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Psiba: Istituto di Psicoterapia del Bambino e dell'Adolescente - Milano

Psiba
Istituto di Psicoterapia del Bambino e dell'Adolescente

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Intervista alla Dott.ssa Roberta Vitali: formazione in Psicoterapia infantile e adolescenziale

Intervista alla Dott.ssa Roberta Vitali: formazione in Psicoterapia infantile e adolescenziale
di Redazione

Dott.ssa Roberta Vitali
La Dott.ssa Roberta Vitali, Psicoterapeuta e PhD in Psicologia della Comunicazione e dei Processi Linguistici, svolge attività di docenza e di supervisione presso la Scuola di Psicoterapia PsiBA.
È coordinatrice della Segreteria di Redazione e collabora con l'équipe che si occupa della realizzazione di progetti in interfaccia tra l'Istituto PsiBA e l'Ordine degli Avvocati di Milano per la formazione professionale nel campo della psicologia giuridica e della tutela del minore.

Intervista alla Dott.ssa Roberta Vitali: formazione in Psicoterapia infantile e adolescenziale

1. Parliamo oggi con la dott.ssa Vitali, docente e Supervisore della Scuola di Psicoterapia PsiBA, Istituto di Psicoterapia del Bambino e dell'Adolescente. Prima di addentrarci nelle specifiche della formazione e degli sbocchi professionali, ci soffermiamo sull'orientamento teorico della Scuola.
Tra i principali autori di riferimento dell'Istituto è possibile annoverare Freud, Winnicott... fino a Senise: quali aspetti del loro pensiero ispirano maggiormente le attività di PsiBa?
L'orientamento teorico-clinico della Scuola si colloca nell'area della psicoanalisi relazionale ed intersoggettiva che si è venuta a strutturare a partire da Winnicott, Bowlby, Kohut, sino a Mitchell, Stern, Ogden, Bromberg, Renik, Cahn e in Italia Senise, Novelletto, Ammanniti.
Il lavoro clinico anche nell'area traumatica ad ampio spettro ha condotto, inoltre, la psicoanalisi ad aprire il suo sguardo ai meccanismi neurofisiologici del funzionamento mentale, alle diverse modalità di immagazzinamento dei ricordi, ai sistemi multipli di elaborazione dell'esperienza.
Nella prospettiva da cui partiamo la mente si sviluppa all'interno di relazioni non solo fantasmatiche, ma reali, per cui anche l'inconscio viene considerato relazionale, nel senso che nasce e si sviluppa nelle relazioni e solo attraverso le relazioni può evolvere e modificarsi.
La relazione terapeutica, come veicola Bromberg, diventa, pertanto, un mezzo per raggiungere una coerenza del Sé altrimenti non accessibile: l'altro (terapeuta) viene utilizzato per rimanere in contatto con affetti contrastanti e percezioni di sé dissonanti. Solo in un secondo tempo il paziente, riuscendo a contenere dentro di sé questi aspetti, sarà in grado di usare la propria capacità riflessiva e l'esperienza soggettiva del terapeuta.
Ogden pone il cambiamento al centro di un'intensa comunicazione non verbale in cui il paziente fa uso del terapeuta per sperimentare e contenere un aspetto di sé non desiderato o compromesso. Sulle tracce di Ogden possiamo osservare che l'informazione sul mondo emotivo del paziente nasce dall'azione scenica alla quale il terapeuta prende parte; la trasformazione di quanto avviene in questa interazione interpersonale fantasmatica è possibile nella misura in cui il terapeuta è in grado di sperimentare e di gestire i sentimenti proiettati nell'ambito della struttura più ampia della sua personalità.
Seguendo il pensiero clinico di Senise, la tradizionale fase di consultazione diagnostica si è trasformata, dunque, in un processo conoscitivo relazionale che mette in gioco fin dall'inizio la soggettività del terapeuta da un lato e la creatività del paziente dall'altro, in maniera da rivestire già una valenza terapeutica o da poter permettere di individuare l'intervento terapeutico più adeguato. Particolare importanza riveste anche la fase di restituzione che dovrà favorire una conoscenza "emotiva" e non "concettuale": il modo di comunicare i problemi emersi dovrà essere in grado di far risuonare nell'altro (adulto e soggetto in età evolutiva) delle emozioni, per favorire un riconoscimento il più possibile prossimo al proprio mondo interno.
