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Dott. Giuseppe Vercelli
Psicologo e Psicoterapeuta, dal 2011 è Responsabile dell'Area Psicologica Juventus Football Club. Studioso ed esperto di Psicologia
della prestazione e delle sue applicazioni in ambito sportivo, organizzativo e manageriale, è inoltre Psicologo dello Sport presso varie
Federazioni nazionali (FISI, FICK, FIPAV, FITARCO, FIBa, UITS). Dal 2015 è Responsabile Scientifico del Centro di Psicologia dello Sport
e della Prestazione Umana "Umbro Marcaccioli" - ISEF Torino, oltre che del Corso di Perfezionamento in Psicologia dello Sport e del Corso S.F.E.R.A.
Coaching - Life, Business and Sport. Ha partecipato come Psicologo ufficiale del CONI alle Olimpiadi di Torino 2006, Pechino 2008, Vancouver 2010,
Londra 2012, Pyeongchang 2018, ed è stato consulente CONI per le Olimpiadi di Sochi 2014 e Rio 2016.In ambito universitario è Docente di Psicologia Sociale e Psicologia dello Sport e della Prestazione Umana presso l'Università degli Studi di Torino. Ha inoltre insegnato presso l'Università Bocconi di Milano e presso la Facoltà di Economia dell'Università di Torino. È autore di pubblicazioni scientifiche e divulgative, tra le quali i saggi Vincere con la Mente e L'Intelligenza Agonistica, oltre a Il Potere nascosto dell'ombra e Psicologia dell'alta prestazione nel trading. Intervista al Dott. Giuseppe Vercelli: il modello S.F.E.R.A. nella Psicologia dello Sport
1) Dott. Vercelli, in qualità di ideatore di S.F.E.R.A., potrebbe spiegarci come è nato e in cosa consiste questo Modello?
Quali sono le sue caratteristiche principali?
Il Modello S.F.E.R.A. nasce in ambito sportivo a partire dal lavoro svolto direttamente con atleti professionisti, allenatori e preparatori
atletici, durante l'esperienza di preparazione delle Olimpiadi di Torino 2006 con la Federazione Italiana Sport Invernali. In seguito, è
stato poi riconosciuto a livello internazionale al XII World Congress of Sport Psychology di Marrakech nel 2009. Dietro l'acronimo S.F.E.R.A.
si celano cinque fattori fondamentali, cinque elementi cardine che racchiudono in sé i meccanismi mentali alla base di una performance
ottimale. Tali fattori sono elementi naturalistici, ovvero che fanno parte dell'esperienza quotidiana di ognuno di noi: la Sincronia,
i Punti di Forza, l'Energia, il Ritmo e l'Attivazione. Il Modello corrisponde quindi a un semplice principio
ordinatore, uno strumento che permette di governare consapevolmente tali meccanismi, consentendo di riconoscere cosa non sta funzionando
nell'approccio a una sfida e fornendo all'atleta, alla squadra o all'allenatore una soluzione efficace per ottimizzare la sua prestazione. In
una frase: quello che prima era sconosciuto, casuale, diventa comprensibile e ripetibile.
2) Nel campo della psicologia dello sport in che cosa si distingue il Modello S.F.E.R.A.? Da cosa è data la sua unicità?
S.F.E.R.A. rappresenta una chiave di lettura della realtà non riducibile a un insieme di tecniche da applicare in modo casuale rispetto a un
lavoro di ottimizzazione. Senza un Modello semplice e fruibile non è infatti possibile osservare ciò che accade in termini prestativi
per trovare le cause reali del problema e, di conseguenza, elaborare la strategia migliore. Questo rappresenta pertanto l'elemento cardine che permette
di lavorare sulla ripetibilità di prestazioni d'eccellenza, garantendo al contempo una sempre maggiore autonomia all'atleta nel
controllare e gestire la propria prestazione. È infatti proprio nell'ottica dell'autonomia che si dovrebbero muovere tutti gli interventi di
ottimizzazione. Ogni individuo che accede a questo Modello ha l'opportunità di diventare, con il passare del tempo, sempre più efficace
nel colmare le proprie aree di miglioramento e nel rinforzare e consolidare i propri punti di forza, nell'ottica di sviluppare un percorso che tende
al miglioramento continuo.
3) Come è possibile raggiungere la massima prestazione tramite l'utilizzo del Modello S.F.E.R.A.?
Innanzitutto è fondamentale definire cosa sia la massima prestazione. Essa viene raggiunta quando l'atleta riesce, in uno specifico compito,
a esprimere il massimo delle proprie possibilità. Ciò significa che nel processo prestazionale vi è una corrispondenza
pressoché assoluta tra il proprio valore potenziale (ciò che la persona è in grado di esprimere) e il proprio valore reale
(ciò che la persona effettivamente esprime). Il Modello S.F.E.R.A, grazie alla sua semplicità e immediatezza, risulta fondamentale
in quanto permette di replicare in modo strutturato la massima prestazione, raggiungendo in modo costante il massimo potenziale. Agire singolarmente
sui cinque fattori o sulla corretta armonia tra essi significa rendere il processo prestazionale ripetibile, fornendo quindi tutti gli
elementi di cui l'atleta necessita per affrontare una sfida. In buona sostanza sarà il performer stesso che imparerà a controllare
in modo sistematico la propria concentrazione, la propria fiducia, le proprie risorse, ottenendo così la massima espressione della sua
genialità. Solo in questo modo la prestazione non diviene la risultante di caso o fortuna, ma si trasforma in una conseguenza di ciò
che decide l'atleta, il quale diventa l'attore protagonista.
