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L'approccio strategico integrato: integrazione, obiettivi e cambiamento
di Giovanna Celia


Dott.ssa Giovanna Celia
Psicologa-Psicoterapeuta, Phd; Presidente Comitato Scientifico della Scuola di Psicoterapia Strategico-Integrata Seraphicum (Scupsis) Roma; Direttore Didattico del Centro Internazionale di Psicologia e Psicoterapia Strategica (CIPPS) Salerno; Direttrice della Rivista Scientifica "Psicologia e Psicoterapia Oggi".

L'approccio strategico integrato: integrazione, obiettivi e cambiamento

Il modello strategico in psicoterapia può essere considerato l'implicita evoluzione della storia del Mental Research Institute di Paolo Alto in California. Questo famosissimo Istituto, nel corso degli anni, ha visto riunite diverse menti che, partendo da provenienze disciplinari diversificate, erano riuscite a creare un modello che integrava le differenze e che aiutava efficacemente le persone.
Di fatto, anche gli studi di meta analisi che hanno confrontato diversi modelli teorici hanno evidenziato che tutti gli approcci clinici ottengono mediamente gli stessi risultati. I terapeuti, invece, si sono spesso preoccupati di sottolineare le differenze tra i modelli anziché rintracciare i punti di contatto.
Tale atteggiamento costituisce un limite importante perché se, da un lato, le teorie ci servono a concettualizzare la realtà, dall'altro ci costringono però a vedere la realtà nell'ottica di se stesse. Questo non annulla l'utilità delle teorie in sé ma suggerisce la necessità di assumere un atteggiamento critico nei confronti dei nostri modelli concettuali, e cioè acquisire il dato che ogni approccio terapeutico possiede nel suo patrimonio concetti e metodi che hanno un valore positivo nella cura del paziente.
Perché, quindi, non utilizzare più metodi nella complessa sfida della cura dell'altro?
Integrazione e flessibilità
Due dei punti chiave dell'approccio strategico integrato sono i concetti di integrazione e flessibilità. L'approccio strategico integrato, infatti, utilizza contributi provenienti da diversi approcci: l'approccio narrativo, l'approccio sistemico-relazionale, l'approccio cognitivo e quello costruttivista.
Dal punto di vista strategico integrato il paziente non può essere settorializzato in un'unica dimensione perché porta in sé e con sé tante dimensioni che coesistono: rappresentazioni della realtà, modelli educativi, stili relazionali, etc. E nel lavoro di cura bisogna approcciarsi a tutto questo nella sua interezza.
L'integrazione offre al terapeuta l'opportunità di scegliere la strategia di lavoro migliore per raggiungere, nella maniera più efficace, la soluzione dei problemi che il paziente porta, evitando la rigidità del setting. Non esiste una verità, una realtà ma tante realtà, tante verità per quante persone possono essere coinvolte in un processo.
Gli obiettivi
Nel modello strategico-integrato l'obiettivo terapeutico diventa la costruzione di significati altri alla realtà problematica costruita dal paziente nel corso delle sue interazioni comunicative o relazioni.
Lo scopo dell'intervento terapeutico non è tanto cambiare la realtà quanto l'accezione soggettiva che ne dà il paziente, aiutandolo a sviluppare letture della realtà alternative a quella cristallizzata che ormai esiste come problematica.
Nella prospettiva strategico integrata diventa infatti essenziale superare l'idea di realtà/verità per sviluppare piuttosto una competenza specifica di gestire, affrontare e risolvere il proprio problema.
In altri termini, la realtà più che "vera" deve essere funzionale ad un buon adattamento del paziente, deve cioè indurlo a rintracciare linee guida utili a muoversi nel mondo così come questi lo vive e lo percepisce.
La relazione
Il terapeuta strategico integrato pone una grande attenzione alla relazione, cerca fortemente di allearsi con il mondo del suo paziente, penetra al suo interno e ne condivide gli schemi, le modalità di leggere la realtà e le emozioni, per poterlo poi eventualmente modificare insieme.
In tutto il processo l'alleanza con il paziente è un aspetto fondamentale in quanto servirà ad aggirare le difese e le resistenze del paziente al cambiamento.
Il cambiamento
Una delle prime domande che si pone il terapeuta strategico-integrato è: "Che cosa ha fatto fino ad ora il paziente per risolvere il problema? Di quali strategie, opportunità si è servito?"
Questo perché, nell'avviarci con il paziente in un processo di cambiamento, non è utile fargli sperimentare le cose già sperimentate con insuccesso.
Nel condurre il paziente verso il cambiamento, si utilizzano tecniche di comunicazione persuasiva e situazioni comportamentali che lo mettono direttamente a confronto con il problema. Il terapeuta strategico integrato, infatti, induce molto all'azione, al "fare", perché il cambiamento deve essere innanzitutto agito, sperimentato e, solo in un secondo momento, eventualmente rappresentato, narrato o ricostruito.
La cura breve che sia adatta al paziente
L'approccio strategico integrato si serve di diverse tecniche proprio per adattare la cura al paziente e non il paziente alla cura. Tra le tante tecniche di cui si serve, è possibile ricordare le prescrizioni, il concetto ericksoniano di utilizzazione del sintomo, l'incoraggiamento della resistenza, la metafora, l'incoraggiamento della ricaduta, l'amplificazione delle risposte.
Relativamente alla durata della terapia, l'approccio strategico integrato si propone come intervento di breve durata per rispondere alla necessità delle persone che vivono un disagio, le quali vogliono vedere, in maniera concreta, un cambiamento in breve tempo. Dal nostro punto di vista, infatti, la terapia deve essere una esperienza e non una parte integrante della vita.