Specie con soggetti in età evolutiva, infatti, sono possibili diversi setting terapeutici: psicoterapia genitore-bambino, terapia familiare o di uno dei genitori, psicoterapia del bambino o dell'adolescente, che comporta comunque il coinvolgimento e il lavoro con i genitori.
2. Dal punto di vista formativo, a quali argomenti viene attribuita maggiore importanza?
La formazione nella sua complessità centra il suo interesse sulle problematiche dell'infanzia, dell'adolescenza, del giovane adulto e delle loro famiglie.
Queste problematiche vengono esplorate nel loro costante e reciproco articolarsi tra mondo fantasmatico dei differenti soggetti e mondo reale, nel contesto di una dialettica tra la necessità di mantenere una continuità evolutiva e l'urgenza di conquistare una specifica individuazione. Tutto ciò nella consapevolezza che ogni fase evolutiva ha il ruolo definito di confermare l'acquisizione di specifiche competenze emotivo-cognitivo-sociali e di esser germe di potenzialità per le tappe successive.
Così per la prima infanzia è opportuno avere un'attenzione osservativa per il largo ventaglio dei processi maturativi del neonato umano multipotenziale, provvisto di precisi pattern neurofisiologici, biologici, comportamentali, individuati ormai da numerose ricerche neurofisiologiche, e per l'interazione profonda, ancora fonte di interrogativi scientifici, tra corpo e mente, che consente al neonato di accedere alla vita mentale specifica dell'essere umano.
L'inconscio della madre è, peraltro la prima realtà del bambino e sappiamo che l'individuo emerge da una diade intersoggettiva (Winnicott). Sappiamo anche che le esperienze di accudimento infantile contribuiscono non solo a garantire un istintuale bisogno di sicurezza, ma anche lo sviluppo delle capacità di pensiero simbolico attraverso la maturazione dei circuiti ippocampo aree orbito-frontali del cervello sinistro.
Il neonato, fin dagli inizi della vita, è dotato una capacità innata di connettersi ai genitori, di percepirne i segnali emotivi consci ed inconsci e di interpretarne le intenzioni ad un livello inizialmente preriflessivo. L'associazione delle manifestazioni espressivo-affettive dei genitori, soprattutto facciali e vocali, agli stati interni del bambino costituisce per lui l'indizio di una categoria emozionale distinta e una sua prima rappresentazione pre-simbolica. L'esperienza di sé (Sé corporeo e Sé psichico) può essere, dunque, considerata una funzione emergente di sistemi multipli di memoria implicita ed esplicita, di relazioni precoci che modellano le funzioni regolative degli stati corporei e dell'emotività.
Per questo il progetto formativo PsiBa prevede nel quadriennio l'approfondimento di:
  • Metodologie e tecniche applicate in ambito clinico quali colloquio (individuale, coppia e familiare), approfondimento testale (inquadramento psicodiagnostico descrittivo), metodi di osservazione del neonato (Infant Observation), consultazione 0-5, con il preadolescente, l'adolescente, il giovane adulto e la famiglia
  • Metodologia e tecnica della psicoterapia infantile, adolescenziale, con il giovane adulto e l'adulto del sistema famiglia
  • Elementi di psicoanalisi e approfondimenti della psicoterapia delle psicosi in età evolutiva
  • Psicologia generale e dei modelli evolutivi
  • Elementi di valutazione psicodinamica dei quadri di DSA
  • Etica e deontologia professionale
3. Uno dei metodi affrontati durante il percorso formativo presso il vostro Istituto è l'Infant Observation: può illustrarci di cosa si tratta?
Il metodo dell'Infant Observation è stato ideato da E. Bick e si caratterizza prevalentemente attraverso la neutralità dell'osservatore, la soggettività come strumento di conoscenza, la capacità negativa e la presenza del gruppo, allo scopo di formare futuri terapeuti consentendo un'esperienza in vivo degli elementi che sono centrali anche nell'assetto interno dell'analista e allo scopo di osservare e fare ipotesi sui processi che coinvolgono la nascita del Sé nella relazione madre-bambino.
