispetto al sesso è svolta dalla condivisione e dalla diffusione dei suoi contenuti.
Anche la sessualità degli adulti si sta confrontando con la pervasività di questi nuovi modelli, che nel definire sempre più nettamente il «fare sesso» come performance, come godimento immediato, come gesti e parti del corpo isolati, lo allontana dal coinvolgimento emozionale relazionale.
L'eros trova sempre meno opportunità di manifestarsi o rischia di diluirsi e perdersi anche dove era già patrimonio della coppia.
Il tarlo della performatività e dell'adeguatezza sembra contagiare tutte le fasce di età.
Il rischio, per la sessualità in formazione degli adolescenti (ma lo è di fatto anche per molti adulti) è di tendere ad uniformarsi a un modello di sessualità «pornografica», termine riferito alla sessualità imitativa, orientata alla performance, stereotipata.
Quali possono essere le conseguenze di un uso precoce, continuo, ricco di opportunità sempre nuove e più coinvolgenti (con la webcam si può chiedere, comperare qualunque prestazione, appagare ogni fantasia)?
Per prima cosa una rapida assuefazione (usura percettiva) e di conseguenza una spinta alla ricerca di nuovi stimoli, talvolta con modalità «bulimica» che può imprigionare per ore davanti allo schermo.
Per contro l'appagamento del bisogno sessuale (godimento) è immediato.
Non c'è attesa, non c'è spazio per immaginare, per desiderare, per anticipare le immagini e i gesti erotici. È possibile soddisfare il proprio impulso senza entrare in relazione o in una relazione solo «parziale» (attraverso le chat).
Si costruisce in questo modo una dimensione sessuale «ottimale» rispetto ai propri desideri, bisogni, paure, che lascia fuori scena l'altro con la sua complessità e con le sue emozioni che non si è in grado di riconoscere.
L'immaginario perduto
Straordinaria facoltà della mente umana, l'immaginario erotico rischia di diluirsi negli scenari preconfezionati della pornografia.
Il flusso sterminato di immagini e di video soddisfa tutti i gusti, anche i più stravaganti e ne attiva di nuovi.
La memoria finisce così con l'immagazzinare innumerevoli immagini di corpi e di gesti dove la distanza tra il sesso reale e quello virtuale rischia di diventare sempre più grande.
Attraverso l'esperienza autoerotica l'adolescente sperimenta la propria eccitabilità, della quale ha appena iniziato a percepire l'intensità, la sintonizza sulle immagini della pornografia dove ritrova situazioni e modalità che talvolta già appartengono al suo immaginario erotico (fantasmi primari) o ne crea di nuove.
L'immaginario, il cui sviluppo si articola lungo l'intero arco della vita, rischia di essere rapidamente saturato o rimanere «ingessato» dalle immagini preconfezionate.
L'attività autoerotica non si avvale più, o solo per pochi, degli scenari erotici della propria mente.
Basta uno schermo.
È difficile prevedere quali effetti l'esposizione continua e incontrollata di immagini a contenuto sessuale possano determinare sul cervello in formazione nella preadolescenza e nell'adolescenza.
Ciò che invece è già possibile rilevare è la difficoltà per alcuni soggetti (in particolare nei maschi) a ottenere una risposta eccitatoria nell'intimità con un partner, laddove gli stimoli erotici non corrispondono alle situazioni e alle immagini assimilate nell'utilizzo autoerotico protratto e precoce della pornografia.
Effetto che può essere ricondotto alla quantità, alla costanza, alla specificità e, per i «nativi digitali» anche alla precocità di esposizione agli stimoli pornografici.
Sempre meno abitato dai ricordi e dalle esperienze personali, nell'immaginario erotico si affollano e si rinforzano i tradizionali ma ancora molto radicati stereotipi di genere, dove il maschio è potente, dominante, padrone della scena. Usa a piacimento le parti del corpo femminile, spesso con un'intensità che si trasforma in violenza, mentre la femmina subisce o acconsente.
