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Istituto di Fototerapia Psicocorporea: Formazione & Corsi - Bologna

Istituto di Fototerapia Psicocorporea
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Intervista al Dott. Riccardo Musacchi. La Fototerapia Psicocorporea: lavorare con le immagini

Intervista al Dott. Riccardo Musacchi. La Fototerapia Psicocorporea: lavorare con le immagini
di Redazione

Dott. Riccardo Musacchi
Psicologo, psicoterapeuta con formazione in psicoterapie brevi, in Psicoterapia Biosistemica e in EMDR. Insegna l'uso creativo degli oggetti in Psicoterapia dal 2003 e Fototerapia Psicocorporea dal 2006. Formatore e supervisore in Psicoterapia Corporea e Fototerapia Psicocorporea in vari istituti in Italia e all'estero. Socio fondatore, direttore e docente dell'Istituto di Fototerapia Psicocorporea. Svolge privatamente attività di psicoterapeuta a Ferrara e Milano. Ha scritto alcuni articoli pubblicati sul web riguardo varie tematiche della Psicoterapia. Segue ricerche e studi sulle tecniche di respirazione dal 2000 e sulle connessioni tra fotografia e psicologia dal 2004. Coautore del libro "Biosistemica, la scienza che unisce" (Franco Angeli, 2015) e autore del libro "Fototerapia psicocorporea" edito da Franco Angeli nel 2016.

Intervista al Dott. Riccardo Musacchi. La Fototerapia Psicocorporea: lavorare con le immagini

