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Intervista alla Dott.ssa Antonella Fìlastro: l'Approccio Umanistico-Esistenziale nel lavoro psicoterapeutico

Intervista alla Dott.ssa Antonella Fìlastro: l'Approccio Umanistico-Esistenziale nel lavoro psicoterapeutico
di Redazione

Dott.ssa Antonella Fìlastro
Direttore e Rappresentante Legale della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Umanistica Esistenziale "IPUE Luigi De Marchi". Psicologa, Psicoterapeuta, Psico-Oncologa.
Docente di Analisi Bioenergetica e Psicoterapia Esistenziale presso altre Scuole di Specializzazione in psicoterapia. Autore di saggi, e coautore di articoli scientifici.
Coniuga da anni l'impegno clinico con quello sociale con il sostegno psicologico ai Bimbi del Meriggio della Comunità Aina-Kenia.

Intervista alla Dott.ssa Antonella Fìlastro: l'Approccio Umanistico-Esistenziale nel lavoro psicoterapeutico

1) Dott.ssa Fìlastro, l'approccio utilizzato presso l'Istituto IPUE è quello Umanistico-Esistenziale. Quali sono le sue caratteristiche principali?
Tra le caratteristiche principali dell'Approccio proposto dall'Istituto IPUE c'è sicuramente quella di mettere al centro la persona. Questa viene considerata non solo nelle sue mancanze e limiti, ma - e soprattutto - anche nelle sue potenzialità e risorse e nella sua progettualità di vita, che spesso è quella che viene meno in casi di malattie o malessere psicologico.
Al centro c'è l'uomo con i suoi valori, la sua storia di vita ed anche il suo corpo. Un'altra caratteristica fondante l'approccio è, infatti, l'interesse rivolto al corpo. Spesso sottovalutato o relegato a "sintomo da risolvere", il corpo rappresenta un canale informativo per terapeuta e paziente, ma, allo stesso tempo, anche un canale privilegiato attraverso cui esprimere il proprio sé.
Infine, importantissimo è considerare l'uomo nella sua traiettoria longitudinale, nel senso di direzionalità e progettualità, ma anche da un punto di vista trasversale, in cui è fondamentale aiutare la persona a collocarsi nel qui ed ora e nello specifico nella fase di vita in cui esso si trova, al fine di dare senso e ridefinire se stesso e il malessere esperito.
2) La Psicologia Umanistica Esistenziale vede tra i suoi autori più importanti figure come quella di Carl Rogers, Otto Rank, Viktor Frankl. In quale modo il loro pensiero ha influenzato lo sviluppo del modello clinico elaborato dalla vostra Scuola?
Il modello clinico, nella sua solida e complessa struttura, deve la sua genesi e la sua innovazione a questi tre grandi autori rivoluzionari. Se si pensa alla storia della psicologia non si può non considerare come il loro pensiero abbia generato cambi di rotta innovativi, verso strade nuove non ancora battute nella psiche e nell'animo umano.
Carl Rogers, difatti, ha introdotto una rivoluzione copernicana nella relazione terapeuta-paziente, tale da costruire una condizione paritaria che fino ad allora non c'era, mediante la condivisione reciproca di un comune sentire guidato dall'empatia e dall'ascolto attivo. Nel modello il sentire empatico è il fondamento e il motore del processo terapeutico stesso.
Otto Rank, come lo stesso Luigi de Marchi ne parlava nel suo libro "Otto Rank. Pioniere misconosciuto", rappresenta nel modello uno sfondo di riscoperta e rinascita del paziente come essere umano nella sua storia. Infatti si tratta di un approccio psicoterapeutico volto all'apertura a una vita rinarrata e non disvelata, che aiuta il paziente a ridefinire il sé nella sua integrità esistenziale.
Viktor E. Frankl apre il modello a una visione longitudinale dell'esistenza in cui il paziente, nella sua unicità e irripetibilità, affronta e vive appieno la sua sofferenza, accettandola e individuandone un senso fondamentale per lo sviluppo nel paziente della sua forza di resistenza dello spirito, ad oggi conosciuta come resilienza.
I loro pensieri hanno così costituito sia la natura del modello stesso che la strutturazione multidimensionale integrata che ne è conseguita, a partire dal fondatore dell'Ipue Luigi De Marchi, il quale fu un pioniere nel riconoscimento del ruolo dell'angoscia di morte come traversale a tutte le condizioni esistenziali, e che si arricchisce tutt'ora dei contribuiti di autori come Irvin Yalom, che sottolinea l'importanza della dimensione relazionale tra terapeuta e paziente nella definizione di senso e nella ricerca dello stesso.
3) Il modello sviluppato presso IPUE viene definito come "multidimensionale, integrato e non dogmatico alla sofferenza umana e psichica". Può illustrarci brevemente questo concetto?