Sono gli stessi stereotipi di genere ai quali le generazioni precedenti si sono faticosamente opposte per ottenere legittimazione e parità tra i generi, anche nella sessualità e nel diritto al piacere.
Conquiste sconosciute ai giovani di oggi che ne vivono inconsapevolmente i vantaggi.
Disfunzionalità pornografica
Per molti adolescenti dunque, le prime esperienze saranno «guidate» dai modelli precedentemente e precocemente assorbiti.
Un copione per nulla facile da riprodurre, specialmente per un giovane privo di esperienza, ingannato dai «trucchi» del cinema hard e dei suoi protagonisti, a tutti gli effetti particolarmente dotati.
Come l'esperienza clinica conferma, esiste la possibilità che un forte condizionamento operato dai modelli pornografici possa, in alcuni soggetti, favorire o accentuare la comparsa di disfunzioni nell'agire la sessualità con un partner. Tra queste la difficoltà a eccitarsi, a far crescere l'eccitazione fino a raggiungere l'orgasmo, la mancanza di desiderio e di iniziativa, uno scarso coinvolgimento erotico nella relazione.
Quando è la «sessualità pornografica» il modello di riferimento potrebbe non essere facile investire eroticamente un partner, che difficilmente è in grado di indurre stimoli erotici della stessa efficacia e specificità di quelli ai quali si è abituati.
Il partner non sempre è disposto, o lo è solo in parte, ad andare incontro alle modalità preferite.
Più spesso tuttavia non è possibile, per vergogna o timore del giudizio, manifestare i propri bisogni sessuali. In altri casi le difficoltà sono da ricondurre a una scelta del partner avvenuta prevalentemente per appagare bisogni affettivi, del tutto scissa dall'investimento erotico che non riesce ad essere orientato sul partner, per quanto attraente e desiderabile.
Di fatto, nell'esperienza dell'innamoramento, l'intensità della componente emotiva, assente o marginale nelle precedenti esperienze, trova difficoltà ad associarsi a una risposta sessuale regolata sugli standard della pornografia o che è stata espressa fino a quel momento esclusivamente in incontri ludici e occasionali. In altri casi ancora, in particolare per il maschio, il bisogno di confermare la propria identità attraverso la prestazione sessuale e l'ansia per una performance troppo impegnativa, può tradursi in deficit erettivi o scarso controllo eiaculatorio.
Anche per le ragazze il materiale pornografico al quale sono sempre più esposte può indurre atteggiamenti imitativi e false aspettative.
Il timore di deludere il partner, di non apparire sufficientemente spregiudicate, il confronto con altre ragazze, potrà indurle ad agire con disinvoltura qualunque modalità. A rischiare di rimanere fuori scena sarà allora la capacità di sentire il corpo, il piacere dell'accoglienza e le molteplici sfumature che è capace di donare la sessualità femminile emotivamente vissuta. In questi casi la giovane coppia, entrambi attori di un copione scritto da altri, cerca faticosamente l'approvazione che solo un pubblico virtuale potrebbe dare.
Sessualità in fuga
Quando la distanza tra i modelli di riferimento e la capacità attribuita alle proprie competenze sessuali è troppo grande, il confronto nella realtà può essere vissuto come eccessivamente pericoloso, in particolare dai giovani con poca autostima o un vissuto corporeo negativo.
La paura di deludere, di essere smascherati nella propria limitata esperienza o incompetenza può indurre a fuggire dalle relazioni. Un analogo comportamento può essere messo in atto dopo che si è verificata una prima esperienza disfunzionale, nel timore o nella convinzione che possa ripetersi.
In questi casi il «ritiro», risposta tipicamente maschile rispetto alla competitività in assenza di fiducia nei propri mezzi, può rappresentare l'unica alternativa.