Il metodo consiste nel poter osservare una coppia mamma-bambino nel suo ambiente naturale di crescita, settimanalmente per due anni. Ogni osservazione verrà trascritta dall'osservatore e discussa in gruppo attraverso il metodo delle libere associazioni.
Il metodo si caratterizza, inoltre, per il pieno riconoscimento della soggettività come strumento di conoscenza; l'osservazione e la conoscenza dell'altro da sé è possibile solo se procede parallelamente all'osservazione del Sé.
In questo senso l'Infant Observation aiuta l'osservatore e il gruppo a sviluppare quella che Bion definisce visione binoculare, centrale nel lavoro di psicoterapeuti, e cioè la capacità di accogliere, contenere, osservare e ascoltare ciò che viene dall'altro e parallelamente ascoltare ciò che avviene nel proprio mondo interno.
In secondo luogo, è un'esperienza fondamentale per sviluppare quella che Bion definisce capacità negativa, un atteggiamento di aperta recettività che permetta di accogliere gli elementi che circolano nella situazione osservativa, così come nella stanza di terapia, senza agirli. Questa capacità di sostare, di essere presenti e ricettivi senza agire, richiede la capacità di tollerare quella passività necessaria perché si crei uno spazio psichico di pensiero che permetta all'altro di esprimersi nella sua autenticità.
4. Quali capacità deve maturare il terapeuta per poter operare al meglio nel campo dell'età evolutiva? E quali sono le principali difficoltà che potrebbe dover affrontare in questo settore?
La psicoterapia infantile e adolescenziale viene considerata tra le più complete ed anche le più complesse tra le tecniche di derivazione psicoanalitica elaborata a partire dal pensiero di S. Freud: completa, perché comporta simultaneamente la presa in carico della tensione relazionale dialettica figli-genitori e offre, quindi, al terapeuta l'occasione unica di assistere in diretta a quelle operazioni che portano alla formazione del carattere e che, invece, nel lavoro analitico con l'adulto possono essere solo inferite; complessa proprio perché richiede non solo la capacità tecnica di lavorare sia con bambini, adolescenti che con adulti e famiglie, ma soprattutto quella emotiva di fronteggiare le tensioni, spesso enormi, della relazione genitori-figli, mantenendo una posizione di oscillazione tra neutralità ed empatia che possa permettere al terapeuta di non cadere vittima di collusioni o alleanze che farebbero inevitabilmente naufragare la psicoterapia.
Il terapeuta è, pertanto, chiamato a maneggiare giochi e posizioni identificatorie con i vari membri della famiglia in un assetto recettivo, ma anche mobile.
Deve al contempo sviluppare una particolare arte nel dosaggio dell'asimmetria relazionale che il rapporto terapeutico adulto-bambino implica, imparando ad elaborare il controtransfert che lo porterebbe sovente ad identificarsi prevalentemente con la sofferenza infantile; deve apprendere a dosare ed accogliere le richieste di dipendenza e controdipendenza che i genitori mettono in campo per includerli nel lavoro e in un setting allargato che si rivolga anche all'ambiente del bambino o dell'adolescente.
Nella psicoterapia del bambino e dell'adolescente è, infatti, estremamente importante differenziare i propri ideali dalle possibilità terapeutiche effettive del bambino e della famiglia e costruire setting clinici sostenibili, lavorando ad un doppio livello con gli adulti e soggetti in età evolutiva. Curare, dunque, bambini e adolescenti significa anche mettere il massimo impegno nel migliorare le loro relazioni con i genitori e l'ambiente di appartenenza.
Come gruppo oggi siamo sempre più convinti che il terapeuta non sia solo portatore di un sapere professionale: nel campo della relazione terapeutica egli mette in "gioco" la sua persona e la sua mente partecipa a creare il setting nel quale possono prendere forma le menti degli altri protagonisti del processo terapeutico.