1. Dott. Musacchi potrebbe spiegarci in cosa consiste esattamente la Fototerapia Psicocorporea? Quali sono gli aspetti caratterizzanti?
La Fototerapia Psicocorporea è un insieme di tecniche terapeutiche che si avvale dell'uso delle fotografie o delle immagini congiuntamente al lavoro di connessione al livello corporeo. Le fotografie permettono a ricordi e sensazioni di affiorare alla consapevolezza e il lavoro terapeutico con il corpo permette di elaborare al meglio i vissuti emersi dalle immagini, sempre con rispetto e all'interno della finestra di tolleranza della persona.
2. Parlando della Fototerapia, Lei definisce le immagini come medium. Può qui approfondire questo concetto? In che senso, in che modo e rispetto a cosa le fotografie sono medium?
L'assunto di fondo, che deriva dagli studi neuroscientifici degli ultimi anni, è che "noi siamo corpo". Non possiamo permetterci di ignorare questo fatto. Ponendosi davanti ad alcune fotografie con uno sguardo e un tempo lenti, queste diventano il canale, il medium, il mezzo per fare emergere dei contenuti. Il nostro corpo reagisce: aumentiamo il respiro o lo blocchiamo, diventiamo tesi, impallidiamo o arrossiamo, distogliamo lo sguardo. In presenza di un professionista di fiducia, che aiuta con estremo rispetto a stare in contatto con queste modificazioni e a esplorarle con specifiche domande, esse si trasformano in comunicazioni chiare dal nostro interno, stimolano un'espressione profonda di sé. Le immagini sono un medium, un tramite tra il nostro subconscio e la nostra coscienza.
3. Può farci qualche esempio di casi o situazioni in cui si è rivelata utile la fototerapia?
Tra le tante, ricordo una donna che lamentava la scarsa comunicazione con il marito. Dopo molte, troppe parole le chiesi di portare una fotografia del suo problema. Si impegnò e mi portò la fotografia di una panchina vuota. Le suggerii, dato che quella era la foto del problema, di andare e cercare di fotografare, metaforicamente, la soluzione. Mi portò la foto di una coppia di anziani che, seduti ad un tavolino, ridevano di gusto. Pianse molto guardando quella foto. Le chiesi di mostrare entrambe le immagini al marito, senza accusarlo, ma solo per condividere. Lui si mostrò concorde nella scelta della moglie e si convinse a venire in terapia di coppia con lei, conquistato dal fatto che le foto erano la lingua comune in cui non poteva esserci disaccordo, poiché di fronte ad esse, in modo intuitivo, ognuno ha la sua visione, meritevole di rispetto. E in quel caso entrambi desideravano la stessa immagine di futuro.
4. Quale è l'orientamento psicologico che sta alla base del vostro Istituto?
La Fototerapia Psicocorporea attinge alla psicologia umanistico esistenziale, crede nel potenziale umano, nelle risorse che non utilizziamo; prende spunto per certi lavori dalla Gestalt di F. Perls quando invita una persona a dialogare con un'altra ritratta in una foto; attinge alla psicoterapia corporea Biosistemica quando aggiunge una grande attenzione al corpo e alle sensazioni che emergono guardando le immagini. In questo approccio una persona può (non deve: può!) ricevere ad esempio contatto fisico di sostegno durante l'espressione di emozioni forti o essere aiutata con il semplice tocco di una mano a catalizzare vissuti che non sarebbero emersi se fosse stata lasciata sola nel suo "guscio" protettivo.
5. È necessario essere anche fotografi per trarre vantaggio dal vostro corso?
Non è assolutamente necessario essere fotografi: è un'educazione al senso profondo delle immagini, non estetico. Nei nostri corsi non sono previste infatti nozioni di tecnica fotografica. Molti nostri corsisti sono forniti di un semplice cellulare - che è comunque un'efficace macchina fotografica - per esprimere tutto ciò che desiderano.
6. Qual è la competenza principale che il vostro Istituto si propone di passare ai suoi iscritti?
Il nostro Istituto fornisce la capacità di lavorare con le persone di ogni tipologia - adulti, coppie, adolescenti, bambini, anziani, malati, migranti -, utilizzando questo approccio con competenza e consapevolezza delle potenzialità e dei rischi che comporta il lavoro con le immagini. La competenza è saper creare una relazione di fiducia che, tramite parole, immagini e ascolto delle sensazioni, in una sola ora di sessione tocca emozioni e narrazione di storie importanti che altrimenti richiederebbero tempi più lunghi.
7. Quali caratteristiche personali/professionali secondo Lei occorrono per essere un buon Fototerapeuta?
Per essere un buon Fototerapeuta è importante avere innanzitutto le qualifiche legali per farlo, poi aiuta molto essere "centrati", nel senso che un percorso personale è una indispensabile base, sapersi mettere da parte e lasciare la persona libera di esprimersi, un buon intuito aiuta ma si matura nel tempo, avere una curiosità sincera non pietosa, una fiducia nelle risorse umane e nella vita, amare la fotografia come linguaggio espressivo. Ci sono anche altre professioni che possono fare lavori molto interessanti con la Fotografia: fotografi, insegnanti, pedagogisti ad esempio, tutte figure non cliniche ma che possono fare cose molto utili e belle.
8. Ci racconta come è avvenuto il suo incontro con la Fototerapia? Cosa l'ha affascinata di questo ambito?
Il mio interesse al lavoro con le immagini lo devo a una paziente che tuttora ringrazio: questa giovane donna un giorno portò la foto di suo padre in seduta, uomo con cui non aveva un buon rapporto e che non vedeva da anni. Io non sapevo cosa in realtà volesse dirmi con quella foto e in silenzio attesi. Lei di colpo ruppe la foto in vari pezzi.
Sgomento, la guardai in silenzio, non sapendo né cosa dire, né cosa fare. Lei mi chiese del nastro adesivo. Glielo passai (per fortuna lo avevo!) e lei si mise sul tappeto, incollando i pezzi di fotografia e piangendo. Io, con occhi lucidi, assistei a quella scena e compresi la potenza delle immagini. E di quel rituale per lei liberatorio. E il fascino polisemico delle immagini, che come i sogni significano sempre molte cose. Per lei fu una sorta di rituale liberatorio, che produsse risultati nella sua vita, ma io non ho mai chiesto a nessuno di strappare foto!
9. Qual è lo stato dell'arte attuale, in termini di evoluzione nel tempo di questo approccio, quale la sua divulgazione e richiesta nel mercato?
Noto che sempre più psicologi inseriscono nella loro valigia degli attrezzi questo strumento, dato che la società e i giovani stanno andando a grandi passi in quella direzione: si esprimono per immagini. E non conoscere questi strumenti è come non parlare la lingua dei nostri pazienti.
Dagli anni in cui la Fototerapia fu creata negli Stati Uniti ad oggi c'è stata una richiesta crescente di formazione, anche a livello aziendale o pedagogico. In Italia questo approccio ora sta conquistando rapidamente il mondo psicologico, spesso diffidente verso le novità.
Intervista realizzata dalla
Redazione del Centro HT


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