Determinante diventa a questo punto la possibilità di chiedere aiuto.
Per alcuni adolescenti è la famiglia a venire in soccorso, più raramente un esperto.
La dinamica genitori-figli, oggi improntata dalla reciprocità e poco gerarchica, consente più facilmente di rivolgersi a un genitore capace di ascolto e di empatia per confidare il proprio disagio e ottenere consigli.
Le stesse paure possono interessare non solo i giovani più timidi e insicuri ma spesso anche ragazzi e ragazze che manifestano sicurezza e competenza.
Essere considerati esperti mentre non si ha ancora sperimentato nulla amplifica la paura di deludere e favorisce la fuga. Spesso i maschi si confrontano con coetanee che hanno già avuto diverse esperienze, alimentando la loro ansia per il confronto con i partner precedenti. Al timore del giudizio si somma anche quello, non meno inquietante, di essere smascherati e che il gruppo degli amici o della scuola venga a conoscenza della propria défaillance attraverso i social network.
Quale accoglienza migliore, in fuga dall'intimità, se non il conosciuto e sicuro mondo virtuale?
Protetti dall'anonimato, il proprio bisogno sessuale può essere appagato senza valutazioni e giudizi.
Il cerchio si chiude: la sessualità virtuale, punto di partenza dell'esperienza relazionale e sessuale di gran parte degli adolescenti, diventa per una parte di loro una dimensione rassicurante e conosciuta nella quale rifugiarsi, quella stessa dalla quale si è partiti.
Più spesso la fuga nel virtuale attrae quei giovani meno sicuri delle proprie qualità e capacità o che si ritengono poco attraenti; sono giovani per i quali è difficile mettersi in competizione nel mondo reale, proporsi e accettare il rischio di un rifiuto, cercare un incontro e mettersi in gioco in un'intimità vera.
Più spesso sono maschi ai quali la sessualità femminile, al di fuori delle acrobatiche performance delle pornodive con le quali hanno virtualmente familiarizzato, incute timore.
Per questi giovani il rischio è di rimanere impigliati nella rete, nelle sue infinite offerte, nella rassicurante possibilità di un pieno controllo.
Il rifugio nella rete può rispecchiare caratteristiche o problematiche preesistenti. Ad esempio può venire incontro a uno stile di attaccamento di tipo evitante, laddove l'incapacità a fidarsi e coinvolgersi nella relazione trova nella distanza e nella barriera dello schermo una condizione ideale.
I rischi dell'imprinting: sessualità al crocevia
«Adolescenza, un vecchio problema».
Un modo di dire riferito al fatto che da sempre, se pure con differenti espressioni, alcuni comportamenti degli adolescenti, nella vita familiare e sociale, sono stati considerati problematici.
Insicurezza, disagio, difficoltà nel controllo degli impulsi e dell'emotività, fino a condotte a rischio o socialmente disapprovate. Molti di questi comportamenti che preoccupano il mondo adulto verranno a scomparire con il passare del tempo, come se il tempo stesso ne fosse la cura.
È più difficile tuttavia che accada la stessa cosa relativamente alle esperienze sessuali.
La loro problematicità all'esordio rischia di trasformarsi in una stabile disfunzionalità i cui effetti sulla vita sessuale e relazionale, sull'autonomia e sull'identità, si manterranno o amplificheranno nel tempo.
Di fatto, il significato di «imprinting» che esse rappresentano per la vita futura apparirà con più evidenza nelle età successive.
Quando l'imprinting è positivo, e raggiunge quindi l'obbiettivo di conferma dell'identità sessuale, di appropriazione del corpo e della capacità di tradurne le sensazioni in percezione di piacere, rappresenta una buona base di partenza per esplorare il coinvolgimento erotico e affettivo in tutta la sua pienezza, appagare bisogni di sicurezza e sessuali, aprire le porte all'intimità erotica, quindi condivisa e creativa.
