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Scuola Adleriana. Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Psicodinamica (Adler) - Reggio Emilia

Scuola Adleriana
Orientamento Psicodinamico ad indirizzo adleriano per Adulti ed Eta' Evolutiva

DIREZIONE
Reggio Emilia: Via Wybicki, 1 - 0522.438600
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Intervista a Giansecondo Mazzoli: La sua vita - Il terapeuta adleriano - Pensieri sulla teoria adleriana
di Redazione


Dott. GIANSECONDO MAZZOLI
Direttore di Sede della "Scuola Adleriana" di Reggio Emilia
Psicoterapeuta, Analista Predidatta della Societa' Italiana di Psicologia Individuale
Segretario Generale della International Association of Individual Psychology (I.A.I.P.).

Intervista a Giansecondo Mazzoli

1. Dr. Mazzoli, come si e' avvicinato e perche' all'approccio terapeutico adleriano?
E' una faccenda di molti anni fa...all'epoca mi interessava la psicodinamica che, a differenza di altri approcci teorici, mi sembrava offrisse gli studi piu' interessanti per capire le complessita' del funzionamento mentale.
All'Universita' avevo studiato il pensiero di Freud e della successiva psicanalisi; avevo letto alcuni libri di Jung e di Autori della Sua Scuola e ne ero rimasto affascinato.
Avevo ricavato molte nozioni sull'uomo che si ripiega su di se', si osserva e cerca di capire come si struttura e funziona il proprio mondo interiore.
Ovviamente tutto molto interessante, ma sentivo mancare qualcosa di importante, un qualche tassello che allargasse il campo e non limitasse l'indagine al solo intrapsichico.
La conoscenza del pensiero di Adler, che inserisce la componente sociale e da' rilievo alla rete di relazioni in cui l'uomo concretamente vive, mi offri' un quadro teorico piu' ampio.
Lessi alcuni libri e trovai appassionante scoprire come Adler presentava il funzionamento mentale.
L'intrapsichico, conscio e inconscio, era costantemente raccordato alla dimensione sociale.
Mi sembro' subito un modello di uomo piu' rispondente alla realta': guardare e capire che cosa succede "dentro", ma con la massima attenzione a cio' che accade "fuori".
2. In che cosa si distingue un terapeuta adleriano e che caratteristiche deve avere?
Non so se si possa fare un identikit del terapeuta adleriano che lo distingua dai terapeuti di altre Scuole.
Vi sono infatti caratteristiche di base che accomunano tutti i terapeuti.
Queste sono la serieta' nella preparazione, il continuo studio, la formazione permanente, il rispetto deontologico per il paziente e per il ruolo che ricopriamo.
Penso pero' di poter dire qualcosa per rispondere a questa domanda richiamando un pezzo del mio passato.
Il primo approccio al pensiero di Adler non avvenne attraverso i suoi scritti.
Conobbi e incominciai a frequentare dei terapeuti adleriani all'Istituto "Alfred Adler" di Torino.
All'epoca erano chiamati analisti dato che siamo in un periodo precedente l'inizio del funzionamento delle Scuole di Formazione in Psicoterapia.
Mi colpivano come persone, li trovavo dotati di qualita' interessanti, capaci di leggere la realta' con occhi positivi. Esprimevano un ottimismo e una creativita' nell'approccio ai casi clinici che mi faceva pensare che si muovessero guidati da una teoria precisa, ma non rigida.
Un aspetto mi piaceva particolarmente ed era il loro sentimento di collaborazione che vedevo materializzarsi ad ogni livello, dall'aiutare i giovani colleghi in formazione ai rapporti con i pazienti.
Mi spiegavano che la terapia e' una questione di costante cooperazione con il paziente e che il terapeuta deve collocarsi allo stesso livello della persona che soffre.
Mi facevano vedere che essere terapeuti vuol dire studiare in continuazione, non lasciare mai al caso il proprio lavoro, essere costantemente in supervisione per dare a chi chiede aiuto il servizio migliore di cui si e' capaci.
Queste dimensioni dell'essere terapeuta le ho viste nei colleghi che mi hanno introdotto ad Adler; non so se si possa dire che il terapeuta adleriano si distingua dagli altri.
So che deve essere come quei colleghi che ho visto tanti anni fa.
3. Nella teoria adleriana si parla spesso del superamento del "complesso di inferiorita'". Si puo' affermare che ogni tipologia di personalita' viene a formarsi sulla base delle modalita' di reazione a questo sentimento o e' essere troppo semplicisti?
Credo esista in tutti la tendenza a definire le nostre conoscenze, non importa in che modo.
Mal tolleriamo l'ammettere che quanto sappiamo di un determinato aspetto della realta' e' parziale, limitato.
Spesso facciamo del riduzionismo concettuale senza avere la chiara consapevolezza che scambiamo una parte per il tutto.
Non succede ovviamente solo con le teorie psicologiche; la tendenza spazia in ogni direzione! Il "complesso di inferiorita'" adleriano, come il "complesso di Edipo" di casa freudiana o la nozione di "archetipi" di junghiana memoria e' un "marchio distintivo".
