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c.i.Ps.Ps.i.a.: Centro Italiano di Psicoterapia Psicoanalitica per l'Infanzia e l'Adolescenza - Bologna

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Centro Italiano di Psicoterapia Psicoanalitica per l'Infanzia e l'Adolescenza

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Intervista al Prof. Guido Crocetti: il lavoro terapeutico con i bambini
di Redazione

Prof. Guido Crocetti
Il Prof. Guido Crocetti è docente benemerito di Psicologia Clinica (Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica - Facoltà di Medicina e Chirurgia - Università "La Sapienza", Roma). Ampia e pluriennale esperienza di docenza in sedi diverse su tematiche connesse alla Teoria della Clinica e alla Tecnica Psicoterapeutica. Ha numerose pubblicazioni nell'area della Teoria, della Clinica e della Prassi Terapeutica.
Direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica per l'Infanzia e l'Adolescenza del c.i.Ps.Ps.i.a.
Coordinatore della Commissione Deontologica - Ordine Psicologi Regione Lazio, dal 2000 al 2005.
Premio Internazionale "Foyer 2003" Medaglia d'oro e diploma con la seguente motivazione "Per i suoi alti meriti negli studi psicologici e per l'elevata professionalità della sua attività, svolta con grande sensibilità e profondo spirito umanitario".
Psicologo Psicoterapeuta – Inizio dell'attività terapeutica: 1981.

Intervista al Prof. Guido Crocetti: il lavoro terapeutico con i bambini

1. Prof. Crocetti, come si sono evolute nel tempo le problematiche che una coppia affronta in qualità di genitori?
Radicalmente, in quanto sono mutate profondamente le dinamiche della coppia coniugale. Per conseguenza anche quelle della coppia genitoriale. Le famiglie allargate con figli avuti in altri rapporti di coppia ne sono un esempio. Questi stravolgimenti sono stati indagati dal c.i.Ps.Ps.i.a. con risultati davvero importanti. Sono emerse aree di interesse clinico quali la illusione generativa; le pulsioni al dominio; le collusioni sane e patogene; ecc. Ovviamente un'attenzione particolare è stata posta alle conseguenze che queste dinamiche producono sulla crescita dei bambini nelle diverse fasi evolutive.
2. Ci sono differenze rispetto al passato per quanto riguarda, invece, i problemi collegati al lavoro terapeutico con i bambini?
È cambiato il setting. Nel setting attuale sono entrati i linguaggi del cyber-ambiente e dei social. Anche in questo settore il c.i.Ps.Ps.i.a. ha riflettuto molto. In particolare, ha approfondito i profondi cambiamenti che caratterizzano il transfert, il cotransfert e il controtransfert nella psicoterapia infantile. Tenendo sempre presente che l'alleanza terapeutica si fa comunque sempre con il centro del paziente (bambino, adolescente o adulto) e non con la sua periferia, abbiamo constatato che oggi molti bambini, adolescenti e adulti portano in terapia la periferia dell'esperienza di sé come se fosse invece il centro del proprio universo problematico.
3. Quanto è importante e in che modo incide la dimensione ludica nella terapia con il bambino e nelle dinamiche genitoriali?
La terapia con il bambino non può che essere ludica. Il gioco condiviso e goduto è la condizione dei processi mutativi. È la condivisione che fa terapia, soprattutto la condivisione goduta. Silente e goduta.
4. Cosa rappresenta il disegno nel mondo infantile?
Il disegno è una radiografia del mondo interno del bambino. Nel qui ed ora. Si avvale del linguaggio oniroide. È una radiografia. In esso, pertanto, è presentato e rappresentato il mondo interno del bambino così come si articola nel qui ed ora dei legami oggettuali.
5. Per quello che riguarda il setting, quando si lavora con bambini piccoli e i loro genitori cosa non dovrebbe mai mancare?
Non dovrebbe mai mancare la presenza dei genitori nella stanza di terapia con i bambini al di sotto dei tre anni. In quella fase il bambino non ha gli strumenti per gestire in modo autonomo gli stati interni all'esperienza di sé. I genitori, pertanto, devono essere presenti e la terapia è una terapia di contesto oltre che una terapia che ha per oggetto il bambino stesso.
6. In che modo lo psicoterapeuta, attraverso il gioco, entra nel mondo del bambino?
Come già detto, il gioco condiviso e goduto crea quello che Winnicott chiama "la terza area dell'esperienza" nella quale il terapeuta e il bambino dialogano, creano e ricreano l'esperienza del sé identitario e cioè la dignità, l'autostima, il valore di sé e il senso del proprio essere in relazione.
Intervista realizzata dalla
Redazione del Centro HT


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