Quando il risultato non è positivo perché veicola solo emozioni negative di ansia, paura e vergogna, fallisce la sua funzione di conferma, di rito di passaggio, di scoperta e appropriazione del corpo, di maturazione emotiva.
Si pongono in questo modo le premesse per le difficoltà sessuali che si manifesteranno nell'età adulta, in una ripetitiva ricerca di conferme che penalizza o impedisce una soddisfacente vita relazionale.
Quando la sessualità è percepita come troppo pericolosa saranno la fuga e la ricerca del piacere altrove le uniche alternative. Un piacere scisso dalla relazione, più facilmente ricercato nell'uso o abuso di sostanze o alcol o in una sessualità meno giudicante, mediata e favorita dal potere del denaro, come nel caso della prostituzione o del turismo sessuale. Per altri ancora sarà lo stabilirsi di relazioni fortemente sbilanciate, volte a soddisfare il bisogno di attaccamento dove l'intimità erotica sarà esclusa o marginale.
Nascosta dietro molteplici espressioni di disagio, la ferita narcisistica lasciata da un imprinting negativo potrà continuare a manifestare il suo effetto condizionando la vita familiare, il lavoro, le relazioni sociali. Talvolta col passare del tempo potranno venirsi a creare condizioni che non permetteranno più di nascondere la «ferita» e la faranno emergere.
La ribellione del partner per un'insoddisfacente intimità erotica non più sostenibile, la ricerca di un figlio che la disfunzionalità sessuale rende impossibile, la sofferenza per la solitudine di chi non riesce o non prova neppure a cercare un partner, la crisi per la perdita delle figure di attaccamento, sono alcune delle condizioni che possono portare alla richiesta di aiuto dopo molti anni di silenzio e sofferenza.
Ne sono testimonianza le problematiche sessuali che definiamo «primarie» presenti da sempre nella storia del soggetto, alla cui origine, non raramente, si ritrovano anche le difficoltà e i fallimenti della fase adolescenziale. Fallimenti che hanno intrappolato il soggetto in una perdurante sfiducia di sé e in una fragile identità sessuale.
Se le difficoltà del passaggio adolescenziale sono per la maggior parte diretta conseguenza delle dinamiche psico-affettive dell'età infantile, è altresì vero che l'attuale contesto socio-culturale esercita un'influenza e una pressione la cui portata può essere sufficiente a creare o aggravare tali problematicità.
L'ibridazione dell'essere umano con la tecnologia modifica le modalità e tempi della comunicazione e della relazione, creando l'illusione che la prima veicoli automaticamente la seconda.
Se è impossibile di fatto arrestare questo processo che si profila come una mutazione, possiamo almeno in parte compensarne gli effetti con una presenza adulta, un ascolto e un dialogo, che nell'utilizzo dei media e della rete sappiano ridare voce e significato a quelle emozioni che oggi sembrano diluirsi nella «liquidità» degli scambi sia virtuali che reali.
Quelle stesse emozioni che se non previste, non sperimentate, non riconosciute nel linguaggio corporeo trasformano la sessualità in uno stereotipato contatto di corpi, una ripetizione di gesti.
Una presenza adulta intesa come «genitorialità digitale» che affianchi quella tradizionale, non più sufficiente in un contesto diventato così complesso. Una «genitorialità digitale» che significa anche, da parte degli «educatori» (non solo i genitori), una buona confidenza con le nuove tecnologie e con la rete, per incontrare i giovani in quel territorio che ormai abitano costantemente, territorio ricco di insidie che offre tuttavia una straordinaria opportunità di incontro tra generazioni.
Ciò che oggi i ragazzi conoscono del sesso (ma anche molti preadolescenti e bambini) sono le differenti «modalità» di praticarlo, viste infinite volte nelle immagini e nei video.
Nulla invece sanno di ciò che le accompagna.
È di questo silenzio che dovremmo preoccuparci e occuparci.

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