Andando per ordine, l'approccio IPUE viene definito come multidimensionale in quanto nel lavoro con la persona tiene conto di 4 dimensioni cardine: empatica-relazionale, corporea, esistenziale e cognitiva-esistenziale. Queste permettono di guardare alla persona in tutte le sue sfaccettature, approfondendo ed entrando in contatto con ciascuna di esse.
Viene definito integrato in quanto l'approccio IPUE lavora considerando e utilizzando metodologie anche di altri approcci, come quello cognitivo comportamentale e quello psicodinamico. Questa modalità di lavoro è evidente anche nella strutturazione del Board di Professionisti e Docenti interni alla scuola, che, portando le loro diverse formazioni, calano la loro esperienza clinica all'interno del Modello IPUE.
Infine, l'approccio dell'Istituto viene definito non dogmatico in quanto non rigido. Aspetto caratteristico dell'IPUE, dei suoi Docenti, nonché degli Allievi è l'apertura mentale, che permette, oltre di essere flessibile nell'incontro con la persona, anche di apprendere e tener conto di metodologie e di approcci differenti.
4) L'intervento clinico proposto si concentra sull'integrazione sinergica di 4 dimensioni dell'esperienza umana: empatica-relazionale, corporea, esistenziale, cognitiva esistenziale. In quale modo il professionista tiene conto di tali aspetti durante il lavoro terapeutico?
La Dimensione Relazionale-Affettiva implica il contatto profondo con il paziente attraverso l'utilizzo dell'Empatia Esistenziale; la Dimensione Esistenziale implica lavorare con il paziente in un'ottica longitudinale dell'esistenza (con il suo passato e la sua progettualità) e parallelamente in un'ottica trasversale relativamente alla fase di vita che il paziente stesso sta attraversando e le sfide esistenziali che essa comporta; la Dimensione Corporea rappresenta un canale ulteriore, oltre quello empatico, attraverso cui entrare in contatto con il paziente e permettere lui di entrare in contatto con sé stesso; la Dimensione Cognitiva-Esistenziale implica la ridefinizione di sé e della propria condizione da parte del paziente.
Nel lavoro terapeutico queste dimensioni si integrano, definendo un processo in cui il sentire del clinico, il suo modo di essere e l'utilizzo del tempo, sono i principali strumenti che il terapeuta ha a disposizione e attraverso cui entrare empaticamente in contatto con il paziente; un processo in cui tecniche come la Mindfulness e la Respirazione sono una risorsa ulteriore che permettono al paziente di ri-vivere emozioni e traumi e sperimentare se stessi nel qui ed ora; un processo in cui la ridefinizione di sé, della propria condizione e progettualità sfruttano al massimo le potenzialità del paziente stesso e quelle che emergono nello scambio paziente-terapeuta.
5) Quali sono le abilità e le competenze professionali che lo studente potrà acquisire attraverso il modello IPUE?
Il modello IPUE permette agli allievi di approfondire tecniche e acquisire competenze secondo l'ottica integrata dell'approccio (tecniche bioenergetiche, cognitivo-comportamentali, relazionali), nonché sperimentarsi nei vari setting (individuale, di coppia, di gruppo), e permette loro di sviluppare un profondo contatto con se stessi, requisito fondamentale per entrare in contatto con l'altro.
6) In quali contesti clinici il professionista può servirsi con maggior margine di successo dell'approccio utilizzato dalla vostra Scuola?
L'approccio IPUE, proprio per il suo essere integrato e per la diversa formazione dei Docenti - considerata una importante risorsa per l'Istituto - permette di lavorare in più contesti.
L'insegnamento di metodologie inerenti il Senso (Meaning Therapy, Dignity Therapy, ACT), permettono di lavorare in contesti in cui la morte è una presenza (es. oncologia), ma anche in quei contesti dove sembra essere persa la progettualità di vita (es. malattie neurodegenerative). L'insegnamento di tecniche basate sull'empatia (Metodo END) e sul corpo (Respirazione, Mindfulness) permette di lavorare anche in contesti psichiatrici (es. Disturbo Bipolare, Disturbi del Comportamento Alimentare), dove spesso situazioni di violenza e aggressività (auto ed etero diretta) richiedono la capacità di un contatto più profondo e di attivare una normalizzazione, evitando così di alimentare lo stigma che la malattia porta con sé.
L'approccio IPUE, inoltre, grazie all'importanza data alla persona (e non solo al sintomo) dal punto di vista esistenziale, permette di lavorare con tutte quelle situazioni in cui la persona si trova a dover ridefinire se stessa davanti a una nuova sfida (gravidanza), oppure davanti ad un trauma (lutto).
Intervista realizzata dalla
Redazione del Centro HT