Freud era consapevole che tutte le scienze sono basate sull'utilizzo di strumenti per lo studio della materia interessata, ma la particolarità delle tecniche psicoterapiche di afferenza psicoanalitica è che utilizzano l'apparato psichico dell'analista per "curare" l'apparato psichico del paziente che è soggetto a quelle "lacune dello psichico" che il processo psicoterapico lavora per poter riparare.
Per tutti questi motivi, parte integrante della formazione relativa al sapere psicoanalitico diventa il necessario e profondo lavoro analitico sulla persona del terapeuta, nel tentativo di attrezzarsi ad incontrare la complessità della mente altrui.
5. Quali sono gli sbocchi professionali per quanti seguono un percorso formativo nell'ambito della Psicoterapia infantile e adolescenziale?
La formazione in psicoterapia psicoanalitica del bambino e dell'adolescente - che non può mai trascurare l'ambiente (familiare e sociale) in cui questi soggetti sono inseriti - offre molti ambiti di applicazione sia nel settore pubblico che privato.
In ambito pubblico permette l'accesso a bandi di concorso (avvisi pubblici o procedure concorsuali) per collaborare con:
  • Consultori
  • Unità Tutela Minori
  • Unità di Neuropsichiatria Infantile
  • Centri ospedalieri con progetti sui minori (bambini e adolescenti affetti da malattie croniche e invalidanti, reparti di neonatologia, ecc.)
  • Centri di Psicoterapia dell'infanzia, adolescenza e famiglia
  • Sportelli Scolastici presso scuole elementari, medie inferiori e superiori per adolescenti, insegnanti e genitori
  • Progetti di sostegno alla genitorialità che possono esitare in interventi diretti all'adulto singolarmente o in coppia
  • Progetti di Psicologia Scolastica; interventi presso i gruppi Classe o interventi tematici nelle scuole per i genitori.
  • Progetti di sperimentazione e prevenzione sul territorio per obiettivi sociali, di integrazione, sostegno delle fasce deboli della popolazione
  • Progetti-intervento di home visiting, supporto alla relazione genitori-bambini nelle fasi precoci dello sviluppo, supporto all'integrazione degli extracomunitari di prima e seconda generazione
  • Progetti di intervento di gruppo per il trattamento di tematiche specifiche quali l'elaborazione del lutto, la morte di un genitore, la presenza di malattie croniche o degenerative all'interno della famiglia.
Sempre in ambito pubblico è possibile arricchire la formazione PsiBA, in appaiamento ad una specializzazione in ambito giuridico, per la richiesta di iscrizione agli elenchi CTU (Consulente Tecnico del Giudice) dei Tribunali, sia in ambito civile che penale, per le valutazioni attinenti al settore dell'età evolutiva, la genitorialità, la regolazione dei rapporti genitori-figli e altre tematiche relative alle complesse dinamiche che vedono coinvolto e mobilitato il sistema familiare (anche esperienze di violenza, maltrattamento, abuso, adottabilità, ecc.).
In ambito privato gli specializzandi e gli specializzati possono condurre:
  • Consultazioni per tematiche familiari, psicoterapie per bambini, adolescenti, giovani adulti e genitori (in formato individuale o come terapia genitore-bambino)
  • Valutazioni psicodiagnostiche applicate all'ambito clinico e/o in qualità di Consulenti di Parte in contesti giuridici in affiancamento ai Legali (cause per affido minori, valutazioni per contesti di maltrattamento/abuso, regolamentazione dei rapporti parentali e interventi nei Servizi, riconoscimento dei figli, altre problematiche familiari)
  • Collaborazioni con asili, scuole primarie e secondarie o altre strutture dedicate e preposte per la cura-intervento sui minori
  • Collaborazioni con le strutture del settore terziario e le cooperative sociali per la progettazione di servizi per l'infanzia e l'adolescenza o di metodologie e percorsi di prevenzione-diffusione di una cultura del benessere
  • Gruppi di approfondimento su tematiche specifiche per genitori, insegnanti, educatori, mediatori, operatori sanitari e di comunità che collaborano nel trattamento delle fasce evolutive.
Intervista realizzata dalla
Redazione del Centro HT


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