4) Nel concreto, quali sono gli strumenti e le tecniche utilizzati per migliorare la prestazione?
Il primo passo da intraprendere è sempre quello di fornire un certo tipo di consapevolezza all'atleta. Un iniziale approccio
all'ottimizzazione parte dall'analisi della S.F.E.R.A. personale, cioè la capacità di scattare una sorta di fotografia rispetto a
una prestazione specifica che si vuole analizzare. Questo permette alla persona di avere informazioni riguardo agli aspetti mentali che compongono
la sua performance, in modo da poter intervenire efficacemente sul fattore carente, per ristabilire l'equilibrio tra prestazione potenziale e
prestazione effettiva ed esprimersi quindi al meglio delle sue capacità. Per quanto riguarda l'intervento su ogni singolo fattore, solo
successivamente all'atleta vengono presentate tecniche specifiche per agire sulla propria concentrazione, per elaborare in modo funzionale
gli stimoli che vengono percepiti dalla persona come ansiogeni, per imparare a costruire la giusta fiducia nelle proprie capacità, per
comprendere come gestire i propri vissuti emotivi e molto altro ancora. Il tutto però necessita sempre di essere adattato su misura rispetto
a quelle che sono le caratteristiche della persona e le sue esigenze in quel dato momento. Va quindi ribadito che le tecniche assumono concretamente
importanza solo nel momento in cui si ha un Modello efficace di analisi e di intervento a cui fare riferimento per interpretare ciò che accade.
Senza di esso risulterebbero, nel migliore dei casi, meno efficaci, fino a diventare in talune circostanze addirittura controproducenti. In altre
parole, citando Maslow: "Se si ha solo un martello, allora tutti i problemi saranno chiodi".
5) Nel panorama italiano, da quali società è utilizzato il Modello S.F.E.R.A.?
Nel panorama italiano S.F.E.R.A., in quanto Modello che lavora sulla prestazione, è utilizzato da numerose realtà, sia sportive
sia aziendali. In ambito sportivo collaboriamo con federazioni e società d'eccellenza quali Juventus Football Club, Federazione Italiana
Sport Invernali (FISI), Federazione Italiana Pallavolo (FIPAV), Federazione Italiana tiro con l'arco (FITarco), Federazione Italiana Sport del
Ghiaccio (FISG), Federazione Italiana Canoa e Kayak (FICK), Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), Unione Italiana Tiro a Segno (UITS),
Federazione Italiana Badminton (FIBa) e con il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI). Gli stessi princìpi, sebbene in diverse
modalità, vengono applicati anche nell'ambito business. Collaboriamo attualmente (e abbiamo collaborato in passato) con prestigiose
realtà quali Monte dei Paschi di Siena, Microsoft, Disney, Alfa Romeo, FIAT, Azimut e molte altre ancora. Operare con queste società
significa porsi l'obiettivo di aiutare i singoli, i team e le organizzazioni a raggiungere la massima efficacia ed efficienza dinnanzi alle
loro sfide quotidiane, ovvero nel supportarli a replicare costantemente le loro massime prestazioni, indipendentemente dal contesto in cui ci
si può trovare a operare.
6) Nel corso della sua carriera Lei ha avuto modo di lavorare a stretto contatto con varie realtà sportive nazionali ed è
stato psicologo ufficiale del CONI durante eventi come le Olimpiadi di Torino, Londra, Pechino, ecc. Può farci qualche esempio di come
il modello S.F.E.R.A. sia stato applicato con successo in uno di questi casi?
Il Modello S.F.E.R.A. innanzitutto si è evoluto grazie alle collaborazioni sopra citate, trovando nel tempo un'applicazione sempre più
efficace nei diversi contesti olimpici. Tra gli esempi che posso citare, ricordo Pechino 2008, dove ho avuto l'opportunità di lavorare con
l'equipaggio maschile di velocità nella specialità del K4. Il modello è stato essenziale per consentire all'equipaggio di
sfruttare l'Energia in maniera più efficace, permettendo al gruppo di trasformare quello che percepiva come dolore fisico in uno stimolo
funzionale al raggiungimento dell'obiettivo prefissato. A Londra 2012, con Josefa Idem, S.F.E.R.A. è stato invece utilizzato per agevolare
l'atleta ad ottenere il massimo rendimento nella gestione dei suoi Ritmi di gara e non, elemento che ha contribuito al raggiungimento di un Argento
olimpico nonostante le criticità a cui l'atleta era esposta. Più recentemente, invece, ho avuto l'opportunità di partecipare ai
Giochi Invernali di Pyeongchang, in collaborazione con FISI ed in particolare con Sofia Goggia, che ha conquistato un'importante medaglia d'oro nella
discesa libera. In quest'ultima occasione è stato possibile lavorare con lei sul potenziamento di alcuni meccanismi nei momenti chiave della
discesa, permettendole di sfruttare tutto il potenziale a disposizione e contribuendo a raggiungere la prestazione ottimale dal punto di vista mentale.
Intervista realizzata dalla Redazione del Centro HT Psycosport: Centro di Psicologia dello Sport e della Prestazione Umana 'Umbro Marcaccioli' Torino: Piazza Bernini, 12 - cell 389.9961734 www.psycosport.com |