Mi e' capitato spesso di osservare che le persone collocano attorno a questi "marchi distintivi" qualche altro concetto, magari pertinente, e sentono poi di essere giunti a possedere una conoscenza sufficiente.
Certamente, per riprendere la domanda, e' "essere troppo semplicisti" se si pensa che "ogni tipologia di personalita' viene a formarsi sulla base delle modalita' di reazione a questo sentimento".
Le spiegazioni, nella teoria di Adler, sono molto articolate e complesse.
Intanto lo stesso concetto di "sentimento di inferiorita'" veicola un insieme di significati tutt'altro che semplici.
Nella dinamica evolutiva della personalita', sia nei periodi della formazione nell'infanzia e nell'adolescenza, sia nel dispiegarsi nei compiti vitali propri dell'eta' adulta, questo sentimento si articola e si combina con molti altri sentimenti secondo modalita' uniche e irripetibili per ciascun essere umano.
Non e' pero' sbagliato affermare che la dinamica dell'inferiorita' e del suo superamento e' uno dei pilastri su cui Adler ha poggiato al sua teoria.
Si e' nel giusto se si pensa ad uno di molti pilastri.
Attorno a quello, per reggere l'edificio teorico, Adler ne ha collocati anche altri.
4. La Psicologia di Adler ha portato numerose innovazioni nel campo della psicologia.
Come mai, secondo Lei, nelle Universita' non viene trattato al pari degli altri approcci terapeutici?
Qui si apre una piaga un po' dolorosa perche' ritengo sia un vero peccato che gli studenti non abbiano accesso all'Universita' al pensiero di Adler che, peraltro, avrebbe tutte le caratteristiche per essere studiato al pari di altre teorie.
Ad onore del vero bisogna dire che esistono docenti adleriani nelle Universita' italiane che propongono ai loro studenti lo studio di Adler.
Il punto e' che sono una minoranza.
Negli altri Paesi le cose vanno un po' meglio, ma rispetto alla diffusione del pensiero di Freud, anche all'estero il pensiero adleriano e' proposto in via minoritaria.
Tutto questo e' piuttosto curioso se pensiamo che il pensiero di Adler, formulato, come e' noto, nei primi anni trenta del secolo scorso, e' stato in realta' "saccheggiato" sia da autori di scuola freudiana sia, anni piu' avanti, dai cognitivisti.
Rimanderei il lettore, se dotato di buona volonta', alla lettura delle pagine del famoso volume (che consiglio a tutti, specie ai giovani perche' e' un libro di assoluta serieta' e scrupolosita' scientifica) La Scoperta dell'Inconscio di Henri F. Ellenberger al capitolo di Adler:
Ellenberger e' uno storico e non e' un adleriano.
Nei suoi scritti sostiene che Adler sia stato l'Autore piu' depredato e mai citato da studiosi e teorici del panorama psicologico di tutto il Novecento.
E' una affermazione reale, per nulla esagerata. Eppure, nonostante tutto, la situazione e' quella di una assenza di Adler dalle Universita'. A mio giudizio il tutto ha una spiegazione storica.
Adler, a differenza di Freud, non ha mai curato la dimensione "organizzativa e politica" del movimento iniziato con il Suo pensiero.
Non ha costruito una rete di relazioni sufficientemente ampia, creato una schiera di successori, ne' curato la diffusione del Suo pensiero tra gli allora docenti universitari.
Alla sua morte non ci sono stati continuatori di levatura tale da essere in grado di proporre un progetto di diffusione che non era nato durante la vita di Adler. Si paga ancora oggi il prezzo di qualcosa di non fatto nei decenni passati.
E' piu' una questione "politica" non scientifica.
5. In quali campi puo' essere applicata la Psicologia Individuale di A. Adler?
Anche per questa risposta mi permetto una rapida incursione nella mia esperienza professionale.
Ho superato da un po' il ventennio di esperienza come psicologo e in tutto questo periodo ho avuto modo di studiare in modo approfondito il pensiero di diversi Autori e di valutare le loro teorie.
Posso dire di aver subito il fascino di alcuni sistemi teorici, ma di aver sempre finito per confermare la mia appartenenza all'adlerianesimo.
Avrei potuto, per usare una metafora sportiva, passare a squadre piu' famose e titolate, ma ho sempre preferito continuare a giocare con la maglia di Adler.
Questa fedelta' ha avuto a che fare con fattori diversi; uno di questi, forse il piu' importante, ha riguardato l'applicabilita' della Psicologia Individuale in diversi campi di lavoro psicologico.
Accanto al mio operare come analista e psicoterapeuta ho lavorato come formatore e psicologo del lavoro, come consulente dei giudici e nell'ambito della scuola.
In tutti questi contesti le formulazioni teoriche di Adler mi hanno offerto schemi interpretativi validi per affrontare i problemi che potevano presentarsi, chiavi di lettura per comprendere i fenomeni e indicazioni valide per impostare percorsi operativi.
La "comodita'" di possedere una teoria cosi' versatile, si puo' ben comprendere ha giocato un ruolo importante nel convincermi a restare adleriano.

Intervista realizzata dalla
Redazione del Centro HT


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