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Psymedisport Group: Psicologia dello Sport e del Benessere - Gorizia (Romans D'Isonzo)

Psymedisport Group
Psicologia dello Sport e del Benessere

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Intervista Dottoressa Marina Gerin: Psicologo nello sport. Ruolo, funzioni, sbocchi futuri
di Redazione


Dott.ssa Marina Gerin
Psicologa, Presidente FVG della SPOPSAM (Società Professionale Operatori di Psicologia dello Sport e delle Attività Motorie), Consigliere Nazionale della SIPsiS (Società Italiana Psicologia dello Sport).
Membro del gruppo di lavoro sulla Psicologia dello Sport dell'Ordine degli Psicologi del Friuli Venezia Giulia.

Intervista Dottoressa Marina Gerin: Psicologo nello sport. Ruolo, funzioni, sbocchi futuri

1) Dottoressa, da anni lei è attivamente impegnata nell'ambito della Psicologia dello Sport. Può dirci chi è lo Psicologo dello Sport, cosa fa, con e per chi lavora?
Lo Psicologo dello Sport è un laureato in Psicologia (con Laurea quinquennale) con esame di Stato, iscrizione all'Albo degli Psicologi e con una formazione specifica in ambito Psicosportivo.
Tale figura professionale propone attività di preparazione mentale per atleti, collabora con tutto lo staff degli sportivi (allenatori, preparatori atletici, fisioterapisti, dirigenti, medici dello sport), organizza corsi di informazione per genitori e per tutte le figure che gravitano attorno al mondo dello sport.
Si occupa di tecniche di rilassamento, motivazione, incremento dell'autostima, gestione delle gare, gestione dell'errore, gestione delle emozioni quali l'ansia e l'aggressività, tecniche di concentrazione e di gestione dei fattori distraenti. Favorisce la comprensione di ciò che avviene durante l'esecuzione del gesto motorio, interviene nei processi relazionali e nelle attività di recupero dagli infortuni.
Lavora per:
  • atleti singoli che praticano un'attività individuale;
  • società sportive di sport di squadra;
  • federazioni;
  • palestre;
  • centri benessere;
  • centri di medicina dello sport.
2) Per definire ancora meglio questa figura professionale, può dirci cosa non fa lo Psicologo dello Sport?
Lo Psicologo dello Sport, se non è Psicoterapeuta, NON si occupa di aspetti psicopatologici quali disturbi della personalità, disturbi del comportamento alimentare e di tutta la sfera prettamente clinica della persona.
Qualora dovesse occuparsi anche di tali aspetti sarebbe uno Psicologo Psicoterapeuta e proporrebbe quella che si definisce Psicologia clinica dello sport, oltre alla preparazione mentale.
Lo Psicologo dello Sport, è bene precisarlo, non è un tecnico e non si sostituisce MAI all'allenatore, anche se lavora al suo fianco offrendogli il suo punto di vista sulle azioni e sulle situazioni che si svolgono sul campo e si adopera attraverso le sue competenze per migliorare la comunicazione, le relazioni, le problematiche, i blocchi emotivi quali determinate paure (di cadere, di sbagliare, di deludere, ad es.).
3) Può farci qualche esempio di casi/situazioni in cui l'intervento dello Psicologo dello Sport può essere richiesto o addirittura necessario?
Come attività preventiva questa figura professionale influisce sempre positivamente sull'ambiente, sulle prestazioni e sulla qualità delle relazioni con lo staff o con i compagni. In questi casi l'intervento dello Psicologo dello Sport è sempre consigliato.
Le situazioni in cui può essere coinvolto maggiormente sono relative al team building, alla coesione di squadra, ad una serie di risultati negativi sul campo, alla presenza di emozioni che influiscono pesantemente sull'andamento degli allenamenti e delle gare, alla comprensione dello stato attuale dell'atleta o della squadra attraverso la somministrazione di questionari o di test specifici.
4) Quali caratteristiche o inclinazioni personali/professionali secondo lei occorrono per essere un buon Psicologo dello Sport?
Sicuramente un grande amore per lo sport e per la competizione in genere, una forte empatia verso l'atleta, una flessibilità di base che permetta a questo tipo di professionista di infilarsi la tuta e di andare ad operare sul campo, di qualsiasi campo si tratti: si può passare dal bordo di una pista da sci con i doposci ai piedi al calore di una piscina dove indossi una maglietta, per poi ritrovarsi in un maneggio di cavalli con gli stivali per il fango e poi essere pronti a calcare il parquet di un campo di basket in scarpe da ginnastica.
È divertente, entusiasmante e molto stimolante: si studiano i regolamenti, si guardano le gare, ci si aggiorna sui risultati e sui progressi e si mettono a punto dei protocolli di intervento a seconda della disciplina affrontata.
5) Dottoressa, ci racconterebbe come è avvenuto il suo incontro con la Psicologia dello Sport? Cosa l'ha affascinata di questo ambito?
Mio padre è stato sempre un grande tifoso di ciclismo su strada, sin da quando ero una bambina vedevo le tappe del Giro d'Italia e del Tour de France insieme a lui. Quando iniziai a studiare Psicologia all'Università di Padova coniugai in modo molto naturale ciò che conoscevo dello sport del ciclismo con gli aspetti psicologici del ciclista attraverso la mia tesi di laurea: le lunghe salite in solitaria, le tappe di montagna, la collaborazione tra compagni, il rispetto tra avversari, la gestione delle volate verso il traguardo.
La mente dell'atleta è fatta di equilibrio tra percezione del corpo ed imprevisti ambientali da gestire, è colma di passione e di impegno, immagina le scene della competizione e si riempie di soddisfazione e di gioia per ogni impresa compiuta, pronta a ricominciare protesa verso un nuovo obiettivo.
Ho sentito sempre una grande affinità con questo modo di essere ed ho desiderato metaforicamente immaginare di correre, nuotare, saltare, sciare, gareggiare assieme all'atleta per accompagnarlo nella sua realizzazione come uomo e verso il suo benessere psicofisico.
Il ciclismo è stato il mio punto di partenza, nell'arco della mia attività dal 1998 ad oggi ho potuto studiare ed approfondire più di 25 diverse discipline sportive. Ora collaboro da 5 anni con una squadra di pallacanestro di Serie A1 (la Pallacanestro Reggiana), ho collaborato con la Pallavolo Modena anch'essa militante in Serie A e con atleti che praticano a vari livelli le specialità dei tuffi, della pallavolo, dell'equitazione, del tennis, dello sci alpino, della scherma ed altri ancora.
6) Nei lunghi anni della sua esperienza lei ha notevolmente contribuito alla formazione e diffusione della figura dello Psicologo dello Sport.
Qual è lo stato dell'arte attuale, in termini di evoluzione nel tempo di questa figura, e quale la sua divulgazione e richiesta nel mercato?
È un ambito ancora notevolmente poco inflazionato del mercato.
In Italia si contano soltanto un migliaio di professionisti: siamo stati silenti per decenni sul territorio e la divulgazione in realtà è stata sporadica ed episodica nei 50 anni di vita di questa branca applicativa della Psicologia.
Ciò ci pone in una condizione particolare: da un lato l'esiguo numero di colleghi ci permette di avanzare delle proposte e dei progetti che possono spaziare in moltissimi settori, iniziando dai piccoli atleti dei Primi Calci e del Minibasket fino ad arrivare agli atleti olimpionici; dall'altro abbiamo la necessità di farci conoscere per arrivare ad un bacino di utenza molto più vasto.
La formazione è assolutamente necessaria per poter lavorare con gli atleti, una buona preparazione ci permette di affrontare con loro, con i loro genitori e con il loro staff ogni singolo ostacolo che essi incontrino nella loro attività: ogni disciplina va studiata a fondo, va vista con i propri occhi, ogni ambiente va conosciuto per poterlo comprendere e riportare nelle visualizzazioni delle gare.
Ciò che conta maggiormente in questo settore è la capacità di cogliere gli elementi più importanti per ogni tipologia di atleta e sintonizzarsi perfettamente con ciò che egli pensa, percepisce e sente: il tiro libero nel basket ha il suo vissuto e le sue peculiarità nella sua concentrazione; il servizio nel tennis ha altre caratteristiche, che vanno colte e conosciute, che si esprimono nella sua potenza; il muro nella pallavolo ne ha altre ancora che si esprimono nella spinta della elevazione e nella decisione di contrastare l'attacco della squadra avversaria.
La richiesta da parte del mercato è crescente ma sta a noi riuscire ad avere l'opportunità di essere più visibili per il nostro target. Ed è proprio per dare corpo a tale opportunità che, con il supporto di un centinaio di colleghi operanti in tutta Italia, è nata una campagna d'immagine per la promozione della figura dello Psicologo dello Sport, battezzata come Movimento PdS – Psicologi dello Sport.
Il progetto si sostanzia di varie iniziative, di un sito internet, della realizzazione di video improntati sulle nostre attività con gli atleti. Inoltre, tale campagna si è arricchita e sviluppata con l'organizzazione di un Congresso Nazionale a Perugia finalizzato a creare rete, confronto e supporto a chi come me ha il piacere di svolgere questa attività.
Spero sentitamente che questa iniziativa collettiva possa prendere piede e coinvolgere il maggior numero di colleghi in Italia.
Colgo l'occasione per menzionare e ringraziare le due Associazioni di cui faccio parte da anni e che mi hanno sempre sostenuta nell'opera di divulgazione della Psicologia dello Sport: la SIPsiS – Società Italiana Psicologia dello Sport - e la SPOPSAM - Società Professionale degli Operatori di Psicologia dello Sport e delle Attività Motorie - e i loro rispettivi Presidenti Antonio De Lucia e Diego Polani.
Intervista realizzata dalla
Redazione del